5.a settimana di pasqua
Avvenne il 29 aprile…
1429 – Giovanna d’Arco, nell’ambito della guerra dei 100 anni, libera Orléans dall’assedio inglese.
1945 – Adolf Hitler, nel bunker sotto il palazzo della Nuova Cancelleria del Reich, sposa Eva Braun, e designa l’ammiraglio Karl Dönitz come suo successore.
1955 – Giovanni Gronchi viene eletto presidente della Repubblica Italiana.
1984 – Un terremoto, in Umbria, provoca ingenti danni e lascia 6.000 persone senza tetto.
2011 – William, duca di Cambridge sposa Kate Middleton
Aforisma Nicolàs Gòmez Dàvila
Ammettere che le nostre idee non hanno motivo di interessare chicchessia è il primo passo verso la saggezza.
Preghiera colletta
O Dio, che in santa Caterina [da Siena], ardente del tuo Spirito di amore, hai unito la contemplazione di Cristo crocifisso e il servizio della Chiesa, per sua intercessione concedi al tuo popolo di essere partecipe del mistero di Cristo, per esultare quando si manifesterà nella sua gloria. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo di oggi
S. Caterina da Siena
Nata nel 1347 Caterina non va a scuola, non ha maestri. I suoi avviano discorsi di maritaggio quando lei è sui 12 anni. E lei dice no, sempre e la spunta. Del resto chiede solo una stanzetta che sarà la sua “cella” di terziaria domenicana. La stanzetta si fa cenacolo di artisti e di dotti, di religiosi, di processionisti, tutti più istruiti di lei.
Li chiameranno “Caterinati”. Lei impara a leggere e a scrivere, ma la maggior parte dei suoi messaggi è dettata. Con essi lei parla a papi e re, a donne di casa e a regine, e ai detenuti. Va ad Avignone, ambasciatrice dei fiorentini per una non riuscita missione di pace presso papa Gregorio XI. Ma dà al Pontefice la spinta per il ritorno a Roma, nel 1377.
Deve poi recarsi a Roma, chiamata da papa Urbano VI dopo la ribellione di una parte dei cardinali che dà inizio allo scisma di Occidente. Ma qui si ammala e muore, a soli 33 anni. Sarà canonizzata nel 1461 dal papa senese Pio II. Nel 1939 Pio XII la dichiarerà patrona d’Italia con Francesco d’Assisi.
Parola di Dio del giorno Matteo11,25-30
Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Riflessione frammenti di vita
Anni fa un papà di due figli divorziato dalla moglie e convivente in casa della compagna, mi disse: “Ho deciso di vendere l’appartamento dove vivono i miei figli e la loro mamma: soldi non ne ho e, oltre a dover affrontare le spese per la ristrutturazione dell’immobile, non ho neppure la casa.
L’ho detto ai figli e il risultato è che se prima avevo contro solo la ex, ora ho contro anche loro”. Butto lì una proposta: “Perché non regali l’appartamento ai figli?”. Lui tace e io insisto: “Hai detto che non hai soldi per la ristrutturazione, che la tua ex se ne approfitta e che i figli devono decidere…Regalando la casa, con una fava prendi non due, ma tre piccioni”. “Ma io cosa ci guadagno?” chiede. “Anzitutto non perdi l’affetto dei figli e poi anticipi una decisione che sarai costretto a prendere prima o poi”. “Non capisco” risponde. “Hai detto che i tuoi figli non sanno decidere? E allora decidi tu per loro, anticipando quel che sarai costretto a fare prima o poi, visto che morire si deve.
E poi, fa’ un taglio col passato e liberati da risentimenti e rivalse, perché se si vuol rilanciare, occorre essere disposti a giocarsi tutto”. Lui l’ha fatto: ora i figli gli vogliono bene, anche perché la mamma è rimasta con loro. Lui ha la sua casa. Non solo: ha messo in piedi anche una piccola azienda.
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo per la santificazione dei sacerdoti e perché Dio li aiuti in questi momenti difficili.
Don’t Forget! Grandi Figure di preti bergamaschi
Don Francesco Brignoli “Ol Pret di Bà” 1853-1934
Nella piccola frazione di Ca’ Brignoli, sopra Peia, nasceva il 19-1-1853 Francesco Giuseppe Brignoli, terzogenito di Giuseppe Brignoli e Caterina Bosio. La sua infanzia trascorse tra le stesse povere cose che infioravano la vita dei bambini suoi coetanei. Francesco Giuseppe sviluppa fin da bambino una grande devozione alla Madonna: era molto legato al Santuarietto della Madonna delle Grazie sopra Peia, dove venne celebrata la sua 1.a Comunione. Lo avrebbe fatto restaurare a sue spese, dopo essere diventato sacerdote. Frequentò il ginnasio di Leffe, dove insegnava uno zio prete, don Francesco noto per essere un sacerdote molto dotto e santo.
