Mercoledì 26 luglio 2023

     

    XVI settimana Tempo Ordinario

     

    Aforisma di Paul Valéry

    “Quel che viene creduto da tutti, per sempre, dovunque, ha molte probabilità di essere falso”.

     

    Preghiera per i nonni

    O Dio, Padre di bontà e di tenerezza, ti prego per i nonni: mi vogliono bene. si prendono cura di me, vegliano sui miei passi, con amore e pazienza, e hanno tempo per me. Grazie, Signore, per i nonni che mi hai messo accanto.

    Proteggili sempre. Dona loro salute e vita. Riempi il loro cuore di gioia. Ascolta le loro preghiere. Accompagnali con la tua benedizione. Signore, fa’ che insieme a papà e mamma i nonni mi aiutino a parlare con Te e a sentire quanto tu sei buono e amabile. Amen.

     

    Santo del giorno

    Anna e Gioacchino sono i genitori della Vergine Maria e i nonni di Gesù. Gioacchino era un anziano sacerdote ed era sposato con Anna: faceva il pastore e abitava a Gerusalemme I due non avevano figli ed erano avanti negli anni. Ma avvenne che un giorno a Gioacchino apparve un angelo, per annunciargli la nascita di un figlio e pure Anna ebbe la stessa visione.

    Nata la figlia che chiamano Maria = «amata da Dio» Gioacchino in segno di gratitudine per il dono ricevuto offre a Dio nel tempio dieci agnelli, dodici vitelli e cento capretti senza macchia. Più tardi la stessa figlia Maria fu condotta al tempio per essere educata secondo la legge di Mosè.

    S. Anna è invocata come protettrice delle donne incinte, che a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare. È patrona di molti mestieri legati alle sue funzioni di madre, tra cui i lavandai e le ricamatrici. I due sono patroni anche dei nonni di cui si è celebrata la festa domenica scorsa.

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 13,1-9

    Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono.

    Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

     

    Riflessione Di Mons. Ravasi – Mattutino (dedicata a Putin)

    Coloro che vincono, in qualunque modo vincano, mai non ne riportano vergogna. “Vae victis!” avrebbe gridato Brenno, capo dei Galli, ai Romani impauriti dopo la sua devastazione di Roma nel 390 a. C., stando almeno alla Storia di Roma di Tito Livio. Che i vinti debbano sempre temere è anche convinzione di Machiavelli a cui appartiene la citazione lapidaria e realistica, tratta dalle sue Istorie Fiorentine (1520-25).

    Il vincitore ha sempre ragione, potremmo sintetizzare, prescindendo purtroppo da ogni considerazione morale sui mezzi, le forme e il merito stesso della vittoria. L’amoralità del vincere è una convinzione diffusa, per cui ci si premura subito di aggregarsi alla folla e al carro del vincitore, spesso senza pudore. È, questa, una sorta di legge nella politica, nella guerra, nella carriera e così via, in tutte le occasioni dalle quali emergono nettamente vincitori e vinti.

    Ciò che va messo in luce nella frase di Machiavelli è quel «non riportarne mai vergogna». L’arroganza del vincitore lo rende spudorato, gli cancella il rimorso, gli amputa dal cervello il senso critico. Quella della perdita della vergogna è una delle più truci esperienze dei nostri giorni, un vizio che non è più appannaggio dei vincitori, ma di tutti.

    Scherzando, lo scrittore russo Anton Cechov parlava di «un bassotto che camminava per la strada e provava vergogna di avere le gambe storte». Ora, invece, le gambe storte – soprattutto le storture dello spirito – sono ostentate e diventano materia di spettacoli televisivi. Come, invece, è vero l’asserto di un altro russo, Vladimir S. Solov’ëv: «Provo vergogna, dunque esisto».

     

    Intenzione di preghiera

    Perché cessino le vergognose aggressioni di certe nazioni nei confronti di altre e le violenze con le quali si cerca la vittoria e perché certi dittatori si vergognino della loro condotta.

     

    Don’t Forget! STORIA DEI MARTIRI CRISTIANI

     I SANTI MARTIRI MESSICANI

    MARGARITO FLORES GARCIA Nato a Taxco, Guerrero (Diocesi di Chilapa) i1 22-2-1899, era parroco di Atenango del Río, Guerrero (Chilapa). Tre anni di ministero bastarono a rivelare la sua tempra di prete. Era fuori Diocesi quando seppe della morte eroica del Parroco David Uribe e disse: «Mi ribolle l’anima, ma anch’io darò la vita per Cristo». Il Vicario generale lo nominò parroco di Atenango del Río. Scoperto e identificato, mentre stava per giungere alla meta, fu condotto a Tulimán, Guerrero, luogo in cui venne condannato alla fucilazione: P. Margarito si inginocchiò, baciò il suolo e attese gli spari che gli distrussero la testa e lo unirono a Cristo, il 12-11-1927.
    JOSE ISABEL FLORES VARELA. Nato a S. Juan Bautista del Teúl, Zacatecas il 28-11-1866. era cappellano di Matatlán. Per 26 anni fu un padre affettuoso che edificò tutti con l’abnegazione e povertà, lo spirito di sacrificio, pietà e sapienza. Denunciato da un ex-compagno mentre si recava a celebrare la Messa, fu imprigionato. Gli fu proposto: «Firma accettando le leggi e sarai libero». Rispose: “Preferisco morire piuttosto che deludere Dio”. Il 21-6-1927 nel cimitero di Zapotlanejo cercarono di impiccarlo senza riuscirci: il capo ordinò di sparargli, ma il soldato riconobbe il prete che lo aveva battezzato e non volle, e fu ucciso. Alla fine il comandante con un coltello lo sgozzò.
    DAVID GALVAN BERMUDEZ: Nato a Guadalajara, Jalisco il 29-1-1881, era professore nel Seminario di Guadalajara. La carità verso poveri e operai gli fece organizzare il «gremio» (associazione) dei calzolai. Difensore della santità del matrimonio aiutò una ragazza perseguitata da un militare già coniugato, che voleva sposarla, il che procurò al Padre Galván l’odio del tenente che sarà il suo giustiziere. Il 30-1-1915 mentre assisteva i soldati feriti in un combattimento, fu fatto prigioniero. In attesa dell’esecuzione il compagno di prigionia gli osservò che non avevano fatto colazione e Padre Galván gli disse: «Oggi pranzeremo con Dio». E ai suoi giustizieri mostrò il petto…

     

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