È pur sempre un povero figlio di Dio

     

    Che il Patronato sia un luogo sorprendente e stimolante è fuori discussione, ma non sempre le sorprese sono gradite e di certi stimoli si farebbe volentieri a meno. Sabato mattina ore 9,15: la preghiera si è conclusa e le persone tornano a casa.

    La quiete è interrotta dalla concitazione di alcuni ospiti africani che se la prendono con uno di loro che però si lascia scivolare addosso insulti e improperi, concentrato com’è sulla sua mano sanguinante.

    L’impulso è di difendere la vittima dalla aggressione del gruppo, ma la verità è che il colpevole è il ferito il quale ha sferrato un violento pugno nel lunotto di un’auto mandandolo in frantumi, come reazione al rifiuto di un ospite di dargli una mancia.

    «Ho colpito l’auto per non colpire lui» si giustifica, ma il fatto è che a essere danneggiati, oltre all’auto sono la povera proprietaria della stessa, il Patronato che pagherà i danni e lui che portiamo al Pronto soccorso. Tornato a casa fa l’offeso, come se fossero gli altri i colpevoli, non lui: tentare di fargli capire le cose è inutile, perché prima della mano, si è danneggiato il cervello, ma è pur sempre un povero figlio di Dio.

    Così si è deciso di prendere contatto con i suoi fratelli in Africa con i quali si lavora al rimpatrio; nel frattempo lo si tiene calmo, non facendogli mancare di tanto in tanto la sua mancia.

     

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