frammenti di vita del Patronato

    E’ arrivato dal Gambia, il più piccolo paese dell’Africa continentale, portando con sé a soli 21 anni un pesante bagaglio di dolore. Dopo che dei delinquenti disposti a tutto por di sottrarre alla sua famiglia il piccolo “business” –un negozietto- gli hanno sterminato papà, mamma e fratello, si è sottratto al rischio di subire la stessa sorte fuggendo in Senegal da dove ha iniziato una via crucis di due anni nel Sahara attraverso Mali, Niger e Libia fino a Tripoli da dove si è imbarcato verso le coste italiane. Accolto al centro profughi, ne era stato espulso per colpa d’altri, perdendo tutto una seconda volta. Approdato al Patronato, ha cercato di ottenere il permesso di soggiorno che gli è stato negato per “insufficienza di motivazioni…” E per la terza volta la vita gli ha detto di no. Per mesi ha dormito sotto una tettoia, perché non c’era posto, ma non ha mai preteso nulla e ha accolto tutto con gratitudine, mettendosi a disposizione se ce n’era bisogno. Basta guardarlo in faccia per capire gli abissi di dolore che la vita gli ha scavato nell’animo, ma il sorriso è intatto e la sua umiltà lascia confusi. Vien da pensare alle parole di Gesù: “Beati i miti perché possederanno la terra”.         

     

    – don Davide

     

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