A chi vuole aiutare il prossimo, ma non sa da dove iniziare e cosa fare, tre semplici consigli.
Anzitutto vale per tutti, poveri compresi, la parola di un monaco del deserto: «Chi batte un blocco di metallo, pensi prima a quel che vuol farne, se una scure, una falce o un vaso… se non vuol faticare invano». C’è gente impossibile da aiutare perché non sa di cosa ha bisogno e cosa vuole.
Secondo: come si fa a capire se il povero sta dicendo la verità? Un anziano volontario che aveva dedicato la vita agli altri disse un giorno: «La vita di certi poveri è come un puzzle: nella scatola esso è completo, ma è tutto a pezzi. Per ricostruirlo, devi avere la pazienza di fare incastrare ogni pezzo». La fretta cioè è nemica della carità e chi imbroglia non è difficile da riconoscere, perché ha quasi sempre fretta.
Infine per chi vuole aiutare i poveri la dote più necessaria non è né la generosità né l’altruismo, ma l’umiltà. Perché non puoi aiutare i poveri se ti senti superiore a loro, se non ti senti povero tu stesso. Perché, come dice Gesù, la carità è autentica solo se «non sa la sinistra quel che fa la tua destra» e se il dono rimane segreto. Perché infine non ti conviene neppure iniziare a far del bene, se non sei in grado di sopportare l’ingratitudine.
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