3.a settimana tempo di Avvento
Avvenne il 17 dicembre…
546 – Totila e i suoi ostrogoti entrano a Roma grazie al tradimento della guarnigione isaurica.
1538 – Papa Paolo III scomunica il re Enrico VIII d’Inghilterra.
1903 – Viene effettuato il primo volo a motore dei fratelli Wright.
1973 – L’American Psychiatric Association toglie l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.
1973 – Un commando terroristico palestinese attacca l’aeroporto di Roma-Fiumicino causando, oltre a ingenti danni, la morte di 32 persone e il ferimento di altre 15.
2006 – Il re Jigme Singye Wangchuck abdica al trono del Bhutan.
2014 – Il presidente USA Barack Obama annuncia di voler porre fine all’embargo contro Cuba
Aforisma di Madre Teresa di Calcutta
“Dedicate almeno mezz’ora al giorno alla preghiera personale con Dio. La preghiera purificherà i vostri cuori e al tempo stesso vi darà luce e mezzi per trattare chiunque con amore e con rispetto. “
Santo del giorno

Provenzale, docente di teologia a Parigi, prete a 40 anni, Giovanni de Matha lasciò la cattedra, divenendo sacerdote. Durante la 1.a messa, il 28-2-1193, gli comparve la visione di un Uomo dal volto radioso, che teneva per mani due uomini con catene ai piedi, l’uno nero e deforme, l’altro pallido e macilento; quest’uomo gli indicò di liberare queste povere creature incatenate per motivi di fede.
Giovanni De Matha comprese che quell’uomo era Gesù Cristo, che rappresentava la Trinità, e gli uomini in catene erano gli schiavi cristiani e musulmani. Capì, quindi, che sarebbe stata questa la sua missione di sacerdote: quella di liberare gli schiavi cristiani in Africa. Dopo aver meditato sull’impresa fondò nel 1194 in Cerfroid, a 100 km da Parigi, con 4 eremiti l’Ordine della SS. Trinità (“Ordo Sanctae Trinitatis et redemptionis captivorum”), dall’austera regola.
Ottenuta l’approvazione di Innocenzo III il 17-12-1198, partì per il Marocco. Iniziarono così i primi riscatti di schiavi. Il tema era allora molto sentito, tanto che san Pietro Nolasco fondò nel 1218, con lo stesso scopo, i Mercedari. Giovanni morì a Roma, ma nel Seicento il suo corpo venne portato a Madrid. Fu santificato nel 1666.
Preghiera Colletta
Dio creatore e redentore, che hai rinnovato il mondo nel tuo Verbo, fatto uomo nel grembo di una Madre sempre vergine, concedi che il tuo unico Figlio, primogenito di una moltitudine di fratelli, ci unisca a sé in comunione di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen
Parola di dio Matteo 1,1-17
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono 14, da Davide fino alla deportazione in Babilonia 14, dalla deportazione in Babilonia a Cristo 14.
Riflessione di Michel Quoist
Ho preso la parola, Signore, e mi sono stizzito. Sono stizzito perché mi sono agitato, speso, con il gesto e con la voce. E temo di non aver dato l’essenziale. Ho preso la parola, Signore, e son inquieto, ho paura di parlare, perché è grave disturbare gli altri, farli uscire da loro, immobilizzarli sulla soglia di casa loro; è grave trattenerli lunghi minuti, a mani tese, cuore teso, alla ricerca di un lume o di un po’ di coraggio per vivere e per agire. Se io li rimandassi a mani vuote, Signore! Eppure debbo parlare. Mi hai donato la parola per alcuni anni, e debbo servirmene. Son debitore della mia anima agli altri, e sulle mie labbra le parole attendono per trasportarla presso gli altri in lunghi convogli serrati.
Perché l’anima non saprebbe esprimersi se le fosse tolta la parola. Non si sa nulla del bimbo racchiuso nella sua carne e la famiglia tutta esulta quando, a sillabe, a parole, a frasi, la sua anima appare davanti alla nostra anima. Ma la famiglia si raccoglie disperata al capezzale del morente, ascoltando le ultime parole, che egli pronuncia. Egli se ne va, chiudendosi nel silenzio, ed i parenti non conosceranno più la sua anima quando pietosamente ne avranno chiuso gli occhi e serrato le labbra. La parola è una grazia, Signore, e non ho il diritto di tacere per orgoglio, viltà, negligenza o paura dello sforzo. Gli altri hanno diritto alla mia parola, alla mia anima, perché ho un messaggio da trasmettere da parte Tua. E nessun altro che me, Signore, sarebbe in grado di dirlo loro.
Ho una frase da pronunciare, breve, forse, ma ripiena della mia vita. Non mi posso sottrarre. Ma le parole che lancio debbono essere parole vere. Sarebbe abuso di fiducia captare l’attenzione altrui se sotto la scorza delle parole non dessi la verità dell’anima. Le parole che spando debbono essere parole vive, ricche di quanto la mia anima unica ha colto del mistero del mondo e del mistero dell’uomo. Le parole che dono debbono essere portatrici di Dio, perché le labbra, che mi hai donato, Signore, sono fatte per dire la mia anima, e la mia anima Ti conosce e ti tiene avvinto.
Perdonami, Signore, per aver parlato tanto male; Perdonami per aver spesso parlato per non dir nulla; Perdonami i giorni in cui ho prostituito le mie labbra pronunciando parole vuote, parole false, parole vili, parole in cui Tu non hai potuto infiltrarti. Sorreggimi quando debbo prendere la parola in un’assemblea, intervenire in una discussione, conversare con un fratello. Fa’ soprattutto, o Signore, che la mia parola sia un seme. E che quanti ricevono le mie parole possano sperare una bella messe.
Intenzione di preghiera
Preghiamo perché viviamo il tempo di Avvento in spirito di preghiera e intensificando la carità verso il prossimo e la pratica della vita buona.
Don’t Forget! Novena di Natale 1° GIORNO
“ECCO VIENE IL RE, SIGNORE DELLA TERRA, ED EGLI STESSO TOGLIERÀ IL GIOGO DELLA NOSTRA SCHIAVITÙ”.
Antifona dei vespri


Nel 1° giorno della Novena, il Signore viene celebrato come Re venuto sulla terra a stabilire il regno del Padre non con la forza del conquistatore, ma con la bontà e l’amore del Pastore. Ecco il Signore, il Re della Terra viene e non ha scelto altra via per redimere gli uomini dal peccato, che lavarli con il proprio sangue. La croce, in verità, è il trono regale di Cristo; dalla croce estende le braccia per stringere a sé tutti gli uomini e dalla croce li governa con il suo amore. Soltanto a questo prezzo li ha introdotti nel suo regno, dove li ha ammessi senza il giogo della schiavitù, non più servi, ma amici, fratelli e coeredi della sua regalità.








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