11.a Settimana Tempo Ordinario
Proverbio del giorno
Poiché Dio non poteva essere ovunque, ha fatto le madri.
[Como Dios no podía estar en todas partes, hizo a las madres.]
Preghiera del giorno
Signore, tu hai detto “Io sono la Via, la Verità e la Vita”. Aiutaci a seguire la tua strada, lungo le vie della nostra vita, per incontrarti in quanti hanno fame, sete, bisogno di aiuto.
Mandaci il tuo spirito di verità, per illuminare i nostri passi e sostenerci lungo il cammino E aiutaci perché ci impegniamo a lasciare davvero il mondo un po’ meglio di come lo abbiamo trovato. Amen.
Santo del giorno
BEATA TERESA DEL PORTOGALLO, al secolo principessa Teresa Sanches de Portugal, era figlia di Sancio I, secondo re portoghese.
Suoi nonni paterni furono Mafalda di Savoia, figlia di Amedeo III e Alfonso I Henriques, primo re del Portogallo. Le due beate Mafalda e Sancha furono sue sorelle.
Teresa nacque a Coimbra nel 1181 e sposò Alfonso IX, re di Castiglia e Léon, al quale diede tre figli: Sancha, Dulce e Fernando.
Nel 1196 il matrimonio fu dichiarato nullo per «impedimentum affinitatis» (il re era un suo consanguineo) e 4 anni dopo Teresa si ritirò nel convento benedettino di Lorvao da lei fondato e trasformato in abbazia cistercense nel 1229 prese il velo religioso.
Alla morte del padre Sancio I nel 1211, sorsero diatribe dinastiche. Risolto il conflitto Teresa trascorse il resto dei giorni con 300 consorelle nel monastero portoghese di Lorvao, ove morì il 18 giugno 1250.
Venne sepolta a Lorvao, accanto alla sorella Sancia.
La Parola di Dio del giorno – Matteo 6,7-15
Gesù disse ai discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole.
Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Riflessione del giorno (S. Agostino: breve commento al Padre Nostro)
Quando diciamo: “Sia santificato il tuo nome”, stimoliamo noi stessi a desiderare che il suo nome, che è sempre santo, sia ritenuto santo anche presso gli uomini, cioè non sia disprezzato. Cosa questa che giova non a Dio, ma agli uomini.
Quando diciamo: “Venga il tuo regno” che certamente verrà, eccitiamo la nostra aspirazione verso quel regno, perché venga per noi e meritiamo di regnare in esso.
Quando diciamo: “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”, gli domandiamo la grazia dell’obbedienza, perché la sua volontà sia adempiuta da noi, come in cielo viene eseguita dagli angeli.
Dicendo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, con la parola “oggi” intendiamo nel tempo presente. Con il termine “pane” chiediamo tutto quello che ci è necessario, indicandolo con quanto ci occorre per il sostentamento quotidiano.
Domandiamo anche il sacramento dei fedeli, necessario nella vita presente per conseguire la felicità, non quella temporale, ma l’eterna.
Quando diciamo: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, richiamiamo alla memoria sia quello che dobbiamo domandare, sia quello che dobbiamo fare per meritare il perdono.
Quando diciamo: “E non ci indurre in tentazione”, siamo esortati a chiedere l’aiuto indispensabile per non cedere alle tentazioni e per non rimanere vinti dall’inganno o dal dolore.
Quando diciamo: “Liberaci dal male”, ricordiamo a noi stessi che non siamo ancora in possesso di quel bene nel quale non soffriremo più alcun male.
Intenzione di preghiera del giorno
Preghiamo per il nostro Seminario di Bergamo, perché possano rifiorire le vocazioni sacerdotali.
Don’t Forget! Santi e beati della carità
Beato Ferdinando (Fernando)
del Portogallo Principe
Α Santarém – Portogallo 1402
Ω Fez – Marocco 1443
Detto anche l'”infante santo”, il “principe perfetto”, il “principe costante”, l'”abanderado” (= alfiere), nacque a Santarém il 29 settembre 1402 dal re del Portogallo Giovanni I.
Sua madre, Filippa di Lancaster, lo educò molto piamente: molto austero con sé stesso, ebbe un delicato senso della giustizia sociale unito a gran compassione verso schiavi, naviganti e malati, che soccorreva con abbondanti elemosine e facendo celebrare per essi Sante Messe.
A motivo della sua povertà, fu costretto dai fratelli ad accettare il titolo di gran maestro dell’Ordine monastico-militare di Avis, conferitogli da Eugenio IV nel 1434, ma rifiutò il cardinalato offertogli dallo stesso papa.
Benché febbricitante, il 22 agosto 1437 partì, insieme col fratello Enrico il Navigatore, alla testa di un esercito di 7.000 uomini, alla conquista di Tangeri in Marocco. Sopraffatti, nel mese di ott. furono costretti a togliere l’assedio e ad accettare le condizioni loro imposte, tra cui la promessa di restituire Ceuta.
Ferdinando e dodici uomini del suo seguito, tra i quali il suo segretario Giovanni (Joao) Alvares, che scrisse una dettagliata relazione della santa vita e prigionia del principe, restarono come ostaggi.
Ferdinando fu portato da Tangeri alla vicina città di Arzila, dove rimase 7 mesi. Rifiutata dalle Cortes portoghesi la restituzione di Ceuta, nel maggio 1438 i Mori lo trasferirono a Fez, dove fu ridotto alla condizione di schiavo in catene, costretto ai lavori più duri e umilianti.
Le trattative per il suo riscatto fallirono ripetutamente non solo per le esorbitanti pretese del sultano di Fez e del suo crudele vizir, ma anche per il rifiuto dello stesso Ferdinando di consegnare la città, le sue chiese e i suoi abitanti alle rappresaglie del sultano.
Debilitato dalle tante privazioni, si ammalò e si spense il 15 giugno 1443, confortato dagli ultimi sacramenti e ricreato da visioni celestiali.
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