Lunedì 10 aprile 2023

     

    Lunedì dell’ottava di Pasqua 

     

    Aforisma dalla Bibbia

    “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me: per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi…Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”.

     

    Preghiera del giorno

    O Padre, che fai crescere la Chiesa donandole sempre nuovi figli, concedi ai tuoi fedeli di custodire nella vita il sacramento che hanno ricevuto nella fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Nata a Verona nel 1774, appartiene a una delle famiglie più illustri nell’Italia del tempo. Orfana di padre e abbandonata dalla madre, a 7 anni viene affidata a un’istitutrice. A 17 si trova nel Carmelo di Trento e poi in quello di Conegliano (Tv).

    Tornata a casa, nel 1801 ospita nel palazzo di famiglia due povere ragazze. Nel 1808 inizia con altre ragazze in difficoltà un’esperienza di vita in comune: nascono le Figlie della Carità educatrici dei poveri e lei scrive le regole nel 1812, a Venezia, chiamata dai fratelli Cavanis entrambi preti per fondare un’altra casa per ragazze, mentre loro hanno creato le scuole gratuite maschili.

    Maddalena ottiene l’assenso di Pio VII e si reca a Venezia, Milano, Bergamo e Trento, per fondare nuove sedi e scuole. Mentre prepara l’apertura di altre sedi a Brescia e a Cremona nel 1835 la morte la coglie a Verona.

     

    Parola di dio del giorno Matteo 28,8-15

    In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

    Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”.

    E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.

     

    Riflessione del giorno

    Non c’è niente da fare. L’errore, in termini di piacevolezza e gradevolezza, batterà sempre o quasi la verità, almeno nel breve periodo. È per questo che essere certi che il vero e il giusto trionferanno in ogni circostanza si risolve spesso in massacro. Questo mondo è fatto in maniera diversa, per rendersene conto basta guardare alla nostra esperienza, a noi stessi e ai nostri sbagli.

    È il fascino del facile, ciò di cui è fatta la tentazione: scegliere cosa ci è accanto e ci attira invece di ciò che è prezioso ma difficile da raggiungere. Ricordo un sacerdote impegnato nel recupero della tossicodipendenza che una sera ci disse: “Guardate, non ingannatevi: drogarsi è bello. Ti allontani dalle brutture, ti fa sentire sulla cima del mondo.

    Solo che non è realtà, e poi precipiti”. E precipitando muori. Lo stesso potrebbe dirsi per il sesso, la violenza, l’inganno che usi per avere un guadagno. Ti fa sentire bene, per un po’. Poi l’effetto comincia a svanire, e ne cerchi ancora. Ma non basta mai. Come per la droga, l’errore non ti dà la felicità. È una finzione, colma i tuoi recettori con quello che ti pare di volere, ma non è che illusione. Un’illusione che paghi cara e salata. È la verità che rende liberi.

    Il suo opposto si avvinghia a te e ti costringe a scendere sempre più in basso. A ogni pianerottolo della discesa ti dici “adesso basta”, ma poi scendi un’altra rampa. Giustificandoti con la necessità oppure buttandoti alle spalle e dimenticando chi tu sia. Perché è facile scendere le scale; salirle invece costa fatica. Ma la luce e il sole stanno in alto, in basso c’è solo una buia cantina, e poi si va più giù ancora.

     

    Don’t forget! Personaggi famosi e veri credenti

    TAKASHI PAOLO NAGAI 1908-1951

    Consigliamo la lettura di “Pace su Nagasaki. Il medico che guariva i cuori” libro di Paul Glynn – Paoline Ed.

    Nato nel 1908 nel villaggio di Isumo, presso Hiroshima, da famiglia di fede scintoista, giovanissimo si appassiona alla medicina orientale e aspirante medico s’iscrive all’ateneo di Nagasaki. «Fin dagli studi liceali – ricorderà – ero diventato prigioniero del materialismo. Appena entrato nella facoltà di medicina, mi fecero sezionare cadaveri…La struttura meravigliosa del corpo, l’organizzazione delle sue minime parti, tutto ciò provocava in me ammirazione.

