XIII Settimana T. Ordinario anno B
Avvenne il 3-7…
324 – Battaglia di Adrianopoli: Costantino I sconfigge Licinio, che fugge da Bisanzio
987 – Ugo Capeto viene incoronato re di Francia. Inizia la dinastia dei Capetingi.
1962 – In seguito a referendum, la Francia dichiara l’indipendenza dell’Algeria
1976 – Uganda, Operazione Entebbe: commando israeliano libera gli ostaggi dell’Airbus dell’Air France nell’Aeroporto di Entebbe
2022 – Seracco alto 80 m e largo 200 si stacca sulla Marmolada uccidendo 11 persone
Aforisma di Edouard Glissant
Niente è più urgente di ciò che è essenziale.
Preghiera
Esulti la tua Chiesa, Dio onnipotente, nella festa del santo apostolo Tommaso; ci sostenga la sua protezione perché, credendo, abbiamo vita nel nome di Gesù Cristo, tuo Figlio, che egli riconobbe come suo Signore e suo Dio. Egli vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
Tommaso, chiamato Didimo che significa gemello, era giudeo: ebbe il privilegio di seguire Gesù che lo chiamò all’apostolato fin dai primi tempi della sua vita pubblica. Supplì al difetto d’istruzione col candore, la semplicità del suo animo e l’amore al Maestro.
Tommaso è ricordato soprattutto per la resistenza ad accettare la testimonianza degli altri discepoli che gli annunciavano la resurrezione di Gesù (“Se non vedo…se non tocco…non crederò”), ma, quando Gesù risorto gli mostrò il costato trafitto, esclamò: «Mio Signore e mio Dio» la più sintetica e folgorante preghiera del N. T. Dopo l’ascensione e la pentecoste, gli Apostoli si sparsero nel mondo a predicare la buona novella e Tommaso portò il Vangelo tra i Persi e i Medi; evangelizzò pure i Parti, Ircani, i Battriani, gli Etiopici e gli Indiani.
A Calamina, dopo aver operato molte conversioni, incontrò le ire del re pagano che lo perseguitò e comandò che fosse trafitto con la lancia. Le sue reliquie per ordine di Giovanni III, re di Portogallo, furono poste in una chiesa eretta a Melapore in suo onore.
Parola di Dio del giorno Giovanni 20,24-29
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Riflessione breve La verità sul cardinale Jean Danielou
Il 20 maggio 1974 a Parigi spirava per arresto cardiaco sulla soglia di una donna “chiacchierata” un accademico di Francia, insigne studioso delle origini del cristianesimo, perito al Concilio Vaticano II e creato cardinale da Paolo VI: il cardinale Jean Daniélou. Quel decesso avvenuto in circostanze esteriori di apparente ambiguità venne infangato dai media con accuse infamanti alimentate ad arte da tanta stampa scandalistica d’Oltralpe – capitanata dal settimanale d’assalto Le Canard enchainé – per creare una fitta e ambigua rete di insinuazioni e ombre, mai provate, su uno dei teologi più grandi del Novecento e uno dei più stimati dal Papa Paolo VI.
Il giornalista Paolo Giuntella, scomparso più di un anno fa, nel libro uscito postumo La fedeltà, trasgressione e follia per il mondo (Il Margine, pp. 126) torna sulla morte improvvisa del teologo gesuita francese, e scrive: «Daniélou cardinale e accademico di Francia, è stato stroncato dallo Spirito Santo in condizioni esteriori di apparente ambiguità (e invece interiori di santità e carità) perché perdesse la sua vita, al prezzo della sua onorabilità, e acquistasse uno spicchio di cielo per tutti noi, costringendoci a gettare nel mondezzaio il nostro stupido moralismo».
E raccoglie come prova la testimonianza di Mimì Santoni sulla morte del cardinale in casa sua: “Veniva per portarmi dei soldi per aiutarmi a pagare l’avvocato di mio marito, che era stato imprigionato. Danielou era bianco come un lenzuolo. Mi ha guardato e mi ha domandato di aprire la finestra, esclamando: “Che caldo che fa qui”. È caduto in ginocchio. La sua testa si è schiantata sul pavimento. Un ultimo respiro e poi niente. Molto tempo dopo, mi sono detta: che bella morte per un cardinale cadere in ginocchio”.
