In Africa si era ritagliato un ruolo come pastore di una chiesa evangelica da lui fondata e godeva di una certa agiatezza con sua moglie e i due figli. Non si sa perché abbia deciso di venire in Europa, ma sostiene di essere stato invitato in Finlandia a un convegno (non si è capito bene di che) con permesso temporaneo, biglietto aereo pagato e i soldi necessari all’ottenimento del visto. «Perché non sei rimasto in Finlandia?» chiediamo. E lui: «Nel viaggio un connazionale mi ha invitato a casa sua a Milano… io sono venuto in Italia, ma di lui nemmeno l’ombra».
Non è tutto: «A Milano, non sapendo dove andare, ho dormito su una panchina della stazione e quando mi sono svegliato non avevo più né soldi, né bagaglio». «Quanto ti hanno rubato?». Rimane sul vago, ma intuiamo fossero 10mila dollari. «Ho perso tutto, per questo mi sono rivolto a voi».
Ora condivide una stanza con un altro, ha il cibo e ciò che è necessario, ma si capisce quanto costi adattarsi alla nuova condizione a uno che aveva gente al suo servizio e faceva risolvere i problemi al suo lawyer (avvocato).
Ma dovrà farsene una ragione, anche perché in Africa non vuol tornare e, siccome è uno istruito, gli ho ricordato Dante: «Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ’l salir per l’altrui scale» (Paradiso, Canto 17).
A me però è venuto in mente un pensiero di Blaise Pascal: «Tutta l’infelicità degli uomini viene da una sola cosa: non sapersene stare in pace nella propria stanza».








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