Che la morte sia un grande mistero è ovvio, anzi scontato… ma solo a parole, perché nei fatti non lo è quasi mai. E neppure i Papi fanno eccezione: infatti non appena Papa Francesco morendo ha taciuto per sempre, i media hanno inondato gli ascoltatori di parole, discorsi, ricordi su di lui in programmi non stop, come ad esorcizzare quel silenzio così inquietante da parte di chi in vita era stato un grande comunicatore.
Se non c’è discrezione
È vero che mondo dei mass media ha regole che non prevedono la discrezione e bandiscono il silenzio, ma vale la pena di ricordare quel che fece la mamma dell’alpinista bergamasco Carlo Nembrini, morto il 23 novembre 1973 sull’Illimani (Bolivia) nel tentativo di recuperare il corpo di un’alpinista francese caduto giorni prima.
Di fronte al chiacchiericcio di chi riempiva la stanza dove si vegliava la salma del figlio, questa donna, pure affranta dal dolore, impose il silenzio dicendo: «Mio figlio non ha bisogno di parole, ma di preghiere» e cominciò a recitare il Rosario. Il silenzio, la preghiera, il raccoglimento dei vivi permettono al defunto di continuare a parlare, comunicare e persino interagire con chi rimane, mentre la sovraesposizione mediatica serve soprattutto a chi sembra parlare del morto, ma in realtà parla di sé e usa persino il Papa per difendere le proprie idee e attaccare quelle altrui.
La suora e il bacio da lontano
Fra le decine di migliaia di persone in fila per l’ultimo saluto al Sommo Pontefice c’era anche Geneviève, la piccola suora dei giostrai che si è limitata a mandare da lontano un bacio al suo amico Francesco… Lei sì che ha capito tutto.
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