Aforisma del giorno
Credo nel Dio che ha creato gli uomini, non nel Dio che gli uomini hanno creato. (Alphonse Karr)
Iniziamo la Giornata Pregando (S. Giuseppe Studita)
“Placa, o Madre, la tempesta dell’anima mia, che sola ti sei mostrata sulla terra porto di quanti navigano nei mali della vita. Tu che hai generato la Luce, illumina, o Pura, gli occhi del mio cuore. Sei stata data a noi, sulla terra, come protezione, baluardo e vanto. Ci sei stata data come torre e sicura salvezza, o Fanciulla. Per questo non temiamo più i nemici noi che piamente ti magnifichiamo”
Nome di Maria
Questa festa che nasce in Spagna alla metà del XII sec fu estesa all’intera chiesa da Papa Innocenzo XI per commemorare la liberazione di Vienna dall’assedio dei Turchi.
Guido di Anderlecht Pellegrino. (950 circa-1012)
Oggi è l’anniversario della morte di questo umile santo diventato, per la sua professione, patrono dei sacrestani che sono 20.000, sparsi nelle parrocchie d’Italia e organizzati in una federazione, la Fiudac. Di loro 18.000 sono volontari; 2.000 invece regolarmente assunti con contratto nazionale.
La Parola di Dio del giorno Luca 6,27-38.
Gesù disse ai discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante”.
Riflessione Per Il Giorno (Mons. Ravasi. Mattutino)
L’umorismo è l’arte di sfiorare senza insistere. Perché mai la barzelletta dev’essere quasi sempre greve? Perché la satira deve sconfinare nell’aggressione? Perché l’ironia deve trasformarsi in sarcasmo? Perché la battuta, soprattutto televisiva, dev’essere volgare o sguaiata? Sono interrogativi che affiorano spontaneamente se consideriamo la definizione citata che è stata coniata dal filosofo francese Vladimir Jankélévitch (1903-1985). Non c’è bisogno di insistere su questo tema perché è ormai davanti agli occhi e nelle orecchie di tutti; anzi, ciascuno di noi è stato un po’ colpito e sporcato da questa abitudine all’eccesso, per cui non ci si diverte più con levità ma in modo pesante e scomposto. Io, però, vorrei assumere la frase evocata solo per raccogliere quel verbo, «sfiorare», un vocabolo desueto non tanto nell’uso quanto nella sua sostanza di significato. La televisione, infatti, ci ha abituato a mostrare tutto, senza limiti di pudore o rispetto. Si deve sempre calcare la mano e giungere fino all’estremo sia per quanto riguarda il sesso, sia per la violenza, sia per ogni altra dimensione umana? Si è, così, persa la bellezza dell’eros vero che è solo allusione; si è smarrita la pietà che è delicatezza e compassione; si è cancellato il riserbo che è finezza. Non si accenna più, si vuole solo descrivere tutto; non si lambiscono i confini ma si invade ogni spazio in modo grossolano; non si rasentano le pareti della casa ma si vuole assaltarne l’intimità. E molti cercano questa impudente ostentazione di sé, senza dignità. Ecco perché è necessario ritrovare il verbo «sfiorare».
Intenzione del giorno
Preghiamo perché le religioni portino nel mondo colui che più manca a tutti: Dio.
Don’t forget! Rubrica delle Buone notizie
Papa Francesco ad Akamasoa – Madagascar
Madagascar Papa Francesco ha visitato la “città dell’Amicizia”, progetto virtuoso di solidarietà nato nel 1989 grazie all’impegno del missionario argentino Padre Pedro Opeka che ha accolto il Pontefice a suo arrivo. La struttura, situata nei pressi della discarica della capitale Antananarivo, offre alloggio a 30 mila famiglie povere, garantendo servizi – come la scuola e il pagamento dei trasporti – in cambio di lavoro nelle attività quotidiane. Un simbolo concreto di speranza, secondo il Papa e “espressione della presenza di Dio in mezzo al suo popolo povero”. Diciamolo con forza: la povertà non è una fatalità”. È il saluto del Papa alla Città dell’amicizia. “È una grande gioia per me trovarmi in mezzo a voi in questa grande opera”, ha esordito Francesco, secondo il quale “Akamasoa è l’espressione della presenza di Dio in mezzo al suo popolo povero: è la presenza di un Dio che ha deciso di vivere e rimanere sempre in mezzo al suo popolo” ha esclamato il Papa riferendosi ai 25mila abitanti di questa città speciale: “Vedendo i vostri volti radiosi, rendo grazie al Signore che ha ascoltato il grido dei poveri e che ha manifestato il suo amore con segni tangibili come la creazione di questo villaggio”. “Questa gente è il risultato di molti anni di duro lavoro”, l’omaggio di Francesco: “Alla base troviamo una fede viva che si è tradotta in azioni concrete capaci di spostare le montagne. Le basi del lavoro fatto insieme, del senso di famiglia e di comunità hanno reso possibile ripristinare la fiducia non solo dentro di voi, ma tra di voi. Un’educazione ai valori grazie alla quale quelle prime famiglie che iniziarono l’avventura con padre Opeka hanno potuto trasmettere l’enorme tesoro di impegno, disciplina, onestà, rispetto di sé stessi e degli altri. E avete potuto capire che il sogno di Dio non è solo il progresso personale ma soprattutto quello comunitario; che non c’è peggior schiavitù – come ci ha ricordato padre Pedro – di vivere ognuno solo per sé”.
nell’immagine un dipinto di Marianne von Werefkin09
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