Giovedì 4 dicembre 2025

     

    1.a settimana tempo di Avvento

     

    Avvenne il 4 dicembre…

    1110 – I crociati conquistano Sidone.

    1563 – Si tiene l’ultima sessione del Concilio di Trento.

    1619 – 38 coloni di Berkeley, Inghilterra, sbarcano in Virginia e ringraziano Dio (la data è considerata il primo Giorno del ringraziamento)

    1943 – Il capo della resistenza Tito, proclama il governo democratico in esilio della Rep. Socialista Federale di Jugoslavia.

    1945 – Col voto di 65 a 7, il Senato Usa approva la sua partecipazione alle Nazioni Unite.

    1977 – Jean-Bedel Bokassa, presidente della Repubblica Centrafricana, si incorona imperatore dell’Impero Centrafricano e assume il nome di Bokassa I.

     

    Aforisma di S. Francesco Saverio

    “Che giova all’uomo guadagnare anche tutto il mondo, se poi perde l’anima?”

     

    Santo del giorno

    Nacque a Nicomedia nel 273. Si distinse per l’impegno nello studio e per la riservatezza, qualità che le giovarono la qualifica di «barbara», cioè straniera, non romana. Tra il 286-287 Barbara si trasferì presso la villa rustica di Scandriglia, oggi in provincia di Rieti, al seguito del padre Dioscoro, collaboratore dell’imperatore Massimiano Erculeo.

    La conversione alla fede di Barbara provocò l’ira di Dioscoro e lei fu così costretta a rifugiarsi in un bosco dopo aver distrutto gli dei nella villa del padre. Trovata, fu consegnata al prefetto Marciano. Durante il processo che iniziò il 2-12-290 Barbara difese il suo credo ed esortò Dioscoro a ripudiare la religione pagana per abbracciare la fede cristiana. Il 4/12, infine, fu decapitata con la spada da Dioscoro, che fu colpito però da un fulmine.

    La tradizione invoca Barbara contro i fulmini e il fuoco ed è invocata contro la morte improvvisa, ma la sua protezione fu estesa a chi è esposto al pericolo di morte istantanea, come gli artificieri, gli artiglieri, i carpentieri, i minatori; oggi è venerata anche come protettrice dei vigili del fuoco. Nelle navi da guerra il deposito delle munizioni è denominato “Santa Barbara”.

     

    Preghiera alla Madonna di S. Giovanni Damasceno

    Ti saluto, o Maria, Speranza dei cristiani! Accogli la supplica di un peccatore che ti ama teneramente, ti onora particolarmente e ripone in te tutta la speranza della sua salvezza. Per merito tuo ho la vita. Tu mi riconduci nella grazia di tuo Figlio e sei il pegno certo della mia salvezza.

    Ti supplico, dunque, di liberarmi dal peso dei miei peccati, distruggi le tenebre della mia mente, scaccia i legami terreni dal mio cuore, reprimi le tentazioni dei miei nemici e guida la mia vita, così che possa giungere per tuo messo e sotto la tua guida, all’eterna felicità del Paradiso. Amen

     

    Parola di dio Matteo 7,21.24-27

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia.

    Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

     

    Riflessione Don Arturo Bellini commenta don Bepo 

    «Gli ostacoli allo sviluppo della Fede: l’irriflessione».  Don Bepo Vavassori (dialoghi domenicali 9/41967). In modo sintetico, don Bepo pone nella mancanza di riflessione e nella superficialità nell’affrontare la vita uno degli ostacoli allo sviluppo della fede. Mi ha sempre colpito il primo capitolo della pubblicazione intitolata “Sequela” scritta dal pastore protestante Dietrich Bonhoeffer e incentrata sulla grazia a «caro prezzo».

    Contro la superficialità spirituale di chi pretende di addomesticare il cristianesimo egli ricorda che a Gesù la nostra vita è costata il «caro prezzo» del suo sangue.  Per questo il pastore – morto nel campo di concentramento di Flossenbürg ottant’anni fa – non si stanca di sottolineare l’importanza della confessione individuale. Solo là dove il peccato è chiamato per nome e dove la parola del perdono proviene dall’esterno, attraverso un altro essere umano, i comandamenti di Dio e il Vangelo sono vissuti fino in fondo sul piano personale.

    Diversamente, si entra nella mentalità mercantile della «grazia a buon mercato», che non viene da Dio, ma che siamo inclini a concedere a noi stessi, senza che la nostra vita possa esserne trasformata. Chi non prende sul serio la vita cristiana e non approfondisce le cose vive da surfista sulle onde.  Ma vivere alla giornata, così come capita, senza mai porsi domande sul senso delle cose, senza mai problematizzare la realtà, conduce a lasciarsi prender la mano da futilità e banalità pilotate dal mercato dalle voglie personali. Lo sviluppo della fede è un continuo “ricominciare”. L’impegno per crescere nella fede non si lascia piegare dalle delusioni, ma sa guardar lontano con speranza. 

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo per le missioni cattoliche in tutto il mondo e per i missionari chiamati a portare il lieto annuncio del Vangelo fino ai confini della terra. 

