giovedì 15 settembre ’16

    XXIV Settimana tempo Ordinario

     

     

    Preghiera del giorno (Preghiera all’Addolorata)

    O Dio, tu hai voluto che la vita della Vergine fosse segnata dal mistero del dolore, concedici, ti preghiamo, di camminare con lei sulla via della fede e di unire le nostre sofferenze alla passione di Cristo perché diventino occasione di grazia e strumento di salvezza. Per Cristo Signore. Amen.

     

     

    BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA

    cattura

    La memoria della Vergine Addolorata ci chiama a rivivere il momento decisivo della storia della salvezza e a venerare la Madre associata alla passione del figlio e vicina a lui innalzato sulla croce. Sul Calvario, mediante la partecipazione al dolore del Figlio, la maternità di Maria assume dimensioni universali ed ella diventa Madre non solo di ogni bimbo che nasce, ma anche di ogni uomo che soffre e muore. La memoria di origine devozionale fu introdotta nel calendario romano da papa Pio VII (1814)

     

    La Parola di Dio del giorno

    Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. (Giovanni 19,25-27)

     

    Riflessione Per Il Giorno (Lo Stabat Mater di Pergolesi)

    Completato -secondo una tradizione di cui non è possibile appurare l’attendibilità- il giorno stesso della morte, lo Stabat Mater è una delle ultime opere, se non l’ultima, di G. Battista Pergolesi che cercò di portare a termine questo lavoro prima che la morte lo cogliesse all’età di 26 anni. Per lui, infatti, completare lo Stabat Mater era un obbligo morale, in quanto egli aveva già ricevuto la somma di 10 ducati, come compenso dall’Arciconfraternita Cavalieri della Vergine de’ dolori, che aveva deciso di sostituire il vecchio Stabat Mater di A. Scarlatti. Eseguito ininterrottamente per vent’anni nelle chiesa napoletana di San Luigi di Palazzo, sede della confraternita, lo Stabat di Scarlatti era ormai venuto a noia ai confratelli. Le condizioni di salute del compositore non erano però delle migliori, in quanto la tubercolosi che lo avrebbe portato alla morte, aveva già minato in modo irreparabile il suo debole fisico. Nell’autografo della partitura, conservato presso il Monastero di Montecassino, è possibile rilevare una certa fretta di concludere da parte di Pergolesi che si dimenticò di stendere alcune parti delle viole e nell’ultima pagina scrisse Finis Laus Deo.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché chi soffre nel corpo e nello spirito, trovi in Maria consolazione e sollievo

     

    Don’t forget! GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DEMOCRAZIA.

    15-09-1993: 23° anniversario della MORTE DEL DON PINO PUGLISI vittima della mafia

     

    141° quadro della serie: “I 1.000 quadri più belli del mondo”

    L’opera venne eseguita dal pittore veneziano nel 1521 per la nobildonna bergamasca Elisabetta Rota, ritratta in basso a destra: era la moglie di Domenico Tassi, grande estimatore di Lotto. L’episodio del commiato deriva non dalla tradizione evangelica, ma popolare. Prima di partire per Gerusalemme per affrontare la Passione, Gesù si congeda da Maria la quale, conscia del destino tragico del figlio, sviene per il dolore. Il centro della scena è occupato proprio dalla rappresentazione, con Gesù in ginocchio e la Vergine che si lascia andare dal dolore, retta dalle pie donne e S. Giovanni apostolo. A sinistra si affacciano alla scena S. Pietro e S. Giacomo maggiore. Lo schema compositivo si basa sulle annunciazioni: non a caso si vede nello sfondo un giardino e la camera da letto di Maria. A destra c’è la committente inginocchiata e assorta nella lettura di un libro, con il cagnolino, simbolo di fedeltà.

    cattura

    LORENZO LOTTO: IL COMMIATO DI CRISTO DALLA MADRE. 1521 – olio su tela 126 x 99 cm Gemäldegalerie, Berlino

    La donna non guarda la scena, come se si trattasse di un’evocazione mentale, secondo le pratiche di devozione dell’epoca che invitavano a visualizzare mentalmente gli episodi della vita di Cristo. Il pittore attualizza l’episodio ambientandolo in una stanza con colonnati e un loggiato oltre cui si vede l’hortus conclusus, allusione alla Verginità di Maria. La volta a botte richiama le opere del ‘500 lombardo ed è illuminata dall’oculo, la cui luce si proietta sul soffitto: ciò fa capire che è l’alba, quella della nuova era cristiana che inizia col sacrificio di Cristo.  Nella scena sono presenti dettagli resi con cura, di valore simbolico: il Libro in mano ad Elisabetta Rota è un libretto di preghiere, prezioso oggetto di famiglia. Il cagnolino è simbolo di fedeltà. Il gatto nero che passeggia nella penombra del colonnato, non è insolito nella produzione di Lotto (vedi annunciazione di Recanati). I conigli nel loggiato e in giardino sono il simbolo della mitezza di Gesù Cristo e del timore di Maria. Il ramo con ciliegie rosse rimanda al sangue di Cristo e l’arancia richiama Maria come sposa di Cristo. La lettera piegata sembra inserita tra la tela e la cornice e reca la firma e la data: Laurentjo Lotto Pictor / 1521. Il quadro esprime un’emozione fortissima accentuata dalle sottili vibrazioni di luce e ombra e dal contrasto dei colori e confermano la grande sensibilità religiosa e umana del Lotto. 

     

     

     

    gingol

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