XXVIII Settimana T. Ordinario
Accadde il 19 ottobre …
202 a.C. – Battaglia di Zama. Scipione l’Africano sconfigge Annibale, assicurando la vittoria alla Repubblica romana nella Seconda guerra punica
439 – I Vandali, guidati da re Genserico, prendono Cartagine nel Nord Africa.
1987 – “Il lunedì nero” della borsa di Wall Street, crollo dell’indice Dow Jones ed esplosione di un’enorme bolla speculativa, inevitabile effetto della sopravvalutazione dei prezzi delle azioni
2003 – A Roma, in Piazza San Pietro viene beatificata Madre Teresa di Calcutta.
2014 – Beatificazione di Papa Paolo VI da parte di Papa Francesco
Aforisma di S. Giovanni della Croce
“Per trovare Dio si richiede un cuore nudo, forte e libero da tutti i mali e dai beni che non sono Dio”.
Preghiera salmo 129
Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia supplica. Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi ti può resistere? Ma con te è il perdono: così avremo il tuo timore. Io spero, Signore. Spera l’anima mia, attendo la sua parola. L’anima mia è rivolta al Signore più che le sentinelle all’aurora.
Santo del giorno
Nacque a Ovada, nell’Alessandrino, il 3-1-1694 da famiglia nobile, ma in difficoltà economiche. Suo padre è commerciante e lui lo aiuta, essendo il primo di 16 figli; ma il suo desiderio è creare un ordine religioso e combattere i Turchi.
Infine si fa eremita e a 26 anni il suo vescovo gli consente di vivere in solitudine nella chiesa di Castellazzo Bormida, provincia di Alessandria. Qui matura l’idea di un nuovo Ordine e nel 1725 Papa Benedetto XIII lo autorizza a raccogliere compagni: il primo è suo fratello Giovanni Battista. Comincia a farsi chiamare «Fra’ Paolo della Croce», poi fonda l’ordine dei «Chierici scalzi della S. Croce e della Passione di N. S. Gesù Cristo» (Passionisti).
Nel 1727 viene ordinato prete a Roma, poi si ritira sul monte Argentario. Tornato a Roma, nel 1750 predica per il Giubileo. Clemente XIV gli chiede consiglio così come Pio VI. Muore il 18-10-1775 a Roma ed è proclamato santo nel 1867.
Parola di Dio del Giorno Luca 11,47-54
«Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario.
Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
Riflessione del giorno
“L’esempio degli antenati è come una bisaccia per il giovane viandante”. «Vista dai giovani la vita è un avvenire infinitamente lungo; vista dai vecchi è un passato molto breve».
Due punti di vista antitetici, entrambi con una loro verità, anche se penso abbiano più ragione i vecchi. A proporci questa considerazione è il filosofo tedesco del 1.800, Arthur Schopenhauer, nei suoi Aforismi sulla saggezza del vivere: forse, nel suo pessimismo, era convinto che entrambi avessero torto perché la vita, lunga o breve che appaia, è sempre un peso da portare.
Al filosofo abbiamo accostato una riflessione molto diversa riguardante sempre vecchi e giovani, che riflette l’antica sapienza egiziana e parla di un’eredità che non è quella materiale per cui spesso ci si accapiglia tra figli. Per il lascito di insegnamenti, di esempi, di valori non ci si batte con la stessa foga. Eppure, come ben dice il proverbio sopra citato, è questa la bisaccia che il giovane dovrebbe portare con sé sulla strada della vita.
Qualche spirito malizioso potrebbe obiettare: in questa epoca di padri assenti è mai possibile che la bisaccia riceva qualcosa? E i figli sono forse pronti ad aprire la loro moderna pochette per accogliere cose che considerano ammuffite e retrive? Nonostante questo, noi continuiamo a sperare che ci siano anziani che hanno qualcosa da dire e da dare di vero, giusto e bello e che ci siano ragazzi non rimbambiti da miti illusori ma sensibili a voci diverse dalle loro.
Aveva ragione il vecchio Cicerone quando nel suo De senectute scriveva: «Come mi piace il giovane che ha in sé qualcosa di vecchio, così mi piace il vecchio che ha in sé qualcosa di giovane».
Intenzione di preghiera
Preghiamo per tutte le persone che soffrono, sono ferite e muoiono a causa delle guerre: perché tanto dolore non sia inutile, ma procuri al nostro martoriato mondo un po’ di giustizia e di pace.
Don’t Forget! I Santi della carità
BEATO GIORGIO POPIELUSZKO SACERDOTE E MARTIRE
1947 – 1984
Nato in Polonia nel 1947, è ordinato prete nel 1972 dal cardinale Wyszyński (saranno entrambi santi). Per alcuni anni vaga da una parrocchia all’altra di Varsavia, con incarichi temporanei che “lasciano il segno”, soprattutto tra gli universitari: sembra che quel prete, timido e di poche parole, con una salute vacillante, si riscaldi improvvisamente e si trasformi quando si trova a contatto coi giovani e i poveri, con cui riesce a stabilire subito un filo diretto.
Nel giugno 1980 è assegnato alla parrocchia di S. Stanislao Kostka, dove si trova la grande acciaieria “Huta Warszawa”. Il 28-8 il primate di Polonia gli chiede di andare dagli operai in sciopero che chiedono la S. Messa: diventa così cappellano di Solidarnosc della Huta. Oltre al lavoro parrocchiale, lavora tra gli operai organizzando conferenze, incontri di preghiera, assistendo ammalati, poveri, perseguitati.
Insieme al parroco celebra ogni mese una Messa per la patria, che raccoglie migliaia di persone: operai, intellettuali, artisti e persone lontane dalla fede. È questo suo andare “verso le periferie” e trasformarsi in “ponte” con tutti a far crescere il sospetto delle autorità nei suoi confronti. Minacce più o meno velate al suo indirizzo, addirittura un esplosivo gettatogli in camera, obbligano gli operai a procurargli una spontanea e volontaria scorta che lo accompagna ovunque. P. Jerzy sa di essere spiato: 1 prete e 4 laici a lui vicini risulteranno informatori della polizia.
Ma non una parola né un gesto, risulteranno incitamento alla violenza: “Poiché ci è stata tolta la libertà di parola, ascoltiamo la voce del nostro cuore e della nostra coscienza a vivere nella verità dei figli di Dio, non nella menzogna imposta dal regime”, ripete senza stancarsi e conclude le “Messe per la patria” chiedendo ai fedeli di pregare “per chi è venuto qui per dovere professionale”, mettendo in imbarazzo gli spioni del servizio di sicurezza.
Temuto dalle autorità, è arrestato nel 1983 e nel 1984, interrogato 13 volte dalla polizia, sottoposto a sorveglianza, al punto che il cardinale Glemp gli propone di trasferirsi a Roma. Si rifiuta, malgrado un incidente stradale, organizzato per farlo fuori, da cui esce incolume.
Nell’ultima celebrazione religiosa del 19-10-1984 invita a “chiedere di essere liberi dalla paura, dal terrore e dal desiderio di vendetta”. Ore dopo è sequestrato da 3 ufficiali del servizio di sicurezza: lo ritroveranno “incaprettato”, il 30-8 nel lago di Wloclawek e scopriranno che gli hanno maciullato la mandibola e sfondato il cranio a manganellate. Mezzo milione di persone parteciparono al suo funerale e decine di milioni sono sfilate davanti alla sua tomba. La Chiesa lo ha proclamato beato nel 2010, alla presenza della sua anziana mamma.
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