     

    Don’t Forget! Santi e beati della carità

    BEATO JEAN BAPTISTE FOUQUE

    SACERDOTE 1851-1926

    Jean-Baptiste Fouque nacque a Marsiglia il 12-12-1851. I genitori erano Louis Fouque, scaricatore di porto, e Adèle Anne Remuzat, sarta; entrambi molto religiosi. Della sua infanzia non si sa molto, ma il 10-6-1876 divenne sacerdote. Il suo primo incarico durò un anno, nella parrocchia di S. Margherita. Dal dicembre 1877 al luglio 1885 fu di nuovo vicario parrocchiale ad Auriol. Dal 1885 al 1888, fu destinato alla cattedrale di S. Maria Maggiore a Marsiglia. Infine, il 15-4-1888, arrivò nella parrocchia della SS. Trinità, dove abiterà per i successivi 38 anni. Prima ancora di arrivare nella sua ultima destinazione, don Jean-Baptiste inaugurò, il 6 aprile 1888, la casa d’accoglienza della S, Famiglia, per le ragazze che venivano in città come cameriere e dame di compagnia. Nel 1891, ricevette un invito dal vicario generale: doveva occuparsi dei ragazzi abbandonati, ai quali nessuno pensava. La vigilia di Natale, il piccolo Joseph Crouzet fu abbandonato sulla porta di casa e Jean Baptiste affermò: «Lo prendo e inizio». Il 3-10-1892 celebrò la Messa nel Santuario marsigliese della Madonna della Guardia: lo stesso giorno fece nascere Villa Paradiso, dove accolse orfani, portatori di handicap, ragazzi condannati dalla giustizia.

    Nel 1894, anche per ragioni di spazio, trasferì l’opera nel quartiere S. Anna: la Casa degli Angeli Custodi, come fu chiamata, fu da lui affidata alle Figlie della Carità di S. Vincenzo de Paoli. L’idea di essere d’aiuto alle domestiche e alle impiegate che giungevano a Marsiglia per ragioni di lavoro, quindi lontane dalle loro famiglie, non l’aveva abbandonato. Per questo, nel 1903, fondò un ristorante femminile, seguito da un’altra casa di accoglienza per signorine. Nell’antico educandato delle Dame della Dottrina Cristiana, nello stesso anno, impiantò la Scuola S. Tommaso d’Aquino. Ebbe anche attenzione per le donne anziane: trasformò il convento abbandonato, nell’Opera de La Salette. In quegli anni in Francia si profilava la legge che sanciva la separazione ufficiale tra la Chiesa e lo Stato francesi, che comprendeva anche l’espulsione delle congregazioni religiose. Fu questo il motivo che rese vacanti i conventi che don Jean-Baptiste riconvertì in opere caritative.

    La crescente delinquenza giovanile colpì il suo cuore, tanto che, nel 1913, domandò che gli venissero affidati i ragazzi dichiarati colpevoli dai tribunali. Così, il 27 novembre, nacque l’Opera dell’Infanzia Colpevole, che lui affidò alla Congregazione di S. Pietro in Vincoli, perché, all’epoca, i giovanissimi delinquenti venivano internati insieme agli adulti. Don Jean Baptiste era solito dire in riferimento a quest’opera: «Per entrare da noi ci vuole un certificato di cattiva condotta».  Anche la prima guerra mondiale con le sue conseguenze fu, per don Jean-Baptiste, un mezzo per esercitare la carità. Nel 1919, a conflitto finito, voleva fondare un ospedale gratuito, ma non sapeva come trovare i mezzi. L’occasione gli venne quando seppe che, in un convento abbandonato, le truppe americane avevano allestito un ospedale dove avevano prestato soccorso a chi ne avesse bisogno: avevano lasciato la strumentazione medica e il 20-6-1921, nacque l’Ospedale San Giuseppe, dove prestarono servizio per anni le Suore della Presentazione di Tours, a loro volta scacciate dagli ospedali pubblici.

    La sua ultima realizzazione fu, ancora una volta, a favore dei bambini abbandonati perché bisognosi di cure speciali in quanto colpiti da disabilità fisiche o mentali. Acquistò un castello a Montfavet, non lontano da Avignone: dedicandolo all’Angelo Custode (Château Saint-Ange), vi ospitò subito 80 bambini. Per finanziare questa e le altre opere, don Jean-Baptiste riuscì a radunare un certo numero di collaboratori laici, benestanti se non ricchi, in questo modo, riuscì a circondare Marsiglia di una “cintura di carità”. Diventato famoso come «il S. Vincenzo de Paoli di Marsiglia», don Jean-Baptiste non tralasciava gli impegni collegati al suo ministero.

    Celebrava sempre la Messa, era fedele alla recita del Breviario e alla preghiera del Rosario. Ogni giorno era in confessionale, pronto a dispensare il perdono di Dio e a ridare direzione a chiunque la cercasse. Come suo motto assunse un versetto del Vangelo: «Tutto è possibile per chi crede». Il 9-2-1925 il sindaco di Marsiglia denunciò una riunione privata della Lega di Difesa religiosa e di Azione cattolica, affermando che rischiava di condurre la Francia a «un fascismo odioso e rivoltante». Alcuni manifestanti di estrema sinistra aggredirono i partecipanti, colpendoli con sassi e manganelli. Tra gli aggrediti ci furono due morti, mentre don Jean-Baptiste, che aveva 70 anni, era tra i feriti. Un anno più tardi, il 1-12-1926, celebrò la sua ultima Messa. Appariva stanco, col peso degli anni e di tutte le fatiche compiute per salvare i più giovani. Il 5 dicembre, rese l’anima a Dio.

     

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