Lunedì 12 maggio 2025

     

    4.a settimana di Pasqua

     

    Avvenne il 12 maggio…

    1328 – L’antipapa Niccolò V viene incoronato nella basilica di S. Pietro in Vaticano.

    1497 – Papa Alessandro VI scomunica Girolamo Savonarola

    1949 – L’Unione Sovietica annulla il blocco di Berlino.

    1974 – Italia: nel referendum per l’abrogazione della legge sul divorzio i “no” vincono con il 59,3%

    2002 – L’ex presidente USA Jimmy Carter a Cuba per una visita di 5 giorni a Fidel Castro, primo presidente Usa a visitare l’isola dalla rivoluzione castrista del 1959.

     

    Aforisma Dal Vangelo

    “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.”

     

    Preghiera Colletta

    O Dio, luce perfetta dei santi, che ci hai donato di celebrare sulla terra i misteri pasquali, fa’ che possiamo godere nella vita eterna la pienezza della tua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    I loro atti ci dicono che furono convertiti da S. Pietro: probabilmente il martire Nereo è quello stesso che S. Paolo nella lettera ai Romani (21,15) dice di salutare. Una volta convertiti, dal servizio dall’imperatore passarono a quello di Flavia Domitilla nipote del console Flavio Clemente, martire per la fede e parente dell’imperatore Domiziano.

    E con essa i due dopo le faccende domestiche s’intrattenevano nella preghiera e in discorsi spirituali. Come cristiani, furono mandati in esilio con la nobile loro padrona nell’isola di Ponza, ove si fabbricarono tre celle in attesa del martirio. Salito al trono Traiano, furono richiamati a Roma molti cristiani, tra cui S. Domitilla e Nereo ed Achilleo suoi domestici, per costringerli a sacrificare agli dei.

    Ma la matrona e i due servi ricusarono. Perciò furono condannati a morte e subirono il martirio a Terracina: Nereo e Achilleo furono decapitati e Flavia arsa viva. Sepolti nel cimitero di Domitilla sull’Ardeatina furono onorati anche in una basilica presso le terme di Caracalla a loro dedicata.

     

    Parola di Dio Giovanni 6,22-29

    In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori.

    E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore.

    Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

     

    Riflessione di don Arturo Bellini

    Al Papa, al Vescovo, ai superiori ho guardato con gli occhi della fede e felice e persuaso di compiere la volontà di Dio, nell’obbedienza non solo ai comandi, ma alle loro direttive… con lo spirito di obbedienza si ottiene la benedizione di Dio”.  Don Bepo Vavassori (dal testamento spirituale 1967).

    La diocesi di Roma ha il suo Vescovo, la Chiesa universale il suo pastore. In tempi brevi i cardinali provenienti da ogni angolo di mondo, hanno indicato nel cardinale americano Robert Francis Prevost prefetto della Congregazione dei vescovi, il nuovo papa Leone XIV. «Te Deum laudamus: noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore. Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno». 

    La lode sale a Dio che lo ha eletto alla missione di guida della Chiesa e la gratitudine al nuovo papa che ha detto «Sì» e che nel profondo del cuore ha ripetuto le parole di Pietro: «Signore tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene». E Gesù a lui: «Pasci le mie pecore». Il fondatore del Patronato ci ricorda che … «con lo spirito di obbedienza si ottiene la benedizione di Dio». Oggi è tempo di meditare e pregare le prime parole affidate da papa Leone XIV alla chiesa e al mondo. 

    Il modo con cui si è presentato mi ha fatto ricordare quello che disse nel 1968 Paolo VI nel periodo difficile delle contestazioni nel post-concilio: «Tanti – disse – si aspettano dal Papa gesti clamorosi, interventi energici e decisivi. Il Papa non ritiene di dover seguire altra linea che non sia quella della confidenza in Gesù Cristo, a cui preme la sua Chiesa più che non a qualunque altro. Sarà Lui a sedare la tempesta. Quante volte il Maestro ha ripetuto: “Confidite in Deum. Creditis in Deum, et in me credite!”»

     

    Intenzione di preghiera

    Di fronte a due guerre sempre più crudeli e spietate e alle altre di cui nessuno parla, chiediamo a Dio il miracolo della pace che anche Papa Leone XIV ha insistentemente richiesto.

     

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    PARIDE PASCUCCI: EROI DI MAREMMA

    1895, Olio su tela 75×95 cm, Firenze, Collezione d’arte CR

     

    Paride Pascucci, nato a Manciano nel 1866, dal 1882 ha frequentato l’Accademia di Belle arti di Siena per aderire poi al verismo nel dipinto d’esordio “Eroi di Maremma”.

    La tela rappresenta un momento di grande intensità e drammaticità della vita contadina nella Maremma di quei tempi: in una misera stanza, fredda e disadorna, giace un uomo prematuramente morto di malaria, nonostante i tentativi fatti per guarirlo, testimoniati dalla quantità di scalogni stipati nel cassone sotto il letto, popolare rimedio del tempo ai problemi virali e respiratori. Lo piange, inconsolabile, la giovane moglie in attesa di un figlio, che vedrà la luce nella più tetra povertà.

    Le due figure immote acquistano una monumentale solennità e diventano icona del dolore universale e dell’iniquità della sorte, temi mitici esposti qui con il moderno linguaggio realistico che l’autore predilige. L’opera, quindi, non è solo un ritratto di un momento storico, ma anche un omaggio alla cultura e all’identità della terra maremmana che celebra gli eroi quotidiani della vita contadina.

    È un invito a riconoscere e valorizzare le storie di coloro che, con il loro lavoro e la loro determinazione, hanno contribuito a costruire la società del tempo.

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