    L’anima? Inventata per ingannare la gente semplice». La prima scossa alle sue convinzioni arriva nel 1930 con la morte della madre: «Con quell’ultimo sguardo penetrante, mia madre demolì il quadro ideologico che avevo costruito… mi diceva che lo spirito umano continua a vivere dopo la morte». Provocato in seguito dai testi di Pascal sulla preghiera cristiana, per verificarli si trasferisce a Urakami, il quartiere dei cattolici, ospite della famiglia Moriyama. 

    L’esempio di quei discendenti dai cristiani che nella clandestinità, attraverso 250 anni di persecuzioni, avevano saputo conservare la fede, sarà decisivo per la sua conversione. Marzo 1932: una grave otite lo rende sordo a un orecchio e deve rinunciare alla medicina ordinaria. Orienta gli studi alla radiologia, pur cosciente dei rischi che comporta questa ricerca agli esordi in Giappone. A Natale la figlia dei Moriyama, Midori, lo invita a partecipare alla Messa di mezzanotte ed è impressionato dai cinquemila cristiani che riempiono la cattedrale e dai canti. 

    L’anno dopo, Takashi riceve l’ordine di andare in Manciuria a combattere i cinesi. Rientrerà dopo un anno, profondamente scosso dagli orribili spettacoli della guerra. Ora divide il suo tempo tra gli studi di radiologia, la lettura della Bibbia e i colloqui con un prete. Ma esita ad aderire alla fede cattolica, finché in Pascal, legge: «C’è abbastanza luce per coloro che desiderano vedere, e abbastanza oscurità per coloro che sono in una disposizione contraria» e tutto diventa chiaro.

    Nel giugno 1934 si fa battezzare col nome di Paolo, in onore di Paolo Miki, uno dei martiri giapponesi crocifissi nel 1597. Due mesi dopo sposa Midori.  Al primo figlio Makoto, nel 1937 segue una bimba, Ikuko. Ma si riaccendono le ostilità tra Cina e Giappone: tra le carneficine Takashi si prodiga per soldati e civili cinesi e giapponesi indistintamente. Da questa prova, esacerbata dalle morti della figlioletta e del padre, trova alimento la sua fede. L’8-12-1941, allo scoppio della guerra tra il Giappone e le forze congiunte di G. Bretagna e Stati uniti, prepara gli studenti al peggio e fa costruire una sala operatoria sotterranea e una di radiologia.

    Unica consolazione, la nascita di un’altra bambina: Kayano. Aprile 1945: a causa di un raid americano, il suo ospedale trabocca di feriti. Quasi non c’è giorno e notte che non passi in radiologia e presto nota tracce inquietanti sulle mani e soffre di spossatezza. Le radiografie non gli lasciano dubbi: leucemia. 6 agosto 1945: una bomba atomica USA distrugge Hiroshima; 3 giorni dopo una seconda, sganciata su Nagasaki, provoca 80mila morti e 100mila feriti. Alla facoltà di medicina, situata a 700 metri dall’epicentro, Nagai è proiettato al suolo crivellato da schegge di vetro.

    Ai colleghi il caso sembra disperato. Senonché, con loro sorpresa, l’emorragia cessa, permettendogli di prodigarsi ad assistere i feriti. Nella tragedia, perde l’amata sposa Midori, i cui resti carbonizzati col rosario ancora in mano rintraccia nelle rovine della casa. Per fortuna i figli erano già in salvo dai nonni, in campagna. È allora che Nagai si costruisce quel Nyokodō dove trascorrerà, malato, ma più che mai sano nello spirito, i suoi ultimi anni. Fino alla morte nel maggio 1951.

    Già l’anno seguente, accanto a questa umilissima dimora viene inaugurato il Nagai Takashi Memorial Museum. Visitato da 150 mila persone l’anno, esibisce il motto evangelico: «Ama il prossimo tuo come te stesso». Oggi è in corso il processo di canonizzazione suo e della sposa.

     

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