Giovedì 19 giugno 2025

     

    11.a settimana tempo ordinario

     

    Avvenne il 19 giugno…

    1324 – Nasce il Regno di Sardegna

    1912 – Istituzione della giornata lavorativa di otto ore negli Stati Uniti d’America

    1976 – La sonda spaziale Viking I atterra su Marte, lanciata dieci mesi prima da Cape Canaveral.

    1991 – Pablo Escobar, capo del Cartello di Medellín e uno dei principali criminali del XX secolo, si arrende alle forze dell’ordine della Colombia per non essere estradato negli USA

    1999 – Torino è scelta come sede dei XX Giochi olimpici invernali.

    2014 – Madrid, Filippo di Borbone diventa re di Spagna, succedendo all’abdicatario Juan Carlos I

     

    Aforisma da Meister Echkart

    “Se la sola preghiera che dirai per tutta la tua intera vita sarà ‘grazie,’ quella sarà sufficiente.”

     

    Preghiera Colletta

    Dio, fortezza di chi spera in te, ascolta benigno le nostre invocazioni e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto, soccorrici con la tua grazia, perché fedeli ai tuoi comandamenti possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Nato a Ravenna, circa nell’anno 952, era di nobile famiglia e dopo uno scontro sanguinoso che coinvolge il suo casato, matura la vocazione alla vita monastica ed entra assieme al padre nel monastero di S. Apollinare in Classe. Diventato eremita, dopo l’esperienza di dieci anni in Spagna, nei pressi di un monastero legato a Cluny, iniziò una serie di peregrinazioni lungo l’Appennino allo scopo di riformare monasteri ed eremi sul modello degli antichi cenobi dell’Oriente.

    La sua fama e il suo carisma lo misero più volte in contatto con i potenti, principi e prelati. Convertì Ottone III che lo nominò abate di S. Apollinare in Classe, carica che Romualdo clamorosamente rifiutò dopo un anno rifugiandosi a Montecassino dove portò il suo rigore ascetico. Riprese le sue peregrinazioni fondando numerosi eremi, l’ultimo dei quali fu a Camaldoli, in provincia di Arezzo, Toscana.

    Il nome sia dell’eremo che del monastero deriva dal campo che un tal Maldolo donò a Romualdo perché potesse realizzare il suo desiderio di solitudine. Romualdo morì a Val di Castro (Marche), il 19 giugno 1027 e venne canonizzato da Clemente VIII nel 1595.

     

    Parola di dio del giorno Matteo 6,7-15

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.

    Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

     

    Riflessione commento alla preghiera del Padre Nostro

    Parlandoci della preghiera e insegnandoci come bisogna pregare Gesù ci chiama ad una conversione: ci dice cioè di non essere come i pagani, che credono che nella preghiera le loro parole siano la cosa più importante. Non contano le parole, non contano i bei pensieri: non è quello che facciamo noi, ma quello che Dio fa in noi che conta quando preghiamo. Poi Gesù ci insegna una preghiera che converte la nostra, la cambia alla radice e così ci mette in condizione di “esaudire Dio”.

    Noi chiediamo a Dio di esaudirci, ma più ancora pregando esaudiamo Dio, che desidera trasformarci se lo lasciamo agire in noi. E certamente una profonda educazione alla preghiera quella che Gesù ci dà incominciando con tre richieste che si riferiscono a Dio: “1) Sia santificato il tuo nome, 2) venga il tuo regno, 3) sia fatta la tua volontà“.

    Spontaneamente noi non cominceremmo mai le nostre preghiere in questo modo, che è mettersi davanti a Dio, è contemplare Dio e desiderare che egli sia conosciuto, amato, che si realizzino i suoi progetti e non i nostri che sono limitati e non aperti al futuro. Anche le seguenti quattro che riguardano la nostra vita ci insegnano come si deve pregare.

    4) “Dacci oggi il nostro pane quotidiano“. Non si chiede la ricchezza o di essere assicurati per il resto della vita: si domanda per oggi il pane di oggi, sia il pane materiale, sia quello spirituale dell’Eucaristia e della Parola di Dio.

