Domenica 2 novembre 2025

     

    31.a settimana tempo ordinario

    Commemorazione di tutti i defunti

     

    Aforisma dal libro del Profeta Isaia 25

    «In quel giorno, il Signore eliminerà la morte per sempre…asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra».

     

    Preghiera Colletta

    O Dio, gloria dei credenti e vita dei giusti, che ci hai salvati con la morte e la risurrezione del tuo Figlio, sii misericordioso con i tuoi fedeli defunti; a loro, che hanno creduto nel mistero della nostra risurrezione, dona la gioia della beatitudine eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Parola di Dio nel giorno della Commemorazione di tutti i fedeli defunti

    Isaia 25,6.7-9 Salmo 24; Romani 8,14-23; Matteo 5,31-46

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

    Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”.

    E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.

    Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

     

    Riflessione di S. Agostino

    Le lacrime di chi sopravvive alla morte di una persona cara si tramutano in speranza e S. Agostino (354-430) le asciuga facendosi portavoce delle persone che, temporaneamente, ci hanno lasciato: «Sono ormai assorbito dall’incanto di Dio, dalle sue espressioni di sconfinata bellezza. Le cose di un tempo sono così piccole e meschine al confronto! Mi è rimasto l’affetto per te, una tenerezza che non hai mai conosciuto! Ci siamo amati e conosciuti nel tempo: ma tutto era allora così fugace e limitato! Tu pensami così; nelle tue battaglie pensa a questa meravigliosa casa, dove non esiste la morte…». E poi prosegue: «La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto.

    Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.

    La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace».

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo perché, consapevoli di appartenere al corpo di Cristo che è la Chiesa e attraverso la preghiera e i sacramenti rimaniamo uniti nel corpo mistico che è la comunione dei santi.

     

    Don’t Forget! 2 NOVEMBRE COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

    Nell’840 la festa di Ognissanti fu ufficialmente istituita il 1° novembre da Papa Gregorio IV. L’idea di commemorare liturgicamente i defunti nacque su ispirazione di un rito bizantino, che celebrava tutti i morti il sabato prima della domenica di Sessagesima cioè la domenica che precedeva di due settimane l’inizio della Quaresima, più o meno nel periodo compreso fra la fine di gennaio ed il mese di febbraio. La commemorazione appare già nel secolo IX, in continuità con l’uso monastico del secolo VII di consacrare un giorno completo alla preghiera per i defunti.

    Il Vescovo S. Amalario (775-850), nel secolo IX, pose la memoria di tutti i defunti subito dopo a quella dei Santi. Nella Chiesa latina il rito viene fatto risalire al benedettino S. Odilone (961-1049), quinto abate di Cluny, che nel 998, secondo la Cronaca di Sigebert di Gembloux (1030 ca.-1112), stabilì che le campane dell’abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1° novembre per celebrare i defunti ed il giorno dopo la Santa Messa sarebbe stata offerta “pro requie omnium defunctorum”; venne data così disposizione che in tutti i conventi cluniacensi il 2 novembre, dopo i vespri di Ognissanti, si celebrasse la memoria dei defunti e si pregasse per loro.

    Successivamente questa pratica si estese a tutta la Chiesa Cattolica, costituendo per quella data il Giorno dei morti. Ufficialmente la festività, chiamata originariamente Anniversarium Omnium Animarum, appare per la prima volta nell’Ordo Romanus del XIV secolo.

     

     

     

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