Sabato 26 ottobre 2024

     

    XXIX settimana T. Ordinario

     

    Avvenne il 26 ottobre…

    1860 – Teano l’incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II: termina l’impresa dei Mille

    1863 – Fondazione della The Football Association inglese, che segna la nascita del calcio moderno.

    1896 – Ad Addis Abeba viene firmato un trattato di pace fra Regno d’Italia e Impero d’Etiopia.

    1944 – Battaglia del Golfo di Leyte; le forze USA sconfiggono la marina imperiale giapponese.

    2004 – La sonda Cassini-Huygens invia in Terra le prime immagini di Titano, il satellite di Saturno.

     

    aforisma La sapienza dei Chassidim

    «Il peggior nemico della fede in Dio non è l’ateismo (di chi dice che Dio non c’è), ma lo gnosticismo (di chi dice che Dio è conosciuto)».

     

    Preghiera

    Dio onnipotente ed eterno, donaci di orientare sempre a te la nostra volontà e di servirti con cuore sincero. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    I resti di Folco Scotti, santo di origine irlandese sono custoditi nella cattedrale di Pavia, città della quale fu vescovo nel XIII secolo.

    Folco nasce intorno al 1165 a Piacenza da una celebre famiglia, quella degli Scotti, originari dell’Irlanda identificata secondo la denominazione di allora come patria degli «Scoti», scozzesi. Folco a 20 anni entra tra i canonici regolari di Sant’Eufemia.

    È inviato a Parigi a compiere gli studi di teologia a Parigi e al rientro viene eletto priore di S. Eufemia, poi canonico, poi arciprete della cattedrale. Infine viene consacrato vescovo di Piacenza. Sei anni più tardi, rimasta vacante la sede pavese, viene designato vescovo anche di questa città.

    Piacentino e vescovo di Pavia, Folco fu il grande paciere delle due città, allora divise da un’aspra rivalità. Dopo aver lavorato per la pacificazione interna delle città e delle contese tra i due centri muore nel 1229.

     

    Parola di Dio del giorno Luca 13,1-9

    Si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere con quello dei loro sacrifici. Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

    O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

     

    Riflessione M. Teresa di Calcutta

    1. Il frutto del silenzio è la preghiera. 2. Il frutto della preghiera è la fede. 3. Il frutto della fede è l’amore. 4. Il frutto dell’amore è il servizio. 5. Il frutto del servizio è la pace.

    M. Teresa di Calcutta li aveva chiamati “i 5 chicchi di riso”, qualcosa cioè di piccolo e semplice che non sminuisce, anzi fa risplendere la spiritualità di questo messaggio nei cui confronti l’unica reazione possibile è l’esame personale di coscienza. Sono come stelle che dovrebbero accendersi nel cielo della vita di un cristiano: silenzio, preghiera, fede, amore, servizio, pace.

    Porrò l’accento solo su una coppia di termini che, a prima vista, possono sembrare sinonimi: amore e servizio. Il primo è atteggiamento interiore radicale e permanente, è luce costante dell’anima, luce che bagna e avvolge il servizio concreto che si offre: così quest’ultimo non è più solo filantropia o assistenza sociale, ma è atto religioso, gesto spirituale, segno divino. Non è più un puro e semplice «servire» per contratto, ma un dono libero e gioioso.

     

    Intenzione di preghiera settimanale

    Per i ragazzi che nelle nostre parrocchie hanno iniziato il catechismo affinché genitori, catechisti e sacerdoti si impegnino a fare tutto con serietà e impegno a beneficio dei loro figli.

