13.a settimana tempo ordinario
Avvenne il 2 luglio…
1494 – Il Trattato di Tordesillas viene ratificato dalla Spagna
1777 – Il Vermont diventa il primo stato americano ad abolire la schiavitù.
1871 – Vittorio Emanuele II di Savoia entra a Roma conquistata a discapito dello Stato Pontificio
1897 – Guglielmo Marconi, a Londra, brevetta la radio.
1900 – Primo volo di uno Zeppelin vicino a Friedrichshafen, sul lago di Costanza.
2008 – Liberata Íngrid Betancourt, donna di Stato colombiana sequestrata dalle FARC nel 2002
Aforisma di R. Albisetti
“Non bisogna mai perdere la dignità di essere creature divine, qualunque sia la nostra sofferenza. Bisogna ricordarsi che siamo sempre più grandi del dolore che la vita può arrecarci.”
Preghiera Colletta
O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno

PIETRO BECCHETTI, religioso dell’Ordine di Sant’Agostino, nacque a Fabriano nel sec. XIV. Si consacrò al Signore nel convento di S. Agostino a Fabriano (Ancona) e la sua vita di preghiera, di studio della Sacra Scrittura e della Teologia e di predicazione divenne per l’Ordine, organizzato da pochi anni (1226) come Ordine mendicante, esempio e stile di vita.
Fu uomo di grande cultura e di profonda spiritualità: dai superiori del suo Ordine venne indicato per fama di “scienza e di vita”. Pellegrino a Gerusalemme una volta ritornato a Fabriano, fece costruire presso la chiesa degli Agostiniani una cappella simile al Santo Sepolcro.
Morì a Fabriano e le sue spoglie mortali vennero (e lo sono tuttora) esposte alla pubblica venerazione nella chiesa di S. Agostino. L’Ordine agostiniano celebra la sua festa liturgica, unitamente a quella del cugino beato Giovanni Becchetti, anch’egli religioso agostiniano.
Parola di dio del giorno Matteo 8,28-34
In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva, nel paese dei Gadareni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?».
A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; e i demoni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». Egli disse loro: «Andate!». Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque.
I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.
Riflessione di Ivan Aleksandrovič Gončarov
«Tutto questo eterno correre, questo eterno gioco di miserabili passioncelle, specialmente quelle che mirano all’interesse, a sopraffarsi l’un l’altro; le chiacchiere, le maldicenze, i dispetti, quel modo di misurarsi da capo a piedi. Ad ascoltare quello che la gente dice, vengono le vertigini, c’è da istupidirsi.
A vederli, sembrano tutti intelligenti, persone piene di dignità, e non senti altro che “A quello hanno dato questo, quest’altro ha avuto un appalto”. “Ma per quale ragione, di grazia?” grida un terzo. “Tizio ieri sera si è rovinato al gioco, al club; Sempronio ha guadagnato trecentomila rubli!” Non è che noia, noia e ancora noia! Dov’è l’uomo, in tutto questo? Dov’è finita la sua dignità? Dove si è nascosto? Come mai si è abbassato a tal punto? E la nostra migliore gioventù che fa? Non dorme, forse, ballando, passeggiando, scorrazzando per il viale Nevsky? Il loro è un continuo, vuoto passare di giorni.
Ma con quale superbia e con quale indicibile dignità, con che sguardo di riprovazione guardano chi non è vestito come loro, chi non ha i loro nomi e i loro titoli! E s’illudono, quei disgraziati, di stare al di sopra della gran massa. E quando si riuniscono tra di loro, litigano e si ubriacano come selvaggi. E queste sarebbero persone vive, che non dormono? Ma non soltanto i giovani. Guarda gli adulti.
Si invitano, si offrono l’un l’altro da mangiare senza cordialità, senza bontà, senza reciproca simpatia! Si riuniscono per un pranzo, per una serata, come se andassero all’ufficio, freddamente, senza allegria, per fare sfoggio del proprio cuoco, della propria casa, per ridere poi l’uno dell’altro e farsi lo sgambetto. L’altro giorno, a pranzo, non sapevo dove guardare, avrei voluto nascondermi, mi sarei cacciato sotto la tavola, quando han cominciato a massacrare la reputazione degli assenti: quello era stupido, quell’altro vile, il terzo un ladro, il quarto ridicolo! Non si salvava nessuno.
