Lunedì 20 febbraio 2023

     

    7a settimana tempo ordinario  

     

    Aforisma del giorno di Mark Twain

    Gran parte della mia vita è stata spesa a preoccuparmi di cose che non sono mai accadute.

     

    Preghiera del giorno

    l tuo aiuto, Dio onnipotente, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli. Amen.

     

    Santo del giorno

    Nata l’11-3-1910 ad Aljustrel, frazione di Fatima in Portogallo, Giacinta Marto era 11.a e ultima figlia di Emanuele Pietro e Olimpia de Jesus. Con il fratello Francesco e la cugina Lucia, fu una dei veggenti delle apparizioni mariane di Fatima, tra il maggio e l’ottobre 1917.

    D’indole vivace, imparò ad accettare le sofferenze, anche compiendo piccoli sacrifici per amore di Dio e della Madonna. Ammalatasi durante una violenta epidemia di influenza “spagnola” nel 1918, morì il 20-2-1920 nell’ospedale «Dona Estefânia» di Lisbona, a 9 anni e 11 mesi; il fratello Francesco l’aveva preceduta il 4-4-1919.

    Entrambi sono stati beatificati da Giovanni Paolo II il 13 maggio 2000 e canonizzati da papa Francesco 17 anni esatti dopo. I resti mortali di Giacinta Marto sono venerati nella Basilica di Nostra Signora del Rosario di Fatima.

     

    Parola di Dio del giorno Marco 9,14-29

    In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?».

    E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono.

    Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede».

    Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto».

    Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi. Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

     

    Riflessione del giorno – Frammenti di vita

    Anni fa ai giovani dell’oratorio che gli chiedevano consiglio quando dovevano scegliere l’indirizzo di studio e la futura professione, il curato replicava immancabilmente: “Anzitutto chiediti con sincerità perché vuoi fare quel tipo di scuola ed esercitare quella professione”.

    Notavo che se uno gli rispondeva: “Perché mi piace” o “perché si fanno più soldi” lo esortava bonariamente a essere meno superficiale. Ma se uno gli diceva: “Voglio fare il politico o il magistrato o il giornalista o il prete per cambiare la società e garantire giustizia, uguaglianza e legalità” allora si faceva serio e fissandolo gli diceva: “Temo che tu non sappia né quel che dici né quel che vuoi e ti esorto a pesare di più le tue parole perché potresti diventare pericoloso”.

    A quel tempo tanta severità mi pareva fuori luogo nei confronti di giovani animati da così alti ideali e buone intenzioni. Ci sono voluti decenni di esperienza e migliaia di ore passate in confessionale per capire che nella vita l’azzardo più rischioso è la pretesa di giudicare gli altri e la cosa più difficile è il tenace proposito di estirpare vizio, violenza, corruzione, ingiustizia e tutti gli altri mali che affliggono il mondo.

    Chi volesse farlo, impari prima a giudicare con onestà sé stesso e inizi a migliorare la sua di condotta per non rischiare di aggiungere al male dei colpevoli, anche il dolore degli innocenti.         

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo perché la quaresima inizi nel segno della sobrietà, della carità e della preghiera.

     

    Don’t Forget! Personaggi famosi e veri cristiani

    MARIO POMILIO 1921-1990

    Mario Pomilio (Orsogna, 14-1-1921 – Napoli, 3-4-1990) è stato uno scrittore, saggista e giornalista italiano. Figlio di Tommaso maestro elementare di fede socialista e di Emma Di Lorenzo dall’Abruzzo, ancora bambino si spostò con la famiglia ad Avezzano, dove frequentò il liceo classico. Nel 1945 si laureò in Lettere e proseguì gli studi all’estero specializzandosi nelle università di Parigi e Bruxelles.

    Ebbe infine la nomina come insegnante di Lettere nel liceo Scientifico “Vincenzo Cuoco” di Napoli, poi si trasferì allo Scientifico “G. Mercalli”; infine conseguì la Cattedra di Letteratura Italiana Poetica e Drammatica presso il Conservatorio di S. Pietro a Majella di Napoli. Dal 1979 al 1984 è stato docente di Letteratura italiana moderna all’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa.

    Un breve soggiorno a Teramo gli ispirò il suo primo romanzo, L’uccello nella cupola, pubblicato nel 1954, che lo impose all’attenzione della critica e del pubblico con la vittoria nel Premio Marzotto, opera prima. Seguì, due anni più tardi Il testimone, e quindi, nel 1959, il romanzo Il nuovo corso, ispirato ai fatti d’Ungheria. Ancora a Teramo sarà ambientato La compromissione (1965), romanzo di contenuto politico, in cui è adombrata in qualche modo la sua crisi di intellettuale di sinistra di fronte alle vicende politiche del 1948.

    L’impegno politico lo aveva portato infatti, dopo un periodo di militanza nel Partito d’Azione, a schierarsi nelle file del Partito Socialista Italiano. Il romanzo accese ampio dibattito e impose il nome dell’autore fra quelli dei più importanti romanzieri del secondo dopoguerra. Intanto, procedeva intensa l’attività di saggista, critico e storico della letteratura nella Università Federico II, e con la pubblicazione di monografie su Luigi Pirandello, Benvenuto Cellini, il Verismo, e altri temi.

    Il periodo che va dalla metà anni ’50 alla metà degli anni ’60 è quello di una significativa attività di scrittore d’inchiesta, di impegno specialmente meridionalista, i cui frutti sono raccolti, postumi, in un volume. È però il decennio fra la metà degli anni ’70 e i primi anni ‘80, quello della piena maturità, con la pubblicazione di Il quinto evangelio (nel 1975, Prix du meilleur livre étranger a Parigi nel 1978: si tratta di un romanzo che in un ampio arco di storia della Chiesa dipana il «filo rosso» della ricerca di un Vangelo immaginario contenente un supplemento di Rivelazione) e Il Natale del 1833 (1983), e inoltre, di un volume di racconti dal titolo Il cane sull’Etna.

    Nel corso della sua attività ricevette numerosi riconoscimenti e fu membro di numerose giurie di premi letterari. Negli ultimi anni della vita, divenne per lui difficile scrivere, per il peggiorare dell’artrite reumatoide, che lo costrinse anche a dover subire un intervento chirurgico alla mano. Debilitato nel fisico, morì il 3-4-1990. Il suo archivio è conservato presso il Centro studi dell’Università di Pavia.

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