     

    Don’t Forget! MARTIRI DEL PERÙ – I padri francescani

    ZBIGNIEW STRZAŁKOWSKI

    MICHAŁ TOMASZEK

    ZBIGNIEW STRZAŁKOWSKI nato a Tarnów (Pol.) il 3-7-1958, entrò tra i Frati Minori Conventuali di Cracovia. Fu ordinato sacerdote il 7-6-1986 e nominato vice-rettore nel seminario di Legnica, dove decise di rendersi disponibile per la missione in Perù, voluta dal governo della sua Provincia religiosa. A chi gli faceva presenti le difficoltà e instabilità politiche peruviana, p. Zbigniew rispondeva: “Quando si va in missione bisogna essere pronti a tutto”. Il 28-11-1988 partì alla volta di Lima e prese contatto con la diocesi di Chimbote, prestando aiuto, in varie località, a sacerdoti in cura d’anime, per apprendere la lingua e gli usi e tradizioni locali. «La ringrazio per le preghiere con cui mi sostiene costantemente; le dovrebbe offrire per i nostri fratelli nella fede che vivono in questa terra e per le vocazioni locali» (P. Z. Strzałkowski).

     

    MICHAŁ TOMASZEK, nato il 23-9-1960 a Kawica (Pol) entrò a 15 anni nel seminario della Provincia religiosa di S. Antonio, dei Frati Minori Conventuali, a Legnica. Al termine degli studi teologici, fu ordinato sacerdote il 23 -5-1987 e per due anni svolse il ministero nella parrocchia di Pieńsk (arcidiocesi di Wrocław). Fin dall’inizio del 1989 p. Michele ottenne di unirsi ai due confratelli che l’anno prima avevano iniziato la missione a Chimbote in Perù e nell’agosto 1989 li raggiunse nella parrocchia di Pariacoto, che li vedrà per due anni impegnati nella cura pastorale della popolazione locale. L’attività missionaria era impegnativa, per la vastità del territorio e la difficoltà nelle comunicazioni: i loro 63 villaggi erano disseminati in una zona montagnosa di 1000 Km2 e alcuni si potevano raggiungere solo a cavallo.

     

    Oltre che nell’evangelizzazione, i missionari si impegnavano pure nell’assistenza delle famiglie, coadiuvati dalle Caritas diocesana e pontificia. Tale attività, apprezzata dalla popolazione locale, era osteggiata da “Sendero Luminoso”, l’organizzazione terroristica con ideologia marxista-leninista-maoista, affermatasi in Perù all’inizio degli anni ’80. La sera del 9-8-1991 i padri Michele e Zbigniew avevano concluso l’eucaristia in parrocchia quando i Senderisti vi fece irruzione, legarono le mani dei due e li caricarono sulla camionetta della parrocchia, sulla quale volle salire anche una religiosa addetta alla catechesi, che fu così testimone dell’interrogatorio a cui furono sottoposti i due frati, accusati di essere fedeli a Cristo e alla Chiesa.

    Dopo l’interrogatorio, la religiosa venne fatta uscire e il commando si allontanò portando con sé i sequestrati. Giunti al piccolo villaggio di Pueblo Viejo, a circa 2 chilometri da Pariacoto, i terroristi, sparando a bruciapelo alla testa, uccisero p. Michele, p. Zbigniew, sul petto del quale i terroristi lasciarono un cartoncino: “Così muoiono i servi dell’imperialismo”. Fu evidente, anche per la testimonianza della religiosa che aveva assistito all’interrogatorio subito dai due, l’odio dei rivoluzionari marxisti verso la Chiesa cattolica e l’opposizione all’opera di evangelizzazione e promozione umana compiuta dai due giovani sacerdoti.

    Le solenni esequie celebrate a Pariacoto (la popolazione volle dare sepoltura ai loro resti mortali nella stessa chiesa parrocchiale) e altre celebrazioni tenute in varie località del Perù posero in evidenza la necessità di raccogliere subito le testimonianze e di tener viva la memoria del martirio. «Ho amato questa terra [di Perù], l’ho amata fino a sentirmi meglio qui; e questo in fondo dipende da quanto uno ambisca realizzare la chiamata del Signore per sé» (P. Michał Tomaszek).

     

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