20.a settimana tempo ordinario
Avvenne il 21 agosto…
1789 – I colori nazionali italiani compaiono per la prima volta a Genova su una coccarda tricolore.
1959 – Le Hawaii vengono ammesse come 50º stato degli Stati Uniti d’America.
1991 – La Lettonia dichiara l’indipendenza dall’Unione Sovietica.
1991 – Termina il tentato colpo di stato in Unione Sovietica.
2001 – La NATO decide di inviare una forza di peacekeeping nella Repubblica di Macedonia.
2016 – Si chiudono ufficialmente i Giochi della XXXI Olimpiade a Rio de Janeiro.
Aforisma di Fëdor Dostoevskij
“Padri e maestri, mi chiedo: “Che cos’è l’inferno?”. Ed è così che lo definisco: “La sofferenza di non poter più amare”.
Preghiera Colletta
O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi nei nostri cuori la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno

Giuseppe Sarto nacque a Riese, Treviso il 2-6-1835. Dopo l’ordinazione fu inviato nella parrocchia di Tombolo, dove rimase 9 anni; per altri 8 svolse il ministero di parroco a Salzano e poi fu nominato canonico e cancelliere della curia vescovile.
Nel 1884 fu eletto vescovo di Mantova. Promosse la vita del seminario, la pratica dei sacramenti, il canto liturgico e l’insegnamento del catechismo. Nel 1888 convocò il Sinodo diocesano. Il 5-6-1892 fu chiamato alla sede patriarcale di Venezia e il 3-8-1903 fu eletto Papa con il nome di Pio X. nel Motu proprio “Tra le sollecitudini” (1903) affermò che la partecipazione ai santi misteri è la fonte prima e indispensabile della vita cristiana.
Difese con forza l’integrità della fede cattolica, propose e incoraggiò la comunione eucaristica anche dei fanciulli, avviò la riforma della legislazione ecclesiastica, si occupò della questione romana e dell’Azione Cattolica, fece elaborare un nuovo catechismo, favorì il movimento biblico, promosse la riforma liturgica e il canto sacro. Morì il 21-8-1914. Pio XII lo beatificò nel 1951 e lo canonizzò nel 1954.
Parola di dio Matteo 22,1-14
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”.
Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”.
Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Riflessione di don Arturo Bellini su don Bepo
«Ogni giornata è piena, vorrei tra le attività conservare la calma nel pensiero dell’eterno “Stat crux dum volvitur orbis”. Una mattina calma, un ex alunno viene e mi confida le pene della sua anima. Ho saputo perdonare?». Don Giuseppe Vavassori (Diario 1952-1966 – 8 agosto 1960). Come sempre, don Bepo è attento al cuore (emozioni, sentimenti, desideri). Sa ascoltare.
Di fronte a un giovane che gli confida una grave pena, don Bepo sottopone sé stesso all’interrogativo che la preghiera del Padre nostro ci suggerisce ogni volta che la recitiamo: «Ho saputo perdonare?». «Rimetti a noi … come noi rimettiamo…». A proposito del chiedere scusa e della necessità di coltivare un atteggiamento di fondo capace di riconoscere i propri sbagli e i propri peccati un lettore del pensiero mattutino mi ha inviato una riflessione – racconto di Alberto Caprotti. «Ricordo un taxi a Tokyo, – scrive Caprotti – il tragitto verso l’aeroporto, il conducente che promette 40 minuti esatti di viaggio, l’incidente improvviso che blocca la strada, la disperazione del taxista.
Non per il ritardo in sé, ma soprattutto per avermi fatto una promessa che non poteva mantenere. E le sue scuse, ripetute, profonde, pur senza colpa alcuna. Sono fatti così, e sono fatti bene: gente seria, che cerca di fare le cose al meglio, ognuno nel proprio ruolo. Lo scrittore giapponese Ueda Kyoto, in un libro, spiega che i suoi connazionali chiedono scusa con frequenza, e nella stessa misura in cui sanno ringraziare. Nella loro cultura però ha un significato più complesso. In Giappone ci si scusa per ammettere un disservizio, ma innanzitutto per smorzare i toni, per riportare alla calma la conversazione e ripartire da lì, alla ricerca del problema e di una possibile soluzione.
Che bello allora se potessimo essere tutti giapponesi anche solo per un quarto d’ora al giorno, per dieci minuti. Se sapessimo accettare le scuse altrui, e dire grazie. Se riuscissimo a essere umili e costruttivi. Quanto sarebbe bello, nel fondo delle nostre sciocche nevrosi, ispirarci a loro. Bastano un piccolo pensiero, una parola detta o non detta, perché lo stile è scusarsi, ma anche saper non parlare, quando è più opportuno tacere.
Papa Francesco ha ripetuto diverse volte: «C’è un segreto semplice per guarire le ferite e per sciogliere le accuse. È questo: non lasciar finire la giornata senza chiedersi scusa, senza fare la pace tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle… tra nuora e suocera! Se impariamo a chiederci subito scusa e a donarci il reciproco perdono, guariscono le ferite, il matrimonio si irrobustisce, e la famiglia diventa una casa sempre più solida, che resiste alle scosse delle nostre piccole e grandi cattiverie». Tutti insegnamenti preziosi, per ricominciare liberi da risentimenti e da pesi ingombranti che intristiscono la vita, ogni giorno…
Intenzione di preghiera
Preghiamo perché la cortesia, la gentilezza, il perdono, la tolleranza e la pazienza tornino ad essere considerate non già come debolezze, ma ome punti di forza e di valore nel rapporto con l’altro.
Don’t forget! Chiedere aiuto non fa di te un essere debole, ma un essere umano
Nessun commento
È possibile postare il commento di prima risposta.