Intenzione di preghiera settimanale
Preghiamo per le vittime dei lager, dei gulag e dei campi di concentramento della storia dove la dignità della vita umana è stata calpestata, distrutta e umiliata: perché il loro sacrificio non sia inutile.
Don’t Forget! La Divina Commedia
Abbiamo visto come Dante, smarritosi nella selva oscura, riprenda fiato alzando lo sguardo verso il sole che sorge oltre la cima del colle e mentre si accinge ad affrontare di buona lena la salita, ecco che gli appare il Male nella figura di tre animali, la lonza (lince o leopardo) il leone e la lupa che gli sbarrano la strada.
Le 3 fiere sono state interpretate in vari modi, ma il più plausibile è stato proposto dal poeta inglese T. S. Eliot: “l’usura, la lussuria, il potere” cioè soldi-sesso-potere, il trio che rappresenta da sempre la grande tentazione che impedisce all’uomo di innalzarsi fino a Dio. Queste fiere rappresentano la condizione umana segnata dal peccato (S. Paolo direbbe la “carne”) che segna così nell’intimo la nostra condizione umana, da escludere la possibilità di poterci salvare con le sole nostre forze.
Dante afferma che l’incontro con le tre fiere provoca in lui anzitutto la paura e poi la perdita della speranza: “ch’io perdei la speranza de l’altezza”, tanto che teme di precipitare di nuovo in quella selva oscura che si illudeva di essersi lasciato alle spalle. Ma non tutto è perduto…
31-33: Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta,
una lonza leggera e presta molto,
che di pel macolato era coverta;
34-36: e non mi si partia dinanzi al volto,
anzi ‘mpediva tanto il mio cammino,
ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.
37-39: Temp’era dal principio del mattino,
e ‘l sol montava ‘n sù con quelle stelle
ch’eran con lui quando l’amor divino
40-42: mosse di prima quelle cose belle;
sì ch’a bene sperar m’era cagione
di quella fiera a la gaetta pelle
43-45: l’ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m’apparve d’un leone.
46-48: Questi parea che contra me venisse
con la test’alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l’aere ne tremesse.
49-51 Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
e molte genti fé già viver grame,
52-54 questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch’uscia di sua vista,
ch’io perdei la speranza de l’altezza.
55-57 E qual è quei che volontieri acquista,
e giugne ‘l tempo che perder lo face,
che ‘n tutt’i suoi pensier piange e s’attrista;
58-60 tal mi fece la bestia sanza pace, che,
venendomi ‘ncontro, a poco a poco
mi ripigneva là dove ‘l sol tace.
31 Ed ecco, proprio all’inizio della salita più ripida
32 una lince agile e veloce,
33 coperta di pelo maculato;
34 stava davanti a me e non se ne andava,
35 anzi ostacolava il mio cammino a tal punto,
36 che più volte mi voltai per tornare indietro.
37 Erano le prime ore del mattino
38 e il sole sorgeva con quelle stelle (la costellazione dell’Ariete)
39 che erano con lui quando l’amore di Dio
40 suscitò per la prima volta il moto degli astri;
41-43 così che l’ora (dell’alba) e la stagione (primaverile) mi indussero a sperare il meglio riguardo a quella bestia dal pelo screziato;
44-45 ma non abbastanza perché non mi terrorizzasse l’apparizione improvvisa di un leone
46 che sembrava venisse contro di me
47 a testa alta e con fame rabbiosa
48 così che l’aria tutto intorno pareva tremare per questo…
49-50 E una lupa, così magra da sembrare carica d’ogni cupidigia
51 che aveva già reso infelice la vita di moltissime persone
52 fece sorgere in me una tale pesantezza
53 per la paura che il suo sguardo provocava,
54 che persi la speranza si arrivare in cima al colle.
55 E come uno che guadagna con piacere,
56 ma poi arriva il momento in cui perde tutto,
57 per cui piange ed è triste in ogni suo pensiero,
58 così mi rese quella belva che non ha mai pace,
59-60 e che venendo verso di me mi spingeva di nuovo, poco a poco, verso il buio
Nel proporre queste tre fiere Dante conosceva di certo il passo di Geremia 5,6: «Per questo li azzanna il leone della foresta, il lupo delle steppe ne fa scempio, il leopardo sta in agguato vicino alle loro città quanti ne escono saranno sbranati; perché si sono moltiplicati i loro peccati, sono aumentate le loro ribellioni». E in secondo luogo è stato di certo ispirato dai veri bestiari medioevali e dal loro ricco simbolismo.
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