domenica 4 ottobre ’20

     

     

    XXVIIa Settimana Tempo Ordinario

     

    Frase di S. Francesco

    Un raggio di sole è sufficiente a cancellare milioni di ombre

     

    S. FRANCESCO D’ASSISI

    Nato nel 1181, Francesco aspirava a entrare nella cerchia dei nobili cittadini. I progetti furono interrotti dalla voce divina che lo invitava a ricostruire la Chiesa. Abbandonati la famiglia e gli amici, condusse vita di penitenza e povertà, predicò il Vangelo e si unirono a lui i discepoli coi quali si recò a Roma per avere dal Papa l’approvazione della sua regola di vita. Accorsero alla sua predicazione folle e schiere di discepoli che chiamò frati e accolse Chiara che diede inizio al 2° ordine, e fondò un 3° ordine per i laici. Morì nella notte tra il 3 e 4 ottobre 1228.  Francesco d’Assisi e Caterina da Siena sono patroni d’Italia

    Iniziamo la giornata pregando

    Padre giusto e misericordioso, che vegli incessantemente sulla tua Chiesa, non abbandonare la vigna che la tua destra ha piantato: continua a coltivarla e ad arricchirla di scelti germogli, perché innestata in Cristo, vera vite, porti frutti abbondanti di vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…Amen

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio

    Isaia 5,1-7;LETTURE:

    Salmo 79;

    Filippesi 4,6-9;

    Matteo 21,33-43

     

    Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

     

    Riflessione per il giorno (commento al Vangelo)

    Gesù racconta di una vigna con una vendemmia di sangue e tradimento. La parabola è trasparente. La vigna è Israele, siamo noi, sono io: tutti insieme speranza e delusione di Dio, fino alle ultime parole dei vignaioli, insensate e brutali: «Costui è l’erede, venite, uccidiamolo e avremo noi l’eredità!». Il movente è avere, possedere, prendere, accumulare. Questa ubriacatura per il potere e il denaro è l’origine delle vendemmie di sangue della terra, «radice di tutti i mali» (1Tm 6,10). Eppure come è confortante vedere che Dio non si arrende, non è mai a corto di meraviglie e ricomincia dopo ogni tradimento ad assediare di nuovo il cuore, con altri profeti, con nuovi servitori, con il figlio e, infine, anche con le pietre scartate. Conclude la parabola: «Che cosa farà il Padrone della vigna dopo l’uccisione del Figlio?» La soluzione proposta dai giudei è logica, una vendetta esemplare e poi nuovi contadini, che paghino il dovuto al padrone. Gesù non è d’accordo, Dio non spreca la sua eternità in vendette. E infatti introduce la novità propria del Vangelo: la storia perenne dell’amore e del tradimento tra uomo e Dio non si conclude con un fallimento, ma con una vigna nuova.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché si rinnovi la fede nelle popolazioni europee devastate dalla secolarizzazione.

     

    Don’t forget…

    Il ricordo e il grazie…

    Mario Rota

    Sagrestano a Brembate Sopra

    Morto il 1° aprile 2020

    Mario aveva 74 anni. Ha lavorato nell’azienda ex Philco di Brembate Sopra e dal 2001 ha iniziato a collaborare con la parrocchia e ne è diventato sacrista. La sua presenza non passava mai inosservata per l’affabilità e la partecipazione ai momenti della vita comunitaria. Si ritrovava in lui una fede semplice, ma non bigotta, che si nutriva di ciò che ricordava e raccontava della storia locale, dei sacerdoti, degli avvenimenti del paese, delle lezioni di vita, del suo sostare in silenzio prolungato in chiesa attendendo le celebrazioni, momenti nei quali si capiva che per lui la fede e la preghiera era un “raccontarsi” al Signore. Mario si è trasferito più in Alto, in un luogo dove con lo sguardo rivolto alla tua comunità, continuerà ad accendere le candele, a suonare le campane e a donare quel suo simpatico burbero sorriso.

     

     

     

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