C’è una risposta per i tempi duri

     

    Al Patronato a volte si fanno incontri davvero sorprendenti. Mesi fa un prete dalla fede profonda e dalla dedizione assoluta al ministero, sfogava la sua amarezza di fronte “al covid19 che ha dimezzato le presenze in chiesa… ai banchi sempre più vuoti… ai bambini sempre più rari… ai giovani spariti… ai preti che invecchiano e non sono rimpiazzati…

    Sta venendo giù tutto e non vediamo più il futuro. Mi sento un fallito… Dove stiamo sbagliando?” si chiedeva con le lacrime agli occhi.

    Allora mi ricordai di un testo (1) su S. Francesco che mi aveva illuminato nei tempi più duri della missione.

    Il santo, in crisi riguardo al futuro del suo ordine, si era rivolto a sorella Chiara che gli aveva risposto: “Mettiamo che una nostra suora venga a scusarsi d’aver rotto un oggetto per via d’un gesto maldestro o di poca attenzione: ebbene, le farei un rimprovero e le infliggerei una penitenza.

    Ma se venisse a dirmi d’aver dato fuoco al convento e che tutto è bruciato, in tal caso non avrei nulla da ribattere. La distruzione del convento è un fatto troppo grande perché io possa esserne turbata.

    Ciò che Dio stesso ha costruito non può dipendere dalla volontà o dal capriccio di una delle sue creature, ma si fonda per forza su basi ben più solide”.

    (1) Éloi Leclerc “La sapienza di un povero”.

     

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