24.a settimana T. Ordinario
Avvenne il 17 settembre…
1176 – I bizantini vengono sconfitti dai turchi selgiuchidi nella battaglia di Miriocefalo.
1394 – Carlo VI espelle gli ebrei dalla Francia.
1920 – Negli Stati Uniti d’America viene fondata la National Football League.
1939 – l’Unione Sovietica invade la Polonia orientale come stipulato dal patto Molotov-Ribbentrop.
1976 – Viene presentato ufficialmente lo Space Shuttle.
1978 – Vengono firmati gli accordi di Camp David fra Israele ed Egitto.
Aforisma di G. K. Chesterton
“Ci sono grandi uomini che fanno sentire ogni uomo piccolo. Ma il vero grande uomo è colui che fa sentire tutti grandi”.
Santo del giorno

Nasce a Bermesheim nel 1098, ultima di 10 figli. Il nome di battesimo significa «colei che è audace in battaglia». Tra il 1147 e il 1150 Ildegarda fonda il primo monastero e, nel 1165. È una persona delicata e soggetta alle malattie, ma, giunge a 81 anni affrontando una vita piena di lavoro, lotte e contrasti spirituali, temprata da incarichi divini.
Donna intellettualmente lungimirante e spiritualmente forte, le sue visioni la rendono celebre. È interpellata per consigli e aiuto da personalità del tempo: Federico Barbarossa, Filippo d’Alsazia, S. Bernardo, Eugenio III. Nella maturità compie molti viaggi per visitare monasteri, che avevano chiesto il suo intervento e per predicare nelle piazze, come a Treviri, Metz e Colonia. Muore il 17 settembre 1179.
La sua conferma di culto risale al 26 agosto 1326. Papa Benedetto XVI ha proclamato la sua canonizzazione il 10 5-2012, per poi dichiararla “Dottore della Chiesa”. È ricordata il 17-9 con S. Roberto Bellarmino pure dottore.
Preghiera Colletta
O Dio, creatore e Signore dell’universo, volgi a noi il tuo sguardo, e fa’ che ci dedichiamo con tutte le forze al tuo servizio per sperimentare la potenza della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Parola di dio del giorno Luca 7,31-35
In quel tempo, il Signore disse: «A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».
Riflessione don Bepo commentato da don Arturo Bellini
«La vocazione e l’opera nostra. Tutti abbiamo una vocazione. Dio ci ha dato un compito: Amatevi l’un l’altro: non un comandamento ma è un compito che io devo attuare con la mia dedizione: di mente di volontà. Tutti venite in questa casa e ricevete il beneficio della casa bella e del personale che si dedica all’andamento della vita. Dovete dare un giorno come avete ricevuto. Quello che fa la mamma nella famiglia, quello che fanno uomini e donne che si prendono il compito della mamma». Don Giuseppe Vavassori (9/5/1965).
«Dovete dare un giorno come avete ricevuto. Quello che fa la mamma nella famiglia». Don Bepo ricorda ai suoi giovani che i bambini – diremmo oggi – non nascono dall’aridità di un algoritmo, ma arrivano alla luce come sempre dopo 9 mesi. Coccolati nella speranza, prima di nascere. E dopo vanno a lungo preparati a essere e a fare la loro parte nel mondo. Con scelte di libertà. Se hanno ricevuto amore e rispetto, e gli si insegna a vivere, forse non alimenteranno il deserto dell’umano. Saranno costruttori creativi. Occorre però l’impegno esigente ed esaltante dell’educazione.
La maturità va coltivata, affrontando ostacoli, imparando a governare gli istinti, smussando pretese tenendo a freno la lingua. Anche le parole uccidono. E viene da pensare al fiume di aggressività e di odio anonimo che il Web ha moltiplicato e reso “normale”, un altro inquinamento, digitale ma non meno tossico degli altri. Per crescere in modo responsabile bisogna non perdere il contatto con Dio. La pace comincia dall’anima che ogni sera accoglie il perdono di Dio e dona il proprio ai fratelli.
Occorre pregare così come pregavano i nostri vecchi per i figli al fronte, e le madri nei rifugi delle città bombardate, con i bambini stretti attorno. Con la stessa disarmata fiducia. Mia mamma e mio papà pregavano e come in tempo di guerra! Non davano tregua a Dio. Le madri nei tempi di calamità e di guerre pregavano: perché le madri, vedono più lontano di diplomatici, dotti e opinionisti. Sono abitate da una saggezza antica che unisce fede e carità. Non le disgiunge mai. Come per altro ogni prete: non può abbandonare il gregge, ma responsabile sempre, fino in fondo e collabora.
Intenzione di preghiera
Preghiamo tanto perché solo Dio può aiutare il nostro mondo sconvolto dalla prepotenza e ferocia più disumana a trovare la via della fede e della ragionevolezza che portano alla pace.
Don’t forget! Santi della carità
SANTA NOTBURGA 1265-1313


Notburga è una santa tirolese. Nasce nel 1265 a Rattenberg, nel Nord Tirolo (Austria), vicino al Trentino Alto Adige, terra di fitti boschi, prati verdi, fiumi e ruscelli limpidi, aria tersa. È figlia di poveri contadini e a 18 anni viene assunta come aiuto cuoca da un conte del luogo. Notburga è gentile, buona, religiosa. Nel castello del nobile svolge il suo lavoro con diligenza, ma da buona cristiana, Notburga oltre ad andare in Chiesa vuole mettere in pratica le parole del Vangelo e aiuta i poveri del paese regalando loro gli avanzi della tavola del suo padrone. Ma i ricchi padroni non vogliono che regali il cibo avanzato e le ordinano di darlo ai maiali. Notburga non ubbidisce.
Un giorno, il padrone le ordina di fargli vedere che cosa porta dentro al grembiule: Notburga prega il Signore e quando apre il grembiule c’è solo un mucchietto di trucioli di legno. Ma la sua abitudine di portare pane e vino ai poveri, fa sì che la ragazza venga cacciata dal castello con le sue poche cose. Notburga trova lavoro presso un contadino nella vicina Eben: con lui fa un patto: di non lavorare il sabato sera (nel Medioevo considerata già festa) e la domenica perché desidera dedicarsi a Dio e alla preghiera.
Il contadino accetta, ma si pente e un sabato pomeriggio le ordina di continuare a mietere il grano. Notburga si ferma con la falce in mano e volge il suo sguardo al Cielo poi lancia in aria la falce che rimane sospesa, immobile, lasciando esterrefatto il contadino. In seguito Notburga torna nel castello dove lavorava prima: i nuovi padroni lasciano Notburga libera di regalare ai poveri il cibo avanzato. Notburga muore a Rattenberg nel 1313. La sua tomba è tuttora meta di continuo pellegrinaggio. Molto conosciuta in Austria, Baviera, Istria, Nord e Sud Tirolo e Bolzano, Notburga è patrona delle giovani contadine e delle domestiche.
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