    5) “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori“. Con questa richiesta Gesù ci insegna che l’amore che Dio ci dà è legato al nostro amore per il prossimo, tanto che dopo insisterà su questo: “Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi, ma se voi non perdonerete, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe“.

    6) “Non indurci in tentazione 7) ma liberaci dal male“. Con le ultime due richieste chiediamo di essere liberati non dalla sofferenza, ma dal male: è vero che anche il dolore è un male e perciò chiedere a Dio che ci liberi da esso è lecito, ma se per far del bene, per essere liberati dalla tentazione e dal male è necessario soffrire, allora chiediamo che ci lasci pure la sofferenza se serve a liberarci da ciò che può nuocere al nostro bene.

    Ma soprattutto con queste due ultime invocazioni ammettiamo di non essere capaci da soli di liberarci dai mali, ma che solo Dio può farlo per noi, con noi e in noi.

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo per i monaci e le monache che nei loro monasteri ed eremi tengono viva l’esigenza di contemplazione del mistero di Dio attraverso la preghiera e il lavoro.

     

    Don’t Forget! Dante Alighieri

    DIVINA COMMEDIA INFERNO 4° CANTO versetti 1-24

    Un forte tuono risveglia Dante dal suo sonno, per cui il poeta si rialza e si guarda intorno. Comprende di essere al di là dell’Acheronte, nel primo dei nove Cerchi in cui è diviso l’Inferno, il cui fondo è così oscuro che non riesce a vedervi nulla. Virgilio invita Dante a seguirlo, ma con un pallore che allarma Dante, il quale infatti ne chiede il motivo. Virgilio risponde che la sua angoscia è dovuta alla presenza in quel luogo di anime che lui ben conosce, essendo lui stesso uno spirito relegato nel Limbo. Dopo aver ricordato a Dante che la strada da percorrere è lunga, lo conduce all’interno del Cerchio.

    1-3 Ruppemi l’alto sonno ne la testa un greve truono, sì ch’io mi riscossi come persona ch’è per forza desta;                             

    4-6 e l’occhio riposato intorno mossi,dritto levato, e fiso riguardai per conoscer lo loco dov’io fossi.                                  

    7-9 Vero è che ’n su la proda mi trovai de la valle d’abisso dolorosa che ’ntrono accoglie d’infiniti guai.                                

    10-12 Oscura e profonda era e nebulosa tanto che, per ficcar lo viso a fondo, io non vi discernea alcuna cosa.                                  

    13-15 «Or discendiam qua giù nel cieco mondo» cominciò il poeta tutto smorto. «Io sarò primo, e tu sarai secondo».                          

    16-18 E io, che del color mi fui accorto, dissi: «Come verrò, se tu paventi che suoli al mio dubbiare esser conforto?».

    19-21 Ed elli a me: «L’angoscia de le genti che son qua giù, nel viso mi dipigne quella pietà che tu per tema senti. 

    22-24 Andiam, ché la via lunga ne sospigne». Così si mise e così mi fé intrare nel primo cerchio che l’abisso cigne.          

    1-3 Un forte tuono interruppe il sonno nella mia testa, così che io mi scossi come uno che si sveglia di soprassalto;

    4-6 e mossi intorno lo sguardo riposato, fissandolo dritto e osservai con attenzione per capire dove mi trovassi. 

    7-9 In effetti mi ritrovai sull’orlo estremo della valle dolorosa dell’Inferno, che accoglie in sé un rimbombo di infiniti lamenti.

    10-12 Era a tal punto oscura, profonda e nebulosa che pur fissando lo sguardo al fondo, non riuscivo a vedere nulla.   

    13-15 «Ora iniziamo a scendere nel mondo cieco» cominciò Virgilio pallido in volto. «Io andrò per primo, tu mi seguirai».

    16-18 E io, accortomi del suo pallore, dissi: «Come potrò venire, se tu, che solitamente conforti ogni mio dubbio, sei spaventato?»

    19-21 Lui mi rispose: «L’angoscia delle anime che sono relegate qui dipinge sul mio volto quel tormento che tu credi paura.

    22-24 Andiamo, poiché il viaggio è lungo e non abbiamo tempo da perdere.» Così procedette e mi introdusse nel primo cerchio che attornia la voragine infernale.

     

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