XXXIII settimana Tempo Ordinario
Avvenne il 19 novembre…
1493 – Cristoforo Colombo sbarca a Porto Rico.
1942 – Seconda guerra mondiale: battaglia di Stalingrado
1977 – Il presidente egiziano Anwar al-Sadat è il primo leader arabo a recarsi in visita ufficiale in Israele e parla davanti al Knesset di Gerusalemme.
1985 – Guerra fredda: a Ginevra, il presidente USA Ronald Reagan e il Segretario generale del PCUS Michail Gorbačëv si incontrano per la prima volta
2005 – Soldati dello United States Marine Corps uccidono ventiquattro civili iracheni. L’episodio passa alla storia con il nome di strage di Haditha.
Aforisma di Gilbert K. Chesterton
“L’ideale cristiano non è stato messo alla prova e trovato manchevole: è stato giudicato difficile, e non ci si è mai provati ad applicarlo.”
Preghiera
Il tuo aiuto, Signore Dio nostro, ci renda sempre lieti nel tuo servizio, perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene, possiamo avere felicità piena e duratura. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen.
Santo del giorno
Alejandro Planas Siau nacque a Mataò vicino Barcelona il 31-10-1878. Voleva entrare fra i salesiani ma non poté per un grave impedimento: era sordo e “Sord” diventò il nomignolo con cui era conosciuto.
I Salesiani furono la sua famiglia, lavorò con loro come laico nella casa di S. Vicent dels Horts a Barcellona, dove era molto apprezzato e rispettato. Faceva il custode della casa di noviziato e il catechismo ai bambini.
Abile scultore, possedeva cultura e vita religiosa profonde Pensò che rimanendo nel collegio, dopo l’espulsione dei ragazzi e dei salesiani, non gli sarebbe potuto capitare niente, ma la visita che gli fece Don Eliseo Garcia fu il pretesto per eliminarlo.
I miliziani li fermarono tutti e due e il loro passato da religiosi fu ragione sufficiente perché fossero fucilati, nel villaggio di Garraf a Valencia. Era il 19-11-1936. Don Eliseo Garcia e Alessandro Planas Sauri furono beatificati da San Giovanni Paolo II, l’11 marzo 2001.
Parola di Dio del giorno Luca 19,1-1
Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Riflessione di Monsignor Ravasi: il mattutino
Parla anche tu, / parla per ultimo, / di’ la tua sentenza. / Parla, ma non dividere il sì dal no. / Alla tua sentenza dà anche il senso: / dalle ombra. / Dalle ombra sufficiente, / dagliene tanta. Anche chi – purtroppo! – non ama la poesia, legga lo stesso queste righe di un grande e tragico poeta ebreo tedesco, Paul Celan, nato in Romania nel 1920, testimone della fine della sua famiglia nei lager nazisti, morto suicida gettandosi nella Senna a Parigi nel 1970. Di solito i suoi versi, altissimi, sono ardui, ma questa volta il suo è un appello semplice e incisivo.
Il poeta non va contro il detto di Cristo sulla sincerità: «Sia il vostro parlare: Sì, sì; No, no! il di più viene dal Maligno» (Matteo 5,37). Egli vuole, invece, colpire chi pronuncia sentenze definitive quasi fosse l’unico interprete autorizzato della verità. Sono quelle persone che non si lasciano mai frenare da un’esitazione, asseverano “senza ombra di dubbio”.
Ecco appunto l’immagine di Celan, l’ombra che invece dovrebbe alonare le parole. Solo così esse escono dalle labbra quasi in punta di piedi, con discrezione e pudore. Anziché essere un flusso veemente e inarrestabile, sono centellinate e avvolte nella pellicola del silenzio perché sono pesate e pensate. Sono frasi che lasciano spazi ancora bianchi che ammettono approfondimenti e un’ulteriore vita in coloro che le ascoltano, un po’ come accade alla poesia che ha bisogno degli “a capo” così da lasciare un vuoto che l’eco nell’anima del lettore riempie.
È proprio l’esatto contrario della chiacchiera che non ammette spazio e interstizi, oppure dell’urlato che impedisce il dialogo. Un personaggio di Pirandello diceva: «Quanto male ci facciamo per il maledetto bisogno di parlare!».
Intenzione di preghiera per la settimana
Preghiamo perché tutti i genitori che piangono la morte di un figlio o una figlia trovino sostegno nella comunità e ottengano dallo Spirito consolatore la pace del cuore.
Don’t Forget!1000 quadri più belli del mondo
JOAQUÍN SOROLLA y BASTIDA: A PASSEGGIO IN RIVA AL MARE
1909 – Olio su tela – 205 x 200 cm
Museo Sorolla Madrid
Passeggiata in riva al mare (Paseo a orillas del mar) è il dipinto più celebre dello spagnolo JOAQUÍN SOROLLA y BASTIDA (1863–1923), che lo eseguì nell’estate 1909 a Valencia. Joaquín fu un prolifico pittore spagnolo, riconosciuto per le vivide rappresentazioni di paesaggi, scene storiche e ritratti. Nacque a Valencia e mostrò fin da giovane un notevole talento per la pittura. Studiò a Madrid e a Roma, e si stabilì infine nella sua città natale, Valencia, dove trascorse gran parte della sua vita e della sua carriera.
Nella tela che oggi presentiamo Clotilde García del Castillo, moglie del pittore, e Maria Clotilde, la loro figlia primogenita, passeggiano lungo il mare, sulla spiaggia della Malva-Rosa. Entrambe sono elegantemente vestite di abiti bianchi e la prima tiene in mano un ombrello aperto. Il pittore luminista ha captato un preciso istante, i colori, la luce di Valencia, la brezza marina …Per questo egli imprime la tecnica degli impressionisti, utilizzando un bianco particolarmente luminoso e scegliendo un’inquadratura inusuale, degna di una fotografia: le due donne non sono rappresentate perfettamente a destra né al centro della tavola, il cappello di Clotilde è troncato, la parte inferiore è occupata da una striscia vuota di sabbia.
Il resto comprende qualche grano di sabbia in basso a destra del dipinto, come un ricordo supplementare del momento. Joaquín Sorolla non ha mai venduto Promenade au bord de la mer. Alla sua morte, nel 1923, la tavola è passata al figlio Joaquín Sorolla García, che l’ha lasciata in legato al Museo Sorolla.
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