E mentre dicevano queste cose si guardavano con certi occhi, come per dire: “Fa tanto che l’uscio si richiuda alle tue spalle, e ti faremo lo stesso servizio!”. Perché si riuniscono se si giudicano così? Perché si stringono la mano? Non hanno mai uno scoppio sincero di risa, una simpatia schietta! Cercano di attirare loro chi abbia un grado elevato, un nome sonante: “Ho avuto ospite il tale, sono stato dal talaltro”. Si vantano poi. Ma che vita è questa? Non me ne faccio proprio nulla, la rifiuto. Che ci posso imparare? Cosa ci posso ricavare?».
Intenzione di Preghiera
Preghiamo per i bambini morti senza battesimo e per tutte le persone morte senza conoscere Gesù: perché la misericordia di Dio e la sua volontà di salvezza (Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità) conduca tutti a godere della sua gloria.
Don’t Forget! Dante Alighieri
DIVINA COMMEDIA INFERNO 4° CANTO versetti 25-72


Entrato nel Cerchio, Dante sente trarre sospiri da ogni parte, emessi dalle molte anime presenti che non subiscono alcuna pena. Virgilio spiega al discepolo che queste anime non commisero peccato, ma non ricevettero il battesimo, il che li esclude dalla salvezza. Tra di essi vi sono anche i pagani che vissero virtuosamente ma non adorarono il Dio cristiano, compreso Virgilio stesso; la loro sola pena consiste del desiderio inappagato di vedere Dio. Dante comprende che nel Limbo sono «sospese» anime di grandissimo valore e virtuose. Dante chiede poi a Virgilio se mai qualcuna di queste anime sia uscita dal Limbo, per merito suo o di altri. Virgilio risponde che poco tempo dopo il suo arrivo vide entrare Cristo trionfante (dopo la Risurrezione), che trasse fuori dal Limbo i patriarchi biblici per portarli in Paradiso: tra essi Adamo, Abele, Noè, Mosè, Abramo, David, Giacobbe e i suoi figli, Isacco, Rachele. Prima di loro, conclude Virgilio, nessuno si era mai salvato.
Come risponde la Chiesa d’oggi a questo problema?
«Ci sono ragioni teologiche e liturgiche per motivare la speranza che i bambini morti senza Battesimo possano essere salvati e introdotti nella beatitudine eterna, sebbene su questo problema non ci sia un insegnamento esplicito della Rivelazione. Gli adulti, essendo stati dotati di ragione, coscienza e libertà, sono responsabili del loro destino, nella misura in cui accolgono o respingono la grazia di Dio. I bambini tuttavia, non avendo ancora l’uso della ragione, della coscienza e della libertà, non possono decidere per se stessi… Da un punto di vista teologico, lo sviluppo di una teologia della speranza e di una ecclesiologia della comunione, insieme al riconoscimento della grandezza della misericordia divina, mettono in discussione un’interpretazione eccessivamente restrittiva della salvezza» (testo approvato il 19 genn. 2007).
Tale posizione della Chiesa non fa che risolvere, almeno in parte, i dubbi teologici che già Dante e i pensatori del suo tempo avevano avanzato sulla questione e riconduce tutto alla volontà di Dio, mettendo l’accento sulla Sua misericordia piuttosto che sul carattere implacabile della Sua giustizia. Non sappiamo cosa avrebbe pensato Dante se avesse potuto leggere queste considerazioni, ma è lecito affermare che il documento citato resta nel solco della dottrina e non ne mette in discussione i principi fondamentali, per cui l’attuale posizione della Chiesa non è in contrasto con quella di Dante che, non dimentichiamolo, si rifaceva anch’egli alle affermazioni dei teologi a lui coevi.
25-27 Quivi, secondo che per ascoltare, non avea pianto mai che di sospiri, che l’aura etterna facevan tremare;
28-30 ciò avvenia di duol sanza martìri ch’avean le turbe, ch’eran molte e grandi, d’infanti e di femmine e di viri.
