Ultimamente ho notato che sono in aumento le persone che hanno così scarsa considerazione di sé da sconfinare nel disprezzo: «Tratto male mia madre anziana e mi vergogno… vado sui siti hot e mi faccio schifo… con gli anni peggioro invece di migliorare… cosa penserebbero di me gli altri se sapessero quel che faccio… Non mi confesso più da anni perché prendo in giro Dio…» ecc.
Di solito chi parla così è accurato nell’elenco delle colpe e tende a calcare la mano nell’autoaccusarsi pensando che la sua sia umiltà, senza accorgersi che si tratta invece di una forma raffinata di orgoglio. Dopo essersi cosparsi il capo non di cenere, ma di «concime», essi concludono che l’andazzo dura da anni, senza miglioramenti e il dispiacere glielo si legge in viso.
Un tempo li rassicuravo sottolineandone la sincerità e umiltà; ma invecchiando e facendo i conti coi miei di peccati, riesco ad aiutarli meglio. «Non dire che ti fai schifo, perché offendi Dio che ti ha creato a sua immagine e rendi impossibile il cambio, perché ciò che fa schifo lo si getta, non lo si recupera.
Hai elencato tanti peccati, ma non il principale: tu non hai rispetto e fiducia né di te stesso né di Dio che non smetterà mai di rispettarti e darti fiducia, dandoti così la possibilità di cambiare». E ricordo loro che un santo vissuto fino a 91 anni ammetteva che da vecchio le tentazioni (anche contro la purezza) erano aumentate, non diminuite… il che non gli ha impedito di diventare un grande santo.
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