Giovedì 12 settembre 2024

     

    XXIII settimana T. Ordinario

     

    Avvenne il 12 settembre…

    490 a.C. – Gli ateniesi sconfiggono i persiani nella battaglia di Maratona.

    1683 – La Lega Santa ottiene la vittoria nella battaglia di Vienna ponendo fine all’assedio ottomano.

    1919 – Gabriele D’Annunzio con 2.500 legionari occupa Fiume e l’annette all’Italia.

    1943 – Benito Mussolini è liberato dalla prigionia sul Gran Sasso dai tedeschi.

    1953 – John Fitzgerald Kennedy sposa Jackie Bouvier.

    1990 – Firmato il trattato fra la RFT, la RDT e le forze internazionali che occupano la Germania.

     

    Aforisma di MILAN BEŠTIĆ

    “Il comunismo è un sogno che neppure gli psichiatri riescono a interpretare”.

     

    Preghiera

    O Padre, che ci hai liberati dal peccato e ci hai donato la dignità di figli adottivi, guarda con benevolenza la tua famiglia, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l’eredità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Santissimo Nome di Maria: in questo giorno si rievoca l’ineffabile amore della Madre di Dio verso il suo santissimo Figlio ed è proposta ai fedeli la figura della Madre del Redentore perché sia devotamente invocata. La devozione al nome di Maria nacque in epoca medievale, insieme a quella per il nome di Gesù.

    La festa liturgica fu introdotta in tutta la Chiesa occidentale dal Beato Innocenzo XI dopo la vittoria sui Turchi a Vienna, avvenuta il 12 settembre 1683. Il nome nella Bibbia indica l’identità e la missione di una persona. Ora, se il nome di Maria è forse di origine egiziana, esso contiene la radice del verbo «amare».

    Ella è dunque l’Amata in cui non vi è difetto (cf. Ct 4, 7), «piena di grazia», come la chiama l’angelo Gabriele (Lc ı, 28). Maria è pertanto l’immagine e la primizia della Chiesa, sposa che la grazia di Dio ha trasformato da “non-amata” in “amata” (cf. Os ı, 6; 2, 3).

     

    Parola di Dio del giorno Luca 6,27-38

    Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

    E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.

    Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

     

    Riflessione da “Il cammino dell’uomo” di Martin Buber

    Quando a causa del suo peccato l’uomo si nasconde e persiste nel nascondimento “davanti al volto di Dio”, egli scivola sempre più profondamente, nella falsità. Si crea così una nuova situazione che, di giorno in giorno e di nascondimento in nascondimento, diventa sempre più problematica. E una situazione che si può definire con estrema precisione: l’uomo non può sfuggire all’occhio di Dio ma, se cerca di nascondersi a lui, finisce per nascondersi a sé stesso.

    Non solo: quanto più si nasconde a Dio e di conseguenza a sé stesso, tanto più diventa difficile ritrovare non solo Dio, ma anche sé stesso. Ed è questa la situazione in cui Dio coglie Adamo dopo il suo peccato (Genesi 3,9) e gli rivolge la famosa domanda: Adamo dove sei? Con questa domanda Dio vuole turbare l’uomo, distruggere il suo congegno di nascondimento, fargli vedere dove lo ha condotto una strada sbagliata, far nascere in lui un ardente desiderio di venirne fuori. A questo punto tutto dipende dal fatto che l’uomo si ponga o no la domanda.

    Indubbiamente, quando questa domanda giungerà all’orecchio, a chiunque “il cuore tremerà”. Ma la voce di Dio non giunge durante una tempesta che mette in pericolo la vita dell’uomo; è “la voce di un silenzio simile a un soffio”, ed è facile soffocarla. Finché questo avviene, la vita dell’uomo non può diventare cammino. Per quanto ampio sia il successo e il godimento di un uomo, per quanto vasto sia il suo potere e colossale la sua opera, la sua vita resta priva di un cammino finché egli non affronta la voce. Adamo affronta la voce, riconosce di essere in trappola e confessa: “Mi sono nascosto”. Ed è da qui che inizia il cammino dell’uomo.

    Il ritorno decisivo a sé stessi è nella vita dell’uomo l’inizio del cammino, il sempre nuovo inizio del cammino umano. Ma è decisivo, appunto, solo se conduce al cammino: esiste infatti anche un ritorno a sé stessi sterile, che porta solo al tormento, alla disperazione e a ulteriori trappole.

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo per coloro che ad ogni età soffrono a causa della malattia mentale, perché ad essi siano offerte le cure necessarie dalle strutture sanitarie e l’amore dei fratelli.

     

    Don’t Forget! Santi e beati della carità

    S. Notburga di Eben Domestica

    Notburga nacque nel XIII secolo a Rattenberg nel nord-Tirolo; fu cuoca di un nobile nel castello sul Rottenburg e distribuiva ai poveri tutto ciò che avanzava dalla tavola dei padroni, poi si mise al servizio di un contadino ad Eben, con cui convenne, che avrebbe lasciato il lavoro servile al sabato all’ora dei Vespri, quando cominciava già la festa domenicale, per potersi dedicare alla preghiera ed alle faccende di casa. Dopo qualche tempo, tornò a fare la cuoca nel castello di Rottenburg, e continuò nella sua opera caritatevole nei confronti di poveri e bisognosi, fino alla sua morte, avvenuta il 14-9-1313 e fu sepolta a Eben.

    Non esistono documenti contemporanei, il testo più antico della sua leggenda, in tedesco, si trovava sul dipinto ad olio e su tavola di legno, che una volta abbelliva la tomba di Notburga a Eben e ora disperso. Questo testo riporta il racconto di numerosi miracoli e prodigi verificatesi dopo la morte. L’iconografia che la riguarda è numerosa e riporta come simbolo la falce, che secondo la leggenda, di fronte all’insistenza a continuare a lavorare fatta dal contadino, Notburga lanciò in alto la falce che rimase sospesa in aria.

    In tutti i secoli successivi ella ebbe notevole culto, si sa che nel ‘600 i molti pellegrini erano soliti asportare un poco di terra dal cimitero di Eben, per usarla contro le malattie che colpivano uomini ed animali; si racconta di miracoli e di grande affluenza di devoti. La chiesetta di Eben in cui era sepolta, venne ampliata nel 1434 e nel 1516 e abbellita con il concorso dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo.

    Nel 1718 le reliquie furono ricomposte secondo l’uso dell’epoca, rivestite con seta, oro e argento ed esposte sull’altare maggiore in posizione verticale e lì sono tuttora. È invocata come modello e patrona della gioventù rurale e si venera come patrona di contadini e domestiche. Il suo culto diffuso nel Tirolo, Austria, Istria, Baviera è stato confermato da papa Pio IX con decreto del 27 marzo 1862.

     

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