31-33 Lo buon maestro a me: «Tu non dimandi che spiriti son questi che tu vedi? Or vo’ che sappi, innanzi che più andi,
34-36 ch’ei non peccaro; e s’elli hanno mercedi, non basta, perché non ebber battesmo, ch’è porta de la fede che tu credi;
37-39 e s’e’ furon dinanzi al cristianesmo, non adorar debitamente a Dio: e di questi cotai son io medesmo.
40-42 Per tai difetti, non per altro rio, semo perduti, e sol di tanto offesi, che sanza speme vivemo in disio».
43-45 Gran duol mi prese al cor quando lo ’ntesi, però che gente di molto valore conobbi che ’n quel limbo eran sospesi.
46-48 «Dimmi, maestro mio, dimmi, segnore», comincia’ io per voler esser certo di quella fede che vince ogne errore:
49-51 «uscicci mai alcuno, o per suo merto o per altrui, che poi fosse beato?». E quei che ’ntese il mio parlar coverto,
52-54 rispuose: «Io era nuovo in questo stato, quando ci vidi venire un possente, con segno di vittoria coronato.
55-57 Trasseci l’ombra del primo parente, d’Abèl suo figlio e quella di Noè, di Moisè legista e ubidente;
58-60 Abraàm patriarca e Davìd re, Israèl con lo padre e co’ suoi nati e con Rachele, per cui tanto fé;
61-63 e altri molti, e feceli beati. E vo’ che sappi che, dinanzi ad essi, spiriti umani non eran salvati».
64-66 Non lasciavam l’andar perch’ei dicessi, ma passavam la selva tuttavia, la selva, dico, di spiriti spessi.
67-69 Non era lunga ancor la nostra via di qua dal sonno, quand’io vidi un foco ch’emisperio di tenebre vincia.
70-72 «Di lungi n’eravamo ancora un poco, ma non sì ch’io non discernessi in parte ch’orrevol gente possedea quel loco.
25-27 Qui, stando ad ascoltare, si sentivano solo dei sospiri, che facevano tremare l’aria eterna;
28-30 ciò era dovuto al dolore senza tormenti subìto dalle schiere di anime, che erano molto numerose, di bambini, donne e uomini.
31-33 Il buon maestro mi disse: «Non mi chiedi chi sono questi spiriti che vedi? Prima di procedere oltre, voglio che tu sappia
34-36 che essi non peccarono; e se essi hanno meriti ciò non è sufficiente, perché non hanno ricevuto il battesimo che ammette alla fede in cui tu credi;
37-39 e se essi sono vissuti prima del Cristianesimo, non adorarono Dio nel modo dovuto: io stesso faccio parte di questa categoria.
40-42 Siamo perduti per questa colpa e non per altri peccati, e la nostra unica pena è di vivere in un desiderio senza speranza».
43-45 Quando sentii questo provai un grande dolore al cuore, poiché compresi che in quel Limbo erano sospese anime di personaggi molto eminenti.
46-48 «Dimmi, o mio maestro e signore,» cominciai per accertarmi di quella fede che toglie ogni dubbio:
49-51 «è mai successo che qualcuno uscisse da questo luogo, per merito proprio o di altri, che poi diventasse beato?» E Virgilio, che comprese le mie velate parole,
52-54 rispose: «Io ero da poco in questa condizione, quando vidi entrare qui un possente (Cristo), che portava i segni della vittoria.
55-57 Fece uscire da qui l’ombra del primo padre (Adamo), di suo figlio Abele e di Noè, di Mosè legislatore ubbidiente;
58-60 quella del patriarca Abramo e del re David, Israele (Giacobbe) coi suoi figli e con la moglie Rachele, per la quale fece così tanto;
61-63 e molti altri, e li rese tutti beati. E voglio che tu sappia che, prima di loro, nessuno spirito si era potuto salvare».
64-66 Mentre Virgilio parlava non cessavamo di camminare, ma superavamo quella fitta folla di spiriti.
67-69 Non avevamo percorso una lunga strada dal momento in cui mi ero risvegliato, quando io vidi una luce che superava un emisfero di tenebre.
70-72 Eravamo ancora a una certa distanza da essa, ma non tanto che io non potessi capire che quel luogo era occupato da spiriti onorevoli.
Discesa di Cristo agli Inferi e liberazione degli spiriti prigionieri di Andrea Mantegna
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