Martedì 8 ottobre 2024

     

    XXVII settimana T. Ordinario

     

    Avvenne l’8 ottobre…

    1571 – La flotta della Lega Santa sconfigge quella ottomana nella battaglia di Lepanto.

    1879 – Impero tedesco e Impero austro-ungarico creano la duplice alleanza.

    1944 – Scoppia una rivolta nel campo di concentramento di Auschwitz.

    1985 – La nave da crociera Achille Lauro viene dirottata da terroristi palestinesi.

     

    Aforisma di A. Einstein

    «Non esistono grandi scoperte né reale progresso finché sulla terra esiste un bambino infelice».

     

    Preghiera

    Dio onnipotente ed eterno, che esaudisci le preghiere del tuo popolo oltre ogni desiderio e ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Giovane martire di Antiochia, fu vittima della persecuzione di Diocleziano: a 15 anni Pelagia testimoniò in modo insolito la sua fedeltà a Gesù: quando i soldati dell’imperatore si recarono a casa sua per portarla davanti al tribunale che l’avrebbe condannata perché cristiana, Pelagia domandò loro di permetterle di mutarsi d’abito: avuto il permesso, salì al piano superiore e sapendo a che trattamento indegno sarebbe stata esposta, si uccise gettandosi dalla finestra.

    S. Giovanni Crisostomo ha oscurato la fama di questa Pelagia, raccontando la storia di una ballerina di Antiochia dallo stesso nome, che la gente chiamava Margherita, cioè perla preziosa, per la rara bellezza del suo volto e per i ricchi ornamenti del suo corpo. Bellezza da cui lo stesso vescovo Nonno trasse un insegnamento di tipo spirituale. Le stesse parole del pastore portarono questa Pelagia alla conversione e al battesimo. Si recò poi a piedi a Gerusalemme dove visse in una grotta sul Monte degli Ulivi per il resto dei suoi anni.

     

    Parola di Dio del giorno Luca 10,38-42

    In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.

    Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

     

    Riflessione Detti e fatti dei padri del nuovo deserto

     Abba Gregorio si ritrovò ad ascoltare il ragionamento di due persone, che, tra il resto, si presentavano gloriandosi del titolo di teologi. Con convinzione dicevano che non occorre che la Chiesa mandi i suoi missionari nel mondo, anzi, questo sarebbe un’offesa a Dio, che salva tutti e apre il suo paradiso anche ai musulmani e ai buddisti e agli animisti.

    E portavano a conferma alcune frasi della Chiesa, presenti nei documenti del Concilio. “Scusate, avete letto integralmente e con la luce dello Spirito Santo quei Documenti?”. Così intervenne l’abba, che continuò: “Se mi dite che Dio nostro Padre può portare in cielo, dopo la loro morte, mongoli e tibetani, arabi e pigmei che non hanno mai udito il nome di Gesù, godo della nostra fede, che non pone limiti alla bontà del nostro Padre.

    Ma quando i Samaritani hanno dato a Gesù il titolo di «Salvatore del mondo» (Gv 4,42), non hanno pensato che si dovesse aspettare la morte per dirlo. Anzi, lo hanno pregato di fermarsi subito da loro, ed egli ha acconsentito. Avevano bisogno subito della sua salvezza”. I due interlocutori rimasero impietriti…si consideravano teologi, ma avevano capito solo una parte dei documenti del Concilio.

     

    Intenzione di Preghiera settimanale

    Preghiamo perché termini l’escalation bellica che si è scatenata in Terra Santa e rischia di sfuggire al controllo e i governanti non facciano più della “vendetta” l’unico modo di risolvere i problemi. 

     

    Don’t Forget! quadri più belli del mondo

    VINCENT van GOGH: LA CAMERA DA LETTO

    1888 Olio su tela, 72 × 90 cm – Van Gogh Museum, Amsterdam

    Di quest’opera esistono tre versioni: la nostra è la prima e fu eseguita nell’ottobre 1888, mentre le altre van Gogh le realizzò durante il volontario ricovero al manicomio di Saint-Rémy-de-Provence, come se volesse aggrapparsi a quei ricordi felici. Gli oggetti ritratti raccontano la quotidianità della vita di van Gogh. C’è il letto di legno appena riassettato dopo il sonno notturno. Alle spalle un attaccapanni con appesi indumenti di uso quotidiano e il celebre cappello di paglia con cui van Gogh si era ritratto nel 1887.

    Sulla parete un autoritratto del pittore, il ritratto di una sconosciuta e due stampe giapponesi di cui Vincent era un appassionato. Sulla parete di fondo un paesaggio. A sinistra la finestra: Vincent la lascia semiaperta, per fare intuire lo spazio esterno e per lasciar «respirare» il dipinto, «eliminando il rischio di claustrofobia percettiva». A sinistra lo specchio bianco appeso alla parete e un tavolino con l’oggettistica da bagno: bacinella, brocca, bicchiere, bottiglia, piatto e spazzola.

    Sempre a sinistra, un asciugamano appeso a un chiodo e la porta semichiusa. La visione è infine completata da due sedie di vimini, una accanto al letto che Vincent forse utilizzava come comodino e l’altra accostata alla parete. Sono vuote: quasi una metafora ossessiva dell’assenza, forse dell’amico Gauguin, forse della donna della sua vita, sempre sognata, mai incontrata.

    In una lettera al fratello Theo così la descrive lo stesso pittore: “Ho fatto un quadro della mia camera da letto, coi mobili di legno che conoscete…mi ha divertito fare quest’interno senza nulla…A tinte piatte ma stese grossolanamente, a pieno impasto, i muri di un lilla pallido, il pavimento di un rosso spezzato e stinto, le sedie e il letto giallo cromo, i cuscini e il lenzuolo di un verde limone molto pallido, la coperta rosso sangue, la toeletta arancione, il catino blu, la finestra verde. Avrei voluto esprimere un assoluto riposo con tutti questi toni così diversi, lo vedete, e in cui di bianco non c’è che la piccola nota data dallo specchio con la cornice nera».

    La critica d’arte Wilma Torselli così commenta il quadro: «La casa di Vincent parla della sua anima, di aspirazioni semplici ma irrealizzabili, di aspettative deluse, di incapacità di rapporti umani, di solitudine psicologica, di quella fatica di vivere alla quale egli porrà fine sparerà un colpo di pistola al petto, morendo due giorni dopo»

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