Venerdì 19 maggio 2023

     

    VI Settimana di Pasqua 

     

    Aforisma di Jules Renard

    Per aver successo bisogna aggiungere acqua al proprio vino, finché non c’è più vino.

     

    Preghiera del giorno

    Esaudisci, o Padre, le nostre preghiere, perché con l’accoglienza del Vangelo si compia in ogni luogo la salvezza acquistata dal sacrificio di Cristo, e la moltitudine dei tuoi figli adottivi ottenga la vita nuova promessa da lui, Parola di verità. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    S. CELESTINO V

    Nato a Isernia, 1215 – morto a Rovva di Fumone il 19-5-1296

    Papa dal 29/08/1294 al 13/12/1294

    Pietro da Morrone, sacerdote, condusse vita eremitica. Diede vita all’Ordine dei “Fratelli dello Spirito Santo” (denominati poi Celestini), approvato da Urbano IV, e fondò vari eremi. Eletto papa quasi ottantenne, dopo due anni di conclave, prese il nome di Celestino V e, uomo santo e pio, si trovò di fronte ad interessi politici ed economici e a ingerenze anche di Carlo d’Angiò.

    Accortosi delle manovre legate alla sua persona, rinunziò alla carica, morendo poco dopo in isolamento coatto nel castello di Fumone. Giudicato severamente da Dante come “colui che per viltade fece il gran rifiuto “, oggi si parla di lui come di un uomo di straordinaria fede e forza d’animo, esempio eroico di umiltà e di buon senso.

     

    Parola di Dio del giorno Giovanni 16,20-23

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.

    La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo.

    Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

     

    Riflessione del giorno di Andrea Galli – Avvenire 10/5/2023.

    Il prete che celebra la Messa vestito da ciclista, quello che consacra con un casco da motociclista, quello che fa il suo ingresso all’altare in monopattino elettrico… sono scene deplorevoli che di tanto in tanto diventano virali sui social network. Gli episodi di “creatività liturgica” che possono sfociare in abusi sono però un flusso quotidiano che non riceve sempre un’attenzione adeguata.

    L’Istituto di liturgia pastorale “S. Giustina” di Padova ha voluto soffermarsi sul fenomeno con un convegno dal titolo: “La liturgia manomessa. I disturbi comunicativi del rito”. «Al di là dell’aspetto disciplinare – spiega don Loris Della Pietra, direttore dell’Istituto di liturgia– a noi premeva capire che cosa accade quando il rito viene falsato nelle sue premesse. Il titolo dice appunto “liturgia manomessa”: quali sono le disfunzioni che rendono di fatto la liturgia inefficace perché la rendono un’altra cosa. E solitamente la rendono uno spettacolo.

    Lo spettacolo ha bisogno di spettatori che siano davanti, che guardino l’azione, la liturgia ha bisogno di partecipanti che siano dentro l’azione». E se la liturgia diventa spettacolo ovviamente la tentazione di fare il gesto spettacolare è forte. «Se non si rispettano le logiche proprie del rito si rischia molto facilmente di cadere nelle logiche dello spettacolo e quindi della seduzione». Di fronte a certi comportamenti il sospetto che a noi viene è che manchi in chi li compie la fede nella Presenza reale o la consapevolezza di cosa è realmente l’Eucaristia.

     

    Intenzione di preghiera

    Perché la liturgia eucaristica sia rispettata sia dai celebranti che dai fedeli e vissuta come il grande mistero della salvezza che Dio compie in Gesù per la salvezza del mondo.

     

    Don’t Forget! Santi della carità

    S. Maria Crocifissa Di Rosa 1813-1855

    Il padre, Clemente Di Rosa, è un ricco imprenditore bresciano. La madre, Camilla Albani, appartiene alla nobiltà bergamasca e muore quando Paola Francesca, ha solo 11 anni: così entra nel collegio della Visitazione per gli studi, e ne esce a 17 anni. Il padre comincia a parlarle di matrimonio, ma lei vuole restare fedele al voto di castità fatto in istituto.

    Niente matrimonio, dunque. Il padre la mette subito ai lavori, allora, mandandola a dirigere una sua fabbrica di filati di seta ad Acquafredda, un paese del Bresciano, con una settantina di operaie. Siamo nel regno Lombardo-Veneto che, malgrado il nome, è provincia “a statuto speciale” dell’Impero austro-ungarico, governata dall’arciduca Ranieri d’Asburgo col titolo di viceré. La giovane si impegna nell’azienda di famiglia, organizza aiuti per i poveri e i malati in necessità, e si dedica all’istruzione religiosa femminile, aiutata da alcune ragazze.

    Insieme si fanno infermiere volontarie e lavorano senza riconoscimento civile o ecclesiale. Nel 1836 la Lombardia è colpita dal colera, che fa 32 mila morti e si estende anche al Veneto e all’Emilia. Con le ragazze, Paola Francesca fa servizio volontario nel lazzaretto, assiste chi è malato in casa, si occupa degli orfani e dà anche vita a due scuole per sordomuti. Nel 1840 si trova a capo di 32 ragazze con esperienza infermieristica e preparate persino all’istruzione religiosa, ma ancora senza approvazioni ufficiali: ufficialmente non esistono.

    Ma per i bresciani esistono, le vedono all’opera e ne ammirano il coraggio nella tremenda primavera del 1849, durante le “Dieci Giornate”; quando la città si ribella agli austriaci e subisce poi la rappresaglia ordinata dal maresciallo Haynau. In mezzo alla tragedia, loro sono lì a soccorrere i feriti e a fare coraggio. Finalmente nel 1851 la comunità ottiene la prima approvazione della Santa Sede come congregazione religiosa, col nome di Ancelle della Carità.

    Nel 1852, Paola Francesca pronuncia i voti e come religiosa diventa suor Maria Crocifissa. Guidate da lei, le Ancelle della Carità estendono la loro opera in Lombardia e nel Veneto, ma ormai le resta poco da vivere, anche se è ancora giovane. Si ammala nella casa delle Ancelle in Mantova, e di lì ritorna a Brescia solo per morirvi, a 42 anni. Pio XII Pacelli la proclamerà santa nel 1954.

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