Giovedì 16 ottobre 2025

     

    28.a settimana tempo ordinario

     

    Avvenne il 16 ottobre…

    456 – Ricimero sconfigge l’imperatore Avito a Piacenza e diventa signore dell’Impero d’Occidente

    1793 – La regina di Francia Maria Antonietta viene ghigliottinata a Parigi

    1806 – Scoppia la guerra tra la Russia e l’Impero ottomano

    1834 – A Londra un incendio distrugge il Palazzo di Westminster.

    1902 – 1° uso della comparazione di impronte digitali dall’investigatore francese Alphonse Bertillon

    1914 – Prima trasfusione di sangue della 1.a guerra mondiale nell’ospedale di Biarritz (Francia)

    1943 – Ghetto di Roma: deportati 1023 ebrei verso il Campo di sterminio di Auschwitz

    1978 – Roma: il cardinale polacco Karol Wojtyła viene eletto papa con il nome di Giovanni Paolo II

     

    Aforisma dalla Lettera ai Romani  

    “Chiunque tu sia, o uomo che giudichi, non hai alcun motivo di scusa perché, mentre giudichi l’altro, condanni te stesso; tu che giudichi, infatti, fai le medesime cose.”

     

    Santo del giorno

    S. MARGHERITA MARIA ALACOQUE

    Nata in Borgogna nel 1647, Margherita Maria ebbe una giovinezza difficile, soprattutto perché dovette vincere la resistenza dei genitori per entrare, a 24 anni, nell’Ordine della Visitazione, fondato da san Francesco di Sales. Margherita, diventata suor Maria, restò vent’anni tra le Visitandine, e fin dall’inizio si offrì «vittima al Cuore di Gesù».

    Fu incompresa dalle consorelle, malgiudicata dai superiori. Anche i direttori spirituali dapprima diffidarono di lei, giudicandola una fanatica visionaria. Il beato Claudio La Colombière divenne preziosa guida della mistica suora della Visitazione, ordinandole di narrare, nella sua autobiografia, le sue esperienze ascetiche. Per ispirazione della santa, nacque la festa del Sacro Cuore, ed ebbe origine la pratica dei primi Nove venerdì del mese. Morì il 17 ottobre 1690. 

     

    Preghiera Colletta

    Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, o Signore, perché, sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Parola di dio Luca 11,47-54

    Il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.

    Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

     

    Riflessione don Arturo Bellini commenta don Bepo

    «I fanciulli che soffrono: quello che è avvenuto nel periodo di guerra e avviene sempre. Cosa devo fare per i vicini?  Cosa devo fare per i lontani? Economizzare sui cibi e non sciupare. Seguire una vocazione». don Giuseppe Vavassori (22 ottobre 1966).

    In un dialogo catechesi del 1966, il Fondatore del Patronato fa riflettere i suoi allievi sulla sofferenza, in particolare sulla sofferenza dei bambini soli. Ripensando alle due guerre che hanno segnato la sua vita, don Bepo si chiede che cosa fare per vicini e lontani. La risposta tiene insieme l’attenzione ai bisogni e la vocazione: evitare ogni forma di spreco e mettersi in gioco per il Vangelo e promuovere una vita dignitosa per tutti. Non so se don Bepo avesse letto ll giornale dell’anima di papa Giovanni, edito nel 1964. C’è un passaggio che accomuna la spiritualità del papa bergamasco e don Bepo: «Due punte dolorose – scrive il patriarca Roncalli – ho già qui…La esiguità delle rendite della mensa, e la turba dei poveri e delle sollecitazioni per impieghi e per sussidi. Per la mensa non mi è impedito di migliorarne le condizioni e per me ed anche a servizio dei miei successori. Amo però benedire il Signore per questa povertà un po’ umiliante e spesso imbarazzante. Essa mi fa meglio rassomigliare a Gesù povero e a san Francesco, ben sicuro come sono che non morirò di fame. O beata povertà che mi assicura una più grande benedizione per il resto e per ciò che è più importante del mio ministero».

