Giovedì 15 dicembre 2022

     

    3a Settimana di Avvento

     

    Aforisma del giorno da Isaia 54

    Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto, né vacillerebbe la mia alleanza di pace, dice il Signore che ti usa misericordia.

     

    Preghiera del giorno

    La coscienza della nostra colpa, o Padre, ci rattrista e ci fa sentire indegni di servirti; donaci la tua gioia e salvaci con la venuta del tuo Figlio unigenito. Egli è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

     

    Santo del giorno

    S. Virginia Centurione Bracelli

    Figlia del doge di Genova, rimasta vedova a soli 20 anni spese la sua vita a favore dei bisognosi. Suo motto fu: «Servire Dio nei suoi poveri». Il suo apostolato fu rivolto in modo particolare agli anziani, donne in difficoltà e malati.

    L’istituzione con la quale passò alla Storia fu L’Opera di Nostra Signora del rifugio. Gratificata dal Signore con estasi, visioni, locuzioni interiori moriva il 15 dicembre 1651, all’età di 64 anni. San Giovanni Paolo II l’ha proclamata beata a Genova il 22 settembre 1985 e poi santa a Roma nel 2003.

     

    Parola di Dio del giorno Luca 7,24-30

    Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re.

    Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.

    Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro».

     

    Riflessione del giorno di Rabindranath Tagore 1908

    Svegliati, alzati! All’alba la luce di Dio viene a rompere il nostro sonno. Il sonno di tutta la notte si rompe in un momento. Ma chi può spezzare le illusioni della sera? Come potrò togliere dall’animo l’involucro che il lavoro e le preoccupazioni del lungo giorno hanno gettato su di esso e condurlo in mezzo alla pace pura e tranquilla? Tutto il giorno, come un ragno, in diverse maniere, ci ha avvolto con reti molto vaste, una rete dopo l’altra.

    L’Onnipotente, l’Eterno è stato messo da parte. Tagliate queste reti, come potrò risvegliare lo spirito nell’infinito? Svegliati, alzati! Il giorno con lavori, preoccupazioni e attrazioni innumerevoli cerca di legarci stretti da tutte le parti: cerca di alzare un muro tra la mia anima e l’universo.

    Così, se noi non risvegliamo la nostra attenzione, se non usiamo questa formula magica: Svegliati, alzati… Se non risuona questa voce nell’anima, in mezzo alle mille vicende della giornata, un nodo dopo l’altro, un laccio dopo l’altro esse ci legheranno e ci renderanno insensibili. Allora non ci sarà alcuna forza di volontà che possa distoglierci dalla nostra inerzia.

    Pensiamo che quanto ci lega da tutte le parti sia la verità e non avremo più fede nelle verità pure e passate, non ci passerà neppure per la mente di sospettare della nostra situazione. Perciò in mezzo al frastuono dei vari affari di ogni giorno si alzi dalle profondità del nostro animo, nello strumento che ha una sola corda, il richiamo: Svegliati, alzati!

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché ci prepariamo ad accogliere il Cristo che viene a salvarci nel Santo Natale in purezza di spirito.

     

    Don’t Forget! S. Nicola di Bari 250-326 circa

    Nacque a Pàtara, città greca della Licia. Non si hanno dati sulla sua infanzia (quelli che si leggono spesso nelle sue vite, sono molto posteriori e leggendari). In seguito Nicola lasciò la città natale e si trasferì a Myra (oggi Demre in Turchia): lì conobbe una famiglia nobile e ricca caduta in miseria. Il padre, che si vergognava del suo stato di povertà, decise di avviare le figlie alla prostituzione.

    Nicola allora lasciò scivolare dalla finestra dell’abitazione dell’uomo tre sacchetti di monete d’oro, (che l’iconografia successiva trasformò in tre palle d’oro), grazie ai quali l’uomo poté far sposare le figlie e risparmiare loro l’onta della prostituzione. Dopo essere stato ordinato sacerdote, alla morte del vescovo di Myra, fu acclamato dal popolo come vescovo.

    Imprigionato ed esiliato nel 305 durante la persecuzione di Diocleziano, fu poi liberato da Costantino nel 313 e riprese l’attività apostolica. Durante il Concilio di Nicea del 325, avrebbe condannato l’Arianesimo, difendendo l’ortodossia, e in un impeto d’ira avrebbe preso a schiaffi Ario. Il santo vescovo era impegnato anche nell’andare incontro alle necessità dei poveri e dei bisognosi, soprattutto quando scoppiò una grave carestia, che mise in ginocchio la popolazione.

    Pare che Nicola prendesse varie iniziative per sovvenire ai bisogni del suo gregge, e l’eco di queste attraversò i secoli, rimanendo nella memoria dei Miresi. L’episodio più noto è quello delle navi che da Alessandria d’Egitto fecero sosta nel porto di Mira. Nicola chiese al capitano di sbarcare una certa quantità del grano destinato all’imperatore e controllato nel peso. Il capitano non voleva, ma Nicola gli rispose che si sarebbe addossato la responsabilità e lo convinse.

    Il frumento fu scaricato e la gente non solo si procurò il pane necessario, ma seminò anche il grano rimanente e lo raccolse negli anni successivi. Quando le navi giunsero a Costantinopoli e passarono per il controllo si notò che il peso non era affatto diminuito. Questo miracolo è all’origine anche di tante tradizioni popolari legate al pane di S. Nicola, il quale ottenne pure la riduzione delle imposte dall’Imperatore.

    In un’altra occasione il Vescovo salvò dalla morte tre innocenti ingiustamente condannati dal prefetto della città e compì molti altri interventi miracolosi a favore dei più deboli e indifesi. Nicola morì a Myra il 6 dicembre del 343. Le sue reliquie rimasero fino al 1087 a Myra, poi, quando la città fu assediata dai musulmani, Venezia e Bari entrarono in competizione per le reliquie del Santo: 62 marinai di Bari organizzarono una spedizione, riuscendo a sottrarre le sue ossa, che portarono a Bari nel 1087.

    Qui saranno trasferite nella Basilica di San Nicola che a partire da quel momento è conosciuto anche come S. Nicola di Bari. I marinai baresi avevano trascurato le ossa più piccole, prese in una spedizione da marinai veneziani e custodite nella chiesa di san Nicolò al Lido.

     

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