A 16 anni, Francesco entrò nel Seminario di Bergamo. I primi tempi furono difficili per la rigida disciplina e la severità dei maestri. Benché si sforzasse di obbedire ai superiori, non mancò di suscitare un po’ di disordine nella quiete del Seminario. Una volta fuggì dai vicini frati Cappuccini, perché gli sembrò che Gesù lo chiamasse a diventare frate…e aveva giù ricevuto la tonsura, il giorno in cui, accompagnando i seminaristi nella passeggiata quotidiana, li portò ad assistere a un processo in tribunale. Ricordando i rimproveri dei superiori, avrebbe poi constato che, dopo tutto, «l’imputato non era lui». Il 22-5-1880 Francesco Giuseppe venne comunque ordinato prete nella chiesetta di S. Giovanni sul colle. Fu inviato come coadiutore alla Parrocchia di Barzizza (Val Gandino), dove lavorò anche come insegnante comunale.
Nel 1885 si trasferì a Peia come coadiutore e maestro comunale di Leffe. Il tragitto quotidiano da Peia e Leffe, tuttavia, indebolì la sua salute già cagionevole, e perciò venne assegnato alla parrocchia di Bani di Ardesio, frazione di Ardesio. Don Francesco arrivò nella nuova parrocchia la sera del 23-12-1890. Vi sarebbe rimasto 43 anni, fino alla sua morte. Povertà, carità e preghiera hanno costituito le basi del suo sacerdozio. Al suo arrivo a Bani non aveva con sé nulla, nemmeno una camicia per cambiarsi: accettò quella che gli venne offerta da una donna del paese. Spesso dormiva nel fienile, cedendo il suo giaciglio a chi ne aveva bisogno e mise a disposizione del paese una mucca, che comprò durante l’epidemia di spagnola.
Il suo spirito di accoglienza non escludeva nessuno: gli capitò di accogliere anche un giovane fuggito dal carcere: lo sfamò e gli diede i soldi che aveva. Prestò cura all’insegnamento e organizzò esercizi spirituali per la comunità – il rituale del bucato, lo chiamava. Le sue prediche erano molto semplici, spesso parlava in dialetto e interrompeva la lettura del Vangelo con commenti ed esclamazioni, il che non mancò di destare la preoccupazione dei superiori, che temevano il rischio dell’eterodossia. A rafforzare i sospetti incorse anche la convinzione che sapesse leggere nei cuori e nelle coscienze. Si diceva, inoltre, che le sue benedizioni avessero valore taumaturgico. Ma a chi esagerava, diceva: «Cosa volete che sia capace di guarire questo povero fagottone di prete. È la Madonna che vi benedice». Ai pellegrini che salivano a Bani faceva notare: «non basta salire fin quassù per domandare benedizioni, ma è necessario essere o mettersi in Grazia di Dio, perché la Chiesa non può benedire chi è maledetto da Dio». Don Francesco ottenne anche la facoltà di esorcizzare.
Il sacerdote si adoperò per promuovere opere pubbliche: si occupò del restauro della chiesa, della canonica e del cimitero, aprì tronchi stradali e sistemò quelli già esistenti. Fece inoltre costruire nuovi acquedotti, fontane e un impianto di illuminazione elettrica; migliorò, infine, l’edilizia delle case. Di lui Papa Giovanni XXIII disse: «Oh quanto bene ha compiuto quel sacerdote che tutti chiamavano l’uomo dei miracoli, ma che io ho sempre detto: l’uomo della preghiera». E infatti molte erano le preghiere elevate dal sacerdote. Ma una particolare cura era riservata da don Francesco ai bambini, ai quali faceva sempre dono di frutta e dolci. Riportiamo, a questo proposito, le parole del suo Testamento Spirituale, letto il giorno di Natale 1933: «Ho sempre pregato e mi sono adoperato per l’innocenza dei vostri bambini.
La responsabilità di questi piccoli è nostra. È vostro dovere, o padri e madri, vigilare su di loro. Non preoccupatevi solo che crescano sani e robusti, ma soprattutto che si avvantaggi l’anima loro. Non fidatevi di alcuno. Sorvegliateli di giorno, sorvegliateli di notte. Fintantoché voi avrete degli innocenti in casa vostra avrete sempre la benedizione del Signore e gli interessi andranno bene». Don Francesco Brignoli morì il 2-1-1934. Fino all’ultimo, e benché molto malato, volle celebrare la Messa. Ai funerali, celebrati l’8-1-1934, assistettero migliaia di persone.
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