Mercoledì 11 gennaio 2023

     

    1a settimana tempo ordinario  

     

    Aforisma del giorno di Nicolàs Gòmez Dàvila

    Definiamo egoista chi non è disposto a sacrificarsi al nostro egoismo.

     

    Preghiera del giorno

    Ispira nella tua paterna bontà, Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto.

    Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen.

     

    Santo del giorno

    S. BAMBINO GESÙ DI PRAGA

    Nella chiesa S. Maria della Vittoria a Praga è venerata la statua del Gesù Bambino di Praga, realizzata secondo la leggenda da autore sconosciuto su richiesta di un frate.

    La duchessa spagnola Maria Manrique de Lara se ne appropriò; in seguito sua figlia la regalò al monastero dei Carmelitani scalzi dove rimase fino al 1631 quando i Sassoni attaccarono Praga, saccheggiarono il convento, e fecero danno alla statuetta, gettandola tra le rovine.

    Fu ritrovata solo 5 anni dopo da padre Cirillo dei P. Carmelitani di Monaco di Baviera: la statuetta fu riparata e tornò ad essere venerata; una famiglia locale, devota al Bambino, promosse, nel 1651, il pellegrinaggio della statuetta nelle chiese della città, e nel 1665 il vescovo lo incoronò con una corona d’oro offerta dal nobile Bernardo di Martinic.

     

    Parola di Dio del giorno Marco 1,29-39

    Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

    Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava.

    Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni.

     

    Riflessione del giorno da “Le nuove lettere di Berlicche”

    Anni fa siamo stati colpiti dall’alluvione e quella volta ho passato 24 ore filate a spalare acqua. Perché l’ho fatto? Perché sono contro il cambiamento climatico? Contro la cementificazione? Perché l’ordine e la pulizia siano mantenute? Per mostrare a tutti i miei muscoli da uomo vero?  No di certo.

    L’ho fatto perché amo la mia famiglia, e di conseguenza casa mia. Non è una preoccupazione morale. Non è un impegno. Non l’ho fatto per dovere. Non sarà un’astratta legge morale a salvare il mondo, ma un’incarnazione: il bello, il vero, il giusto che si fanno carne, si fanno incontrabili.

    Qualcosa che c’è prima delle mie preoccupazioni, dei miei dubbi e desideri, di tutte le filosofie e i ragionamenti. Prima, non al loro posto. Solo in questa maniera le mie preoccupazioni trovano riposo, i miei dubbi risposta, i miei desideri soddisfazione, le filosofie fondamento, i ragionamenti sostanza.

    Non per un mio sforzo, ma come un fatto che rende possibile ciò che con le nostre forze non sembra realizzabile. Semplicemente riconoscendolo. Amandolo. In fondo essere salvati vuol dire questo. Questo è il Vangelo, il Dio-con-noi.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché ci impegniamo a fare invece di limitarci a parlare, per risultare più credibili e veri.

     

    Don’t Forget! Giovani martiri di Uganda 1885 4.a parte

    San Carlo Lwanga (in alto al centro, davanti ai due missionari europei) e i suoi compagni, 12 dei quali sarebbero stati martirizzati con lui otto mesi dopo, posano per una foto di gruppo nell’ottobre 1885.

    Solo tre vennero risparmiati e non si davano pace per questo, ma la loro salvezza fece conoscere l’esempio di fede dei piccoli perseguitati. La missione cattolica, da quel momento si sviluppò ulteriormente, mentre i persecutori fecero una tragica fine.

    Lo scandalo per il massacro infatti offrì il pretesto ai britannici per entrare in Buganda, appoggiando una rivolta islamo-cristiana contro gli animisti governativi. Mwanga dovette scappare. Al suo posto, gli inglesi nominarono uno dei suoi cento e più fratellastri: durò un mese, e poi fu sostituito da un altro.

    A questo punto Mwanga II rientrò in scena, accettando la trasformazione del Buganda in protettorato in cambio del suo reinsediamento al trono. Nei dieci anni successivi capeggiò due rivolte anti-inglesi, per finire i suoi giorni in esilio alle Seychelles, dove si convertì e morì a 35 anni.

    Gli anglicani lo avevano battezzato col nome di Daneri cioè Daniele: il libro della Bibbia in cui si racconta di tre ragazzi che furono gettati in una fornace e non tradirono il loro Dio e dalla fornace uscirono illesi. I giovani martiri dell’Uganda invece no; ma Gesù unì la loro vita alla sua nel martirio per la redenzione dell’Africa e del mondo.

    In centinaia di migliaia partecipano ogni 3 giugno in Uganda alla commemorazione dei martiri. Dei 45 martiri, 22 sono oggi stati dichiarati santi nella Chiesa cattolica. Tre papi, tra cui papa Francesco, hanno visitato Namugongo, il santuario e il Museo dei martiri dell’Uganda, a dimostrazione di come sia vero che «il sangue dei martiri è semente di nuovi cristiani».

     

     

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