V Settimana di Quaresima
Avvenne il 23 marzo…
1848 – Il Regno di Sardegna dichiara guerra all’Impero austriaco: è la 1.a guerra di indipendenza del Risorgimento
1944 – Bomba in Via Rasella a Roma, uccide 33 soldati dei Polizei Regiment “Bozen” in transito per la via; per rappresaglia il giorno dopo i tedeschi compiranno l’Eccidio delle Fosse Ardeatine.
2013 – Papa Francesco incontra il papa Emerito Benedetto XVI a Castel Gandolfo
2019 – I curdi conquistano in Siria l’ultima roccaforte dell’ISIS: è la sconfitta dello Stato Islamico
Aforisma dal libro dei proverbi
Va’ dalla formica, pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio. Essa non ha né capo, né padrone né sorvegliante, eppure d’estate si provvede il vitto, al tempo della mietitura accumula il cibo.
Preghiera
O Dio, che hai fatto di tutti i rinati in Cristo la stirpe eletta e il sacerdozio regale, donaci il desiderio e la forza di compiere ciò che comandi, perché il tuo popolo, chiamato alla vita eterna, sia concorde nella fede e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
TURIBIO de MOGROVEJO (1538-1606) fu chiamato all’episcopato da laico, mentre era giurista all’Università di Salamanca e alla corte del re Filippo II: su richiesta del sovrano spagnolo, il papa Gregorio XIII nel 1580 lo inviò a Lima, in Perù. Aveva 42 anni. Giunse alla sede l’anno dopo e iniziò subito un’intensa attività missionaria.
Nei suoi 25 anni di episcopato organizzò la Chiesa peruviana in otto diocesi e indisse dieci sinodi diocesani e tre provinciali. Nel 1591 a Lima sorgeva per sua volontà il primo seminario del continente americano. Incentivò la cura parrocchiale anche da parte dei religiosi e fu molto severo con i sacerdoti proni ai conquistadores.
Fu, infatti, strenuo difensore degli indios. Morì tra loro in una sperduta cappellina al nord del Paese. E’ santo dal 1726.
Parola di Dio del giorno
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Lazzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione».
Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».
Riflessione card. Biffi
La multiforme sapienza di Dio.
Dio è sempre il primo; perciò la sua misericordia non consegue al peccato ma lo anticipa. È vero che la pietà divina si effonde sul mondo per rimediare alla colpa, ma è ancora più profondamente vero che la colpa è accolta nel progetto eterno perché il perdono possa manifestarsi. Dio poteva scegliere tra infiniti mondi possibili. Nessuno di essi avrebbe potuto manifestare tutte le perfezioni divine; ciascuno di essi ne avrebbe manifestata qualcuna. Eleggendo un ordine tutto incentrato nel Figlio suo fatto uomo, crocifisso e risorto, redentore e capo di una moltitudine di fratelli, il Padre ha preferito a ogni altro un universo che esprimesse soprattutto la sua gioia di perdonare ed esaltasse nell’uomo l’umiltà dell’amore penitente.
Ci si fa più chiara allora nella sua verità l’affermazione di Gesù che «ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Lc 15, 7). Il peccatore che si pente, esprime in modo diretto il senso specifico e il valore emergente di questo universo di fatto voluto da Dio. Così arriviamo a capire che le nostre infedeltà, le nostre insipienze, i nostri “no” bizzosi (per i quali siamo e dobbiamo essere umiliati e confusi) possono diventare l’occasione per una vita spirituale più intensa; e che la stessa nostra colpa è vinta e travolta sul nascere dalla più grande forza d’amore del Padre che salva.
È una sofferenza vedersi nella propria meschinità. Ma appunto quando mi riconosco meschino, mi vedo proprio per questo chiamato alla salvezza e avvicinato al mio redentore: il mio peccato non fa in tempo ad esprimersi, che già è superato e dissolto dalla divina volontà di riscatto. Alla fine c’è come una letizia dolente, che non dimentica le infedeltà e non lascia di piangerle, ma non riesce più a vederle se non già oltrepassate dal più grande impeto della misericordia del Padre.
Intenzione di preghiera
Preghiamo perché nessun uomo e nessun governo si arroghi il diritto di vita e di morte sugli altri.
Don’t Forget! Cronache del P.S.V.
4° ANNIVERSARIO della MORTE
di DON FAUSTO RESMINI
23-3-2020 / 23-3-2024
Oggi sabato 23-3-2024 nella celebrazione eucaristica delle ore 18,00 nella chiesa del Patronato S.V. di Sorisole e nella chiesa grande della casa centrale di Bergamo via Gavazzeni n° 3 si farà memoria del 4° anniversario della morte di don Fausto Resmini il cui ricordo rimane vivo più che mai a quattro anni dalla sua scomparsa, avvenuta nella notte tra il 23 e il 24 marzo nell’Ospedale S. Anna di Como dove era stato trasportato nei giorni tragici in cui il covid19 imperversava in bergamasca mietendo migliaia di vittime.
Così il giorno dopo il Patronato dava notizia della morte di don Fausto: “Questa notte don Fausto è tornato alla casa del Padre. Ha combattuto fino alla fine contro questo virus così tremendo e se ne è andato nel silenzio e nella solitudine della notte come tanti degli uomini vissuti in strada di cui si è preso cura nel suo ministero. Ora preghiamo perché Dio lo accolga nel suo Regno dove sarà accolto (ne siamo certi!) da don Bepo e dagli ultimi della terra che ha amato e servito”.
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