Fare il bene è il nostro «possibile»

     

    Non so se tanti anni di vita mi siano serviti a diventare buono, ma di sicuro mi hanno fatto capire che Dio buono lo è per davvero e fa con gli uomini un po’ come il nostro intransigente professore di latino e greco faceva con noi in ginnasio. A fine anno dopo aver sommato tutti i voti di esperimenti in classe, compiti e interrogazioni non faceva la media per ricavarne il voto finale, ma guardava se ci fosse stata una qualche progressione.

    Così capitava che sommando 1+2+3+4+5+6… non scrivesse come logico voto finale 3 e ½, ma 6 meno, «perché – spiegava – vedo un progressivo aumento che dimostra buona volontà». Insomma ci strapazzava, ma senza umiliarci e facendoci capire che avrebbe chiesto a noi alunni sempre e solo il possibile, perché, sosteneva che: «Ad impossibilia nemo tenetur».

    È quel che Dio fa con noi: all’impossibile ci pensa lui e se a noi chiede qualcosa, vuol dire che lo possiamo fare (nel Vangelo di oggi Gesù dice che per andare in paradiso basta un bicchiere di acqua offerto in suo nome!). Ho scritto questo perché troppe volte sento dire che essere buoni, corretti, onesti ecc. oggi è difficile, per non dire impossibile. A me pare invece che fare il bene, semplifichi la vita; fare il male, la complichi. E Dio non si diverte a complicarci la vita, ma gode nel semplificarcela.

     

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