Giovedì 14 agosto 2025

     

    19.a settimana tempo ordinario

     

    Avvenne il 14 agosto…

    1896 – Nello Yukon (Canada) viene scoperto l’oro.

    1941 – W. Churchill e F. D. Roosevelt firmano la Carta Atlantica con gli intenti per il dopoguerra.

    1941 – M. Kolbe muore nel bunker della fame ad Auschwitz dopo essersi offerto al posto di un altro

    1945 – Il Giappone si arrende dopo l’invasione sovietica della Manciuria e i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki.

    1980 – Lech Wałęsa guida gli scioperi nei cantieri navali di Danzica.

    2018 – Genova crolla il viadotto Polcevera, provocando 43 vittime e 600 sfollati dalle case sottostanti.

     

    Aforisma di Paulo Coelho

    Chi desidera vedere l’arcobaleno, deve imparare ad amare la pioggia.”

     

    Preghiera Colletta

    O Dio, che al santo presbitero e martire Massimiliano Maria Kolbe, ardente di amore per la Vergine Immacolata, hai dato un grande zelo per le anime e un amore eroico verso il prossimo, concedi a noi, per sua intercessione, di impegnarci senza riserve al servizio degli uomini per la tua gloria e di conformarci fino alla morte a Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Massimiliano Maria Kolbe nasce nel 1894 a Zdunska-Wola, in Polonia. Entra nell’ordine dei francescani e, mentre l’Europa si avvia al 2° conflitto mondiale, svolge un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Ammalato di tubercolosi, Kolbe dà vita al «Cavaliere dell’Immacolata», periodico che raggiunge in una decina d’anni una tiratura di milioni di copie.

    Nel 1941 è deportato ad Auschwitz. Qui è destinato ai lavori più umilianti, come il trasporto dei cadaveri al crematorio. Nel campo di sterminio Kolbe offre la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia.

    Muore pronunciando «Ave Maria». Sono le sue ultime parole, è il 14 -8-1941. Giovanni Paolo II lo ha chiamato «patrono del nostro difficile secolo». La sua figura si pone al crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla morte.

     

    Parola di dio Matteo 18,21-19,1

    In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito.

    Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto.

    Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.».

     

    Riflessione P. Massimiliano Kolbe  

    Il 17-2-1941 padre Massimiliano Kolbe fu imprigionato dai nazisti nella prigione Pawiak a Varsavia, insieme a 4 confratelli: padre Giustino Nazim, padre Urbano Cieolak, padre Pio Bartosik e padre Antonin Bajewski (questi ultimi due beatificati il 13 giugno 1999). Dopo aver subito maltrattamenti dalle guardie del carcere, indossò abiti civili, perché il saio francescano li adirava moltissimo. Il 28 maggio fu trasferito al campo di sterminio Auschwitz, dove ricevette il numero di matricola 16670.

    Condivise la sorte e le sofferenze di molti altri prigionieri e, come essi, fu addetto ai lavori più umilianti, come il trasporto dei cadaveri al crematorio. La sua dignità di sacerdote e uomo retto, che sopportava, consolava e perdonava, fece commentare un testimone così: «Kolbe era un principe in mezzo a noi». Alla fine di luglio fu trasferito al Blocco 14, dove i prigionieri erano addetti alla mietitura nei campi. Uno di loro riuscì a fuggire: secondo l’inesorabile legge del campo, dieci prigionieri vennero destinati al cosiddetto bunker della fame nel Blocco 13, condannati a morire senza prendere cibo.

    Padre Kolbe si offrì in cambio di uno dei prescelti, Franciszek Gajowniczek, padre di famiglia e militare nell’esercito polacco, dichiarando di essere un sacerdote cattolico. La disperazione che s’impadronì di quei poveri disgraziati, rinchiusi nel bunker, venne attenuata e trasformata in preghiera comune, guidata da padre Kolbe. Gradualmente si rassegnarono alla loro sorte: morirono man mano, mentre le loro voci oranti si riducevano ad un sussurro. Due settimane dopo il 14 agosto 1941, non tutti erano morti: rimanevano solo quattro ancora in vita, fra cui padre Massimiliano Maria.

    A quel punto le SS decisero, dato che la cosa andava troppo per le lunghe, di accelerare la loro fine con una iniezione endovenosa di fenolo. Il francescano tese il braccio pronunciando le sue ultime parole: «Ave Maria». L’indomani il suo corpo venne bruciato nel forno crematorio e le sue ceneri si mescolarono a quelle di tanti altri condannati.

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo per don Alessandro Fiorina che ha dedicato tutta la vita ai poveri e agli ultimi, ha vissuto da povero e da povero è morto, affinché il Signore lo accolga nel suo Regno e gli doni la pace.

     

    Don’t Forget! Conosciamo l’Africa più da vicino

    2) SAHEL: il Sahel (dall’arabo Sahil = “bordo del deserto”) comprende 5 stati indipendenti:                         1) MAURITANIA 2) MALI 3) NIGER 4) CIAD 5) SUDAN.

     

    La regione del Sahel è in gran parte è occupata dal deserto del Sahara ed è periodicamente colpita da devastanti siccità che provocano carestie le quali rendono la vita in questa zona molto difficile. Negli ultimi anni il Sahel è colpito anche da u flagello ancora peggiore: il terrorismo di matrice islamica che destabilizza tutta la regione e produce conflitti (vedi Sudan) e stragi di povera gente incolpevole.

     

    6 MAURITANIA

    Repubblica Islamica

    Nouakchott Km2: 1.030.700

    Abitanti: 4.614.974

    2.402 $ Usa

    Arabo

    7 MALI

    Rep. Presidenziale G. M.

    Bamako Km2: 1.240.192

    Abitanti: 24.816.031

    1.154 $ Usa

    Francese

    8 NIGER

    Rep. Semipresidenziale G.M.

    Niamey Km2: 1.267.000

    Abitanti: 27.446.873

    872 $ Usa

    Francese

    9 CIAD

    Rep. Semipresidenziale

    N’Djamena Km2: 1.284.000

    Abitanti: 20.628.808

    2.400 $ Usa

    Franco/Arabo

    10 SUDAN

    Governo provvisorio G.M.

    Khartoum Km2: 1.861.484

    Abitanti: 51.018.018

    2.300 $ Usa

    Arabo Ingl.

     

     

    Come si nota dalle cartine, il Sahel comprende il sud del Sahara ed ha una popolazione di 156.500.000 abitanti, con superficie totale di 6.684.400 Km2. Comprende alcune delle zone più povere dell’Africa e del mondo a causa delle difficili condizioni ambientali e climatiche. Ma è in atto un grandioso progetto chiamato «The Great Green Wall» una muraglia di alberi lunga quasi 8.000 km e larga 15 che attraversa in largo il continente africano, dal Senegal fino all’Oceano Indiano, per fermare la desertificazione. Finora si è realizzata solo una parte (15% circa) ma il progetto va avanti con il sostegno internazionale.

     

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