4° Settimana di Avvento
Avvenne il 24 dicembre…
820 – L’imperatore Leone V assassinato nella basilica di Santa Sofia; gli succede Michele II
1294 – Bonifacio VIII viene eletto papa dopo la rinuncia di Celestino V
1802 – Viene istituita la Borsa di Roma.
1814 – Fra Stati Uniti d’America e Regno Unito viene firmato il trattato di Gand.
1906 – Trasmesso il primo programma radiofonico: lettura di poesie, assolo di violino e discorso.
1951 – La Libia diventa indipendente dall’Italia.
Aforisma Antifone dell’Avvento – Novena di Natale
“O Emmanuel, nostro re e legislatore, speranza delle genti, e loro Salvatore: vieni e salvaci, Signore, nostro Dio”.
Preghiera colletta
Affrettati, non tardare, Signore Gesù: la tua venuta dia conforto e speranza a coloro che confidano nella tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
Nata il 28-1-1816 da famiglia nobile di Soncino, Costanza Cerioli (come si chiamava all’anagrafe) andò sposa a 19 anni a un uomo molto più anziano di lei. Ebbe 4 figli, ma morirono tutti giovanissimi. Il secondogenito, Carlo, si ammalò di tbc e morì.
Rimasta vedova, ricca e sola a 39 anni, Costanza scelse di spendere la vita prendendosi cura in casa sua delle bambine rimaste orfane. In quest’opera si unirono a lei altre giovani: fu la scintilla da cui scaturirono le Suore della Sacra Famiglia, tra le quali prese lei stessa i voti assumendo il nome di suor Paola Elisabetta. Presto si affiancò anche il ramo maschile dei Padri della Sacra Famiglia, sacerdoti e fratelli, dediti all’apostolato tra i lavoratori agricoli.
Suor Paola Eilsabetta morì il 24 dicembre 1865. Beatificata da papa Pio XII il 19 marzo 1950, è stata canonizzata da san Giovanni Paolo II il 16 maggio 2004. I suoi resti mortali sono venerati presso la Casa madre delle Suore della Sacra Famiglia a Comonte di Seriate (BG).
Parola di Dio Luca 1,57-66
Zaccaria, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati.
Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».
Riflessione S. Gregorio di Nazianzo, Orazione 38
Anch’io proclamerò la forza e la potenza di questo giorno; colui che non è stato generato dalla carne si incarna; il Verbo prende consistenza; l’invisibile diventa visibile; l’intangibile si può toccare; colui che è senza tempo comincia ad esistere nel tempo; il Figlio di Dio diventa Figlio dell’uomo, Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre.
La festa che noi celebriamo è la venuta di Dio tra gli uomini, perché noi possiamo accedere a Dio o (per meglio dire) ritornare a Dio, affinché abbandonato l’uomo vecchio, ci rivestiamo del nuovo; e come siamo morti nel vecchio Adamo, così viviamo in Cristo; infatti con Cristo nasciamo, siamo messi in croce, veniamo sepolti e risorgiamo.
Perciò celebriamola in modo divino e non come si suoi fare nelle feste pubbliche; non con spirito mondano ma oltremondano; celebriamo non ciò che è nostro, ma di lui che è nostro o, per meglio dire, di lui che è il Signore; celebriamo non ciò che arreca infermità, ma ciò che cura; non ciò che riguarda la creazione, ma la rigenerazione.
Intenzione di preghiera
Preghiamo per le tutte le vittime del terrorismo, delle guerre e della violenza diffusa anche nel mondo progredito al quale ci vantiamo di appartenere.
Don’t Forget! Le più belle natività Nell’arte
ICONA DELLA NASCITA DI CRISTO.
(Scuola di Rublev) Betlemme, Basilica della Natività, XV secolo.
La composizione è divisa in tre parti: quella più alta fa riferimento alla sfera del divino, quella centrale al tema dell’Incarnazione e quella inferiore alla dimensione umana. In un brullo e roccioso paesaggio, dominato da tre montagne, simboli della Trinità, si apre, al centro, la grotta in cui venne al mondo Gesù. Il Bambino, vegliato dal bue e dall’asino, occupa il centro della scena, in corrispondenza della grande montagna centrale dalla forma tendenzialmente conica o piramidale, affiancata da schiere angeliche.
Alcuni angeli hanno lo sguardo rivolto al cielo, altri al Bambino e pare stiano declamando: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in Terra agli uomini di buona volontà» (Lc. 2,14). Un fascio di luce, simbolo della benevolenza divina, scende dall’alto sul capo del piccolo Gesù; talvolta, questo raggio si divide in tre parti, a ricordare Dio Uno e Trino. La grotta, scura e misteriosa, sembra l’antro dell’Inferno e richiama il peccato che domina sulla Terra e che ha richiesto l’opera di Redenzione divina.
La culla in cui il Bambino è stato deposto sembra un sarcofago ed è la prefigurazione del suo futuro sacrificio. Accanto a Gesù Bambino, Maria, vestita di blu, è sdraiata su un drappo rosso sangue, col busto a sinistra, secondo uno schema bizantino assai diffuso anche in Italia. In alto a sinistra si trovano i Magi; a destra, i pastori ai quali si rivolge un angelo, per annunciare il lieto evento. Giuseppe, rappresentato in basso e al centro, è seduto e avvolto in un ampio mantello giallo.
Separato da Maria, per ribadire la sua estraneità al miracoloso concepimento, sta riflettendo su quanto Maria gli ha rivelato: davanti a lui, un pastore vestito di vello sembra ascoltare i suoi pensieri. Secondo alcuni, questo finto pastore è la personificazione del dubbio di Giuseppe. Secondo altri è Satana tentatore. Sempre in basso, ma dall’altra parte rispetto a Giuseppe, due donne stanno per fare il bagno al neonato, una scena non citata dai Vangeli, che richiama l’umanità del Dio incarnato, qui trattato come ogni bambino, ma che potrebbe prefigurare il Battesimo con cui sarebbe iniziata la sua missione salvifica. Non a caso, la vasca del bagnetto ricorda un fonte battesimale.
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