Certi drammi personali a volte possono aiutarci a interpretare le mosse che le grandi potenze in totale impunità stanno compiendo sullo scacchiere mondiale. Come la vicenda di un africano che a chi gli chiede di che Paese sia, risponde «del Biafra».
Ma dopo la disfatta dei sogni indipendentisti nel 1970, del Biafra è scomparso persino il nome sulla cartina politica della Nigeria e l’antico golfo di Biafra oggi si chiama golfo di Bonny.
Ebbene O.A. non accetta questa situazione: «Siccome la Nigeria non riconosce il mio Paese, io non riconosco la Nigeria». Poco male, ma per avere il permesso di soggiorno ha bisogno di documenti che solo l’ambasciata nigeriana può rilasciargli… Glielo si è detto in tutti i modi, ma non ha voluto saperne finendo prima in strada e poi in carcere per aver sostenuto in modi poco urbani la sua fede politica.
Noi lo abbiamo accolto ugualmente ma a condizione che contatti un avvocato, accetti un compromesso sui documenti e non si metta più nei guai per le sue pur legittime convinzioni politiche. Per un po’ è stato calmo, finché provocato per la sua «maglietta biafrana» ha scatenato una lotta furiosa da cui è uscito demolito come il suo Paese 55 anni fa.
Con la Croce Rossa è arrivata la polizia che se ne è fatta carico e solo dopo due giorni abbiamo scoperto che era stato chiuso in un Cpr (Centro per rimpatrio) lontano da Bergamo. Uno senza documenti che forse ha litigato anche coi poliziotti, che altra fine poteva fare?
Ma O.A. mi ha ricordato la fierezza di quei popoli che non cedono ai prepotenti e resistono anche a costo di perderci e che sono aspramente rimproverati da quelli che dicono di amare la pace, sì ma solo la loro.
Nessun commento
È possibile postare il commento di prima risposta.