XXXIII Settimana Tempo Ordinario
Aforisma del giorno di Taulero (1300-1361)
La nostra felicità non sta nella grandezza delle nostre opere, ma nella grandezza del nostro amore.
Preghiera del giorno Salmo 118,80-88 (12.a parte)
Mi consumo nell’attesa della tua salvezza, Signore, spero nella tua parola. Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa, mentre dico: «Quando mi darai conforto?».
Io sono come un otre esposto al fumo, ma non dimentico i tuoi insegnamenti. Quanti saranno i giorni del tuo servo? Quando farai giustizia dei miei persecutori? Mi hanno scavato fosse gli insolenti che non seguono la tua legge.
Verità sono tutti i tuoi comandi; a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto. Per poco non mi hanno bandito dalla terra, ma io non ho abbandonato i tuoi precetti. Secondo il tuo amore fammi vivere e osserverò le parole della tua bocca.
Santo del giorno
Figlia di Andrea, re d’Ungheria e di Gertrude, nobildonna di Merano, ebbe vita breve. Nata nel 1207, fu promessa in moglie a Ludovico figlio ed erede del Re di Turingia. Sposa a 14 anni, madre a 15, restò vedova a 20. Il marito, Ludovico IV morì ad Otranto in attesa di imbarcarsi con Federico II per la crociata in Terra Santa.
Elisabetta aveva 3 figli. Dopo il primogenito Ermanno vennero al mondo due bambine: Sofia e Gertrude. Alla morte del marito, Elisabetta si ritirò a Eisenach, poi nel castello di Pottenstein per scegliere infine come dimora una modesta casa di Marburgo dove fece edificare a proprie spese un ospedale, riducendosi in povertà.
Iscrittasi al 3° ordine francescano, si offrì tutta agli ultimi, visitando i malati due volte al giorno, facendosi mendicante e svolgendo le mansioni più umili. La sua scelta di povertà scatenò la rabbia dei cognati che arrivarono a privarla dei figli. Morì a Marburgo il 17-11-1231 e fu canonizzata nel 1235.
Parola di Dio del giorno Luca 19,41-44
Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
Riflessione del giorno di Robert Reasoner: “Brodo Caldo per l’anima”
Quand’ero sovrintendente delle scuole di Pablo Alto, in California, Polly Tyner, presidente del nostro C.d.A., scrisse una lettera poi pubblicata sul Palo Alto Times. Suo figlio Jim aveva un handicap educativo che richiedeva molta pazienza da parte di genitori e insegnanti. Ma era un ragazzo felice con un sorriso che illuminava la stanza.
I suoi genitori riconobbero le sue difficoltà nell’istruzione, ma cercarono di aiutarlo a vedere i suoi punti di forza perché potesse camminare a testa alta. Poco dopo aver portato a termine la scuola superiore, Jim morì in un incidente motociclistico. Allora sua madre inviò al quotidiano questa lettera. “Oggi abbiamo seppellito nostro figlio, ventenne, vittima di un incidente motociclistico…Come vorrei aver saputo quando gli ho parlato l’ultima volta che sarebbe stata l’ultima. Gli avrei detto: “Jim, ti voglio bene e sono tanto orgogliosa di te.”
Avrei enumerato le tante benedizioni che ha portato alla vita dei molti che gli hanno voluto bene. Avrei passato un po’ di tempo a lodare il suo bel sorriso, il suono della sua risata, il suo autentico amore per la gente. Se si mettono sulla bilancia tutte le caratteristiche positive e si cerca di porre sull’altro piatto tutti i tratti irritanti, come la radio sempre troppo alta, il taglio di capelli che non ci piaceva, i calzini sporchi sotto il letto, le irritazioni non sono poi state così pesanti.
Non avrò un’altra possibilità di dire a mio figlio ciò che avrei voluto fargli ascoltare, ma voi, genitori, avete questa possibilità. Dite ai vostri ragazzi ciò che vorreste far loro ascoltare, se sapeste che sarà la vostra ultima conversazione. L’ultima volta che ho parlato con Jim era il giorno in cui è morto. Mi telefonato per dirmi: “Ciao, mamma! Ho chiamato solo per dirti che ti voglio bene! Devo andare al lavoro. Ciao.” Mi ha lasciato qualcosa di cui farò tesoro per sempre. Fatene tesoro anche voi genitori con i vostri figli finché li avrete…”
Intenzione di preghiera per il giorno
Per i genitori che han perduto un figlio, perché Dio li aiuti a vincere il loro immenso dolore.
Don’t Forget! Santi della Carità
S. Rocco Gonzalez de Santa Cruz e compagni martiri
A stare dalla parte degli ultimi già 400 anni fa si rischiava grosso come testimonia la vita di S. Rocco González de Santa Cruz, 1° santo del Paraguay. Nato ad Asunciòn nel 1576, figlio di coloni spagnoli, a 23 anni è ordinato prete e da subito si sente portato verso gli Indios che vivono lungo le sponde del fiume Paraguay.
Tutti devono avere gran stima di questo prete cocciuto, generoso e infaticabile, se a soli 32 anni è nominato vicario generale della diocesi. Davanti alla “promozione” la risposta di Roque è tra le più imprevedibili: non solo rifiuta l’incarico per il quale non si sente degno, ma abbandona tutto per entrare nella Compagnia di Gesù che lo accoglie a braccia aperte, affidandogli un vasto campo di apostolato in mezzo agli indios.
Lui si rimbocca le maniche, mette mano all’aratro e insegna l’agricoltura alla tribù dei Guayecùrues, aiutandola ad abbandonare il nomadismo. I Gesuiti da alcuni anni si sono impegnati a creare le “reducciones”, cioè villaggi nei quali riuniscono gli Indios per insegnare loro a lavorare stabilmente la terra, convertirli al cristianesimo e avviarli alla vita civile (questi sforzi missionari sono stati resi famosi dal film «Mission»).
Padre Roque eredita le prime “riduzioni” e ne istituisce altre nelle regioni ancora inesplorate del Paraná e dell’Uruguay. La sua è un’azione di promozione umana e di emancipazione degli Indios dall’avidità degli “encomenderos” che requisiscono le terre e hanno interesse a mantenere gli indigeni in uno stato di soggiogazione e schiavitù.
Padre Roque si scaglia contro questa gente, che si arricchisce sulle spalle altrui, arrivando anche a negare loro i sacramenti. Così facendo si crea nuovi nemici, che si vanno ad aggiungere a quelli “storici”, cioè i capi indigeni, che con l’arrivo dei missionari si sono visti portare via i “clienti”. È proprio uno di questi capi a studiare un complotto contro padre Roque, sperando con ciò di fermare la sua opera di evangelizzazione e di promozione sociale. Il 15-11-1628 lo colpiscono a tradimento mentre sta lavorando con gli Indios, al termine della Messa.
Insieme a lui viene massacrato anche il confratello P. Alonso Rodriguez, seguito, due giorni più tardi, da P. Juan del Castillo. La Chiesa li ha riconosciuti martiri della fede, beatificandoli tutti e tre nel 1934 sotto il pontificato di Pio XI, mentre Giovanni Paolo II li ha canonizzati nel 1988, durante il suo viaggio apostolico in Paraguay.
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