XXVIII Settimana tempo Ordinario
Preghiera del giorno
Ti prego con la fede più profonda, di guidare con pazienza il mio cammino, di condurmi sulle strade della vita, nel rifiuto dei miei deboli consensi. Io voglio amarTi solamente perché Tu esisti e non soltanto per paura o per bisogno, e nel calore di un’antica mia visione io Ti cerco fornitore di certezze. Col Tuo volto che riaccende la speranza io riposo attendendo il Tuo messaggio.Amen”.
San Callisto I Papa
Schiavo e frodatore, fuggito in Portogallo, fu arrestato e ricondotto a Roma, dove fu condannato ai lavori forzati nelle miniere in Sardegna. Tornato a Roma per un’amnistia, fu incaricato da Papa Zefirino della cura dei cimiteri della Chiesa. Alla morte di Zeffirino, fu eletto papa. Ma si attirò le inimicizie di un’ala della comunità cristiana di Roma che lo accusò, falsamente, di eresia. Il riscatto definitivo venne dal suo martirio. Callisto, infatti, fu gettato in un pozzo di Trastevere, forse in una sommossa popolare contro i cristiani nel 222
La Parola di Dio del giorno Luca 11,42-46.
In quel tempo, Gesù disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio e poi trasgredite la giustizia e l’amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre. Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Uno dei dottori della legge intervenne: «Maestro, dicendo questo, offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».
Riflessione Per Il Giorno (S. Gregorio di Nissa)
Tre sono gli elementi che manifestano e distinguono la vita del cristiano: l’azione, la parola e il pensiero. Primo fra questi è il pensiero, al secondo posto viene la parola che dischiude e manifesta ciò che è stato concepito col pensiero. In terzo luogo, si colloca l’azione, che traduce nei fatti quello che è stato pensato. Se perciò una qualunque delle molte cose possibili ci porta naturalmente o a pensare o a parlare o ad agire, è necessario che ogni nostro detto o fatto o pensiero sia indirizzato e regolato da quelle norme con le quali Cristo si è manifestato, in modo che non pensiamo né diciamo, né facciamo nulla che possa allontanarci da quanto ci indica quella norma sublime.
Intenzione del giorno
Preghiamo perché impariamo a dire sempre ciò che pensiamo e a fare ciò che diciamo e perché il nostro pensiero, sorgente della parola e dell’azione, sia sempre puro e conforme alla volontà di Dio.
Il quadro della settimana – 97° quadro della serie: i 1.000 quadri più belli del mondo”
La Nascita di Venere è un’opera iconica del Rinascimento italiano, considerata simbolo di Firenze e della sua arte. Dipinta per la villa medicea di Castello, pare che facesse anticamente pendant con l’altrettanto celebre Primavera (pure di Botticelli) con cui condivide provenienza storica, formato e riferimenti filosofici. Rappresenta una delle creazioni più elevate dell’estetica del pittore fiorentino, oltre che un ideale universale di bellezza femminile. La Nascita di Venere infatti è considerata l’idea perfetta di bellezza femminile nell’arte, così come il David quella di bellezza maschile: per questo i fiorentini si vantano di possedere i canoni della bellezza artistica. Il dipinto rappresenta la nascita di Venere nata dalla spuma del mare. Al centro, Venere dalla chioma dorata, è sospinta a sinistra da Zefiro, personificazione dei venti di ponente, al quale è aggrappata Clori. A destra l’ancella Ora porge una veste ricamata alla Dea. Il mantello di Ora sembra quasi prolungare le ali di Zefiro e per insieme creare una sorta di arco che racchiude il tema centrale. La figura di Venere è idealizzata e dà un’impressione di equilibrio e armonia. La sua carnagione è bianchissima e come unica veste ha i lunghi e folti capelli; rivolge allo spettatore uno sguardo insieme seducente e malinconico.
La nudità della dea rappresenta la la purezza, semplicità e nobiltà dell’anima, una bellezza spirituale più che fisica: non a caso è stato fatto un parallelismo tra Venere e l’anima cristiana, che nasce dalle acque del battesimo. Il volto pare che si ispirasse alle fattezze di Simonetta Vespucci, che morì a soli 23 anni e la cui bellezza “senza paragoni” fu cantata da artisti e poeti fiorentini. A sinistra Zefiro e Clori sua sposa, fluttuano nell’aria indossando vesti azzurre e verdi: i due hanno il compito di sospingere a riva la fanciulla. Il loro abbraccio simboleggia la passione amorosa di cui Venere è il simbolo, mentre la pioggia di rose allude alla bellezza che l’amore genera. Sulla riva dell’isola di Cipro, Flora, una delle Ore (figlie di Zeus) che presiede al mutare delle stagioni, accoglie Venere porgendole un mantello trapuntato di fiori: è la casta ancella di Venere ed ha un vestito setoso riccamente decorato con fiori e ghirlande di rose e fiordalisi. Il prato è fiorito di violette simbolo di modestia, mentre gli alberi sulla destra sono stati identificati coi melaranci, noti per le loro proprietà terapeutiche. Nonostante varie interpretazioni, il significato della Nascita di Venere è sfuggente. La proposta che ha più seguito, vi vede la rappresentazione dell’Humanitas, virtù superiore incarnata nella sublime bellezza, nata dall’unione dello spirito con la materia, dell’idea con la natura, secondo i principi della filosofia neoplatonica che informavano la cultura fiorentina del tempo. Secondo altri invece il quadro potrebbe celebrare alla nascita di una bimba della famiglia Medici nel 1484, il cui nome, Maria Margherita, sembra ricollegarsi ai fiori sul manto rosa nel quadro e alla conchiglia, dato che in latino il termine margarita significa “perla”.
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