Martedì 18 giugno 2024

     

    XI Settimana T. Ordinario anno B

     

    Avvenne il 18 – 6 …

    1155 – Federico Barbarossa è incoronato sacro romano imperatore.

    1815 – Napoleone Bonaparte viene sconfitto a Waterloo.

    1940 – C. de Gaulle, da Radio Londres (BBC) invita i francesi a resistere all’invasore nazi-fascista.

    1979 – Stati Uniti e Unione Sovietica firmano l’accordo SALT II.

    1982 – A Londra sotto il Ponte dei Frati Neri è ritrovato il cadavere del banchiere italiano Roberto Calvi: è l’epilogo della vicenda del bancarottiere Michele Sindona dopo l’omicidio Ambrosoli

     

    Aforisma di Raoul Vaneigem

    La vera ricchezza dell’uomo è la capacità di ricrearsi, ricreando il mondo.

     

    Preghiera

    O Dio, fortezza di chi spera in te, ascolta benigno le nostre invocazioni, e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto, soccorrici sempre con la tua grazia, perché fedeli ai tuoi comandamenti possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere.

    Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del Giorno

    Gregorio Barbarigo

    nato a Venezia il 16-9-1625 nel 1656 e ordinato sacerdote a 30 anni diviene sacerdote, viene incaricato da Papa Alessandro VII di coordinare i soccorsi agli appestati di Roma. Il Papa ha grande fiducia in questo sacerdote veneziano, conosciuto anni prima in Germania e nel 1667 lo nomina vescovo di Bergamo, poi lo crea cardinale.

    Gregorio agisce secondo lo stile del suo modello: Carlo Borromeo. Passa poi a Padova dove dà grande slancio al seminario, puntando molto sul sapere teologico, biblico, ma anche delle lingue orientali.

    Si fa anche riformatore dei costumi del clero. «Mangia con la servitù e non lascia mai d’insegnare la dottrina cristiana, di fare missioni e assistenza ai moribondi», narra un testimone. Muore nel 1697. Beato dal 1761 verrà proclamato santo da Giovanni XXIII nel 1960.

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 5,43-48

    Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.

    Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

     

    Riflessione di Silvano Petrosino

    Da più parti si denuncia una sorta di stanchezza intellettuale nell’universo cristiano, e soprattutto nel mondo cattolico. È come se non si avesse più voglia di ritornare su temi e questioni che tendono ad essere dati per ovvi. Questa pigrizia ha, a mio modesto avviso, due ragioni fondamentali.

    1) Da una parte vi è l’ottusa convinzione che i fatti valgano più delle parole; si tratta di quella che propongo di definire l’arroganza del pratico che porta a considerare ogni riflessione, pensiero, interrogazione, dubbio, ecc. una perdita di tempo e una fuga nell’astrattezza. In questo modo gli stessi fatti, senza il soccorso e la forma delle parole, senza il sostegno di un testo che li sorregge e tiene insieme, senza una cultura che li difende e li diffonde, si dissolvono in un’anonima frenesia. A furia di separare i testimoni dai maestri, continuando a esaltare la concretezza dei primi e a denunciare l’astrattezza dei secondi, gli stessi testimoni sono diventati muti e irriconoscibili: anche se e quando ci sono, nessuno se ne accorge; magari li si ascolta, ma nessuno più parla di loro perché nessuno più è in grado di parlare di loro.

    Dall’altra parte vi è la gloriosa tradizione di 2000 anni di storia che è quasi diventata un peso, un ostacolo, un inibitore e non un catalizzatore di novità: Cristo sarebbe colui che ha messo fine alla storia e non colui che l’ha riaperta indicando una via diversa da quella imboccata da Adamo.

    Come è noto, una tradizione resta in vita solo se di continuo viene interrogata, ripensata, decostruita, sollecitata e perfino criticata, e per far questo bisogna volerla interrogare, ripensare, decostruire, criticare, così come bisogna essere messi nelle condizioni di poterlo fare. È significativo a tale riguardo che, almeno in campo filosofico, temi come quelli del dono, del perdono, dell’ospitalità, dell’essere padre e dell’essere madre, siano stati affrontati e approfonditi soprattutto da pensatori non provenienti dal campo cattolico e spesso anche del tutto estranei a una sensibilità religiosa…

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo per chi soffre persecuzione a causa della fede, perché sull’esempio delle prime comunità riesca ad amare e a perdonare chi lo perseguita.

     

    1000 quadri più belli del mondo

    GIUSEPPE DE NITTIS: COLAZIONE IN GIARDINO

    1884 olio su tela 81 x 117 cm.  Pinacoteca G. de Nittis Barletta Italia

    Ma Il pittore pugliese Giuseppe De Nittis (1846-1884) partecipò, in Italia, all’esperienza macchiaiola, facendosi ammirare per l’accuratezza quasi fotografica e la sensibilità cromatica dei suoi dipinti. Nel 1867, si recò per la prima volta a Parigi, dove visse fino al 1870 e dove poi si trasferì definitivamente nel 1872. Nella capitale francese, l’artista si avvicinò agli impressionisti e iniziò a frequentare Manet, Degas, Renoir, Pissarro, Sisley, con i quali espose nel 1874. Nel 1884, poco prima di morire a soli 38 anni, stroncato da congestione cerebrale, De Nittis dipinse uno dei suoi più grandi capolavori, Colazione in giardino.

    Il quadro, esposto al Salon di quell’anno, fu donato dalla moglie del pittore, Léontine De Nittis al comune di Barletta, città natale del marito, e per questo oggi si trova nel locale Museo Civico a lui dedicato. L’opera ha come protagonista la piccola famiglia del pittore, composta dalla moglie Léontine e dal figlio Jacques. Intorno a un tavolo, apparecchiato nel giardino della sua bella casa parigina, si erano riuniti per la colazione Léontine, Jacques e lo stesso De Nittis, che avendo terminato prima si era già alzato: lo si intuisce notando la sua sedia scostata e i resti del suo pasto.

    Ammirando il quadro, si ha quasi la sensazione che il pittore, abbia voluto lanciare un ultimo sguardo ai suoi cari, lasciando poi sulla tela una testimonianza fresca e immediata di quanto visto. Madame Léontine, con mano delicata, sta girando il cucchiaino nella tazza di caffè. Jacques gira la testa attratto da un’anatra che, staccatasi dalle altre, si avvicina al tavolo, cercando un po’ di cibo. Il dipinto incanta l’osservatore con la resa dei particolari, descritti con tocco sensibilissimo.

    Incomparabile la tavola apparecchiata, una delle più belle nature morte della pittura impressionista: incantevole il gioco delle trasparenze, come quello dei bicchieri e del sifone di seltz, i riflessi sulle tazzine e la zuccheriera di porcellana, sulle posate e il portatovagliolo d’argento, nonché gli accordi cromatici dei due vasi di fiori, delle piante del giardino, del prato sul fondo e della bianca tovaglia in primo piano, dell’abito azzurrino indossato dalla donna, elegante nonostante la circostanza domestica. Un vero capolavoro di eleganza, sensibilità e finezza.

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