    Don Bepo poteva attingere ai Santi da lui preferiti e alla sua esperienza, ma non esemplifica. In questi giorni causalmente ho incontrato una bella storia di vocazione. Si tratta del brasiliano Moysés Louro de Azevedo Filho che insieme ad altri giovani universitari nel 1982 aprì a Fortaleza (Brasile) il primo Centro di Evangelizzazione «Shalom». Incaricato dal suo vescovo di scrivere una lettera regalo a Giovanni Paolo a nome dei giovani, si domandò: “Ma che regalo devo fare al Santo Padre? Che cosa può dare ad un Papa un giovane di vent’anni?». Moysés pregò e l’ispirazione venne: «Offrirò ciò che ho di più prezioso: la mia vita e la mia gioventù per portare a Gesù Cristo a tutti i giovani lontani da Gesù e dalla Chiesa». Il 9 luglio 1980 Moysés consegnò a Giovanni Paolo II la lettera in cui offriva la sua vita e la sua giovinezza, per donare ad altri ciò che aveva ricevuto: il dono dell’amore di Cristo. E confidò poi: «Il Papa mi ha guardato, il suo sguardo si è fissato su di me, mi ha abbracciato e benedetto. Posso dire che quell’incontro è stato determinante nella mia vita. Lo sguardo del Papa è penetrato nel più profondo della mia anima, l’ha trafitta. Attraverso lo sguardo e l’affetto di Giovanni Paolo II mi sono sentito guardato, amato, accolto, abbracciato e inviato dallo stesso Cristo e dalla Chiesa, mia famiglia». Fu il punto di partenza della comunità «Shalom» per la diffusione del Vangelo. Seguire Gesù equivale a essere suo discepolo, vivere con lui una relazione di affetto e di conoscenza e condividere con Lui una vera comunione per attuare il progetto di Dio e alleviare la sofferenza dei piccoli e dei poveri.

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo perché il processo di pace in Terra Santa sia rispettato da tutti e sostenuto dalla comunità internazionale e si abbandonino le continue polemiche che avvelenano anche le cose buone. 

     

    Don’t Forget! Storia dei martiri cristiani 4.A PARTE

    L’ECUADOR COLONIA SPAGNOLA

    Nel 1526 arrivarono i conquistadores spagnoli, guidati da Francisco Pizarro, diretti inizialmente a Cusco: animato da intenti di conquista, Pizarro si stabilì in un forte a Cajamarca (Perù) dove il 16-11-1532 avvenne l’incontro con l’imperatore Inca Atahuallpa che, colto di sorpresa, fu catturato, ma si salvò promettendo di riempire d’oro gli spagnoli in cambio della vita. Ciononostante, gli spagnoli uccisero lo stesso Atahuallpa e fuggirono dal forte cannoneggiando gli assedianti che li avevano circondati.

    Dalle parti di Quito intanto giungeva il capitano Sebastián de Belalcázar, guidato dai Cañari, nemici di Atahuallpa e intraprese la conquista delle terre ecuadoriane. Nel frattempo a Quito il generale Inca Rumiñahui aveva preso potere: dopo cruente battaglie e prima di lasciare la città in mano agli spagnoli, Rumiñahui la incendiò, ma fu catturato e imprigionato; torturato affinché consegnasse il tesoro di Atahuallpa e non avendolo trovato, nel 1535 lo uccisero con i suoi compagni di battaglia. Nel 1538 Francisco de Orellana fondò Guayaquil e negli anni successivi Loja e Cuenca.

    La popolazione del paese a quei tempi era di 300/350.000 abitanti; negli anni seguenti i colonizzatori divennero la nuova élite dominante, mentre la popolazione indigena era stata decimata anche a causa delle malattie portate dagli stessi spagnoli. Nel 1563 Quito divenne sede del distretto amministrativo spagnolo incluso dapprima nel Vicereame del Perù e in seguito in quello di Nuova Granada. Durante il dominio spagnolo, Guayaquil fu più volte attaccata dai pirati; prima Thomas Cavendish, nel 1586, poi il francese Jacques L’Hermite nel 1624 e ancora gli inglesi con William Dampier nel 1684 e George d’Hout nel 1687.

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