L’afa notturna è così insopportabile che la tensione si può tagliare col coltello: c’è da temere che prima o dopo scoppi la tempesta.
E difatti verso le 23,15 il silenzio è rotto dal confronto concitato di due che in un istante mettono in atto uno scontro fatto di grida, spintoni e cazzotti. Le motivazioni sono banali, ma si sa che basta nulla a scatenare l’incendio. C’è chi propone di chiamare la polizia, ma alla fine i presenti intervengono e riescono un po’ con le buone e un po’ con le cattive a separare e a calmare i litiganti, così che verso le 23,30 la quiete torna a regnare nel grande cortile. Uno dei più attivi nel ruolo di pacificatore mi fa: “Non capisco perché voi italiani avete sempre bisogno di chiamare la polizia…In Africa due che hanno problemi si appartano, discutono e vengono alle mani se necessario: chi perde, accetta il verdetto e il conflitto ha termine”.
“Non mi pare il modo giusto di risolvere i problemi, se è il prepotente ad averla vinta”, osservo.
“Non è detto: chi non ha la forza fisica, ma ha il cervello, farà di tutto per evitare lo scontro; in caso contrario potrà sempre fare ricorso a intelligenza e furbizia. E non è detto che perda”.
– don Davide –
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