giovedì 2 settembre ’21

     

    22.a Settimana Tempo Ordinario

     

    Proverbio del giorno (Marco P. Catone)

    Rumores fuge, ne incipias novus auctor haberi: nam nulli tacuisse nocet, nocet esse locutum.

    Fuggi le chiacchiere, per non essere reputato un loro fomentatore: a nessuno nuoce aver taciuto, nuoce aver parlato.

     

    Preghiera del giorno

    Il tuo Corpo sacro crocifisso per noi, noi mangiamo; il tuo prezioso Sangue versato per noi, noi beviamo. Il tuo Corpo sia la nostra salvezza e il tuo Sangue ci liberi dalle colpe.

    Per la tua tomba nuova e per la tua sepoltura noi rinasceremo nell’anima e nel corpo. Per la tua risurrezione che ci richiama alla vita, noi risorgeremo e staremo eretti dinanzi alla tua giustizia. Amen.

     

    Santo del giorno

    ALBERTO DI PONTIDA ABATE. Alberto, della nobile famiglia Prezzati, fu un soldato che, per una grave ferita, lasciò la vita delle armi per cercare Cristo.

    Dopo un pellegrinaggio a Santiago di Compostela si ritirò a Pontida, la città natale, dove nella 2.a metà del secolo XI, fondò un monastero che dedicò a S. Giacomo, basato sulla regola di Ugo di Cluny.

    Dopo un periodo di noviziato a Cluny, fu superiore a Pontida come successore del compagno Guido. Morì nel 1095 o 1099.

    Le sue reliquie furono conservate nella chiesa del monastero di Pontida fino al 1373, quando, dopo un incendio, furono traslate nella chiesa di S. Maria Maggiore di Bergamo e nel 1911 tornarono a Pontida.

     

    Parola di Dio del giorno Luca 5,1-11

    Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Genesareth, vide due barche accostate alla sponda.

    I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

    Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano.

    Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.

    Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore».

    Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, soci di Simone.

    Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

     

    Riflessione per il giorno (Solo coincidenze?)

    «Nel luglio 2008, nello stato indiano dell’Orissa, un pogrom di fondamentalisti indù contro i cristiani locali assassinò oltre 500 persone, una giovane suora fu bruciata viva, un’altra violentata.

    Nessuna autorità si è mossa, ma incredibilmente a muoversi sono stati gli elefanti (simbolo del “dio” Ganesha), che in India sono sacri al pari delle vacche.

    Branchi di pachidermi hanno cominciato ad attaccare i villaggi dove vivono i colpevoli dei pogrom del 2008, radendoli al suolo.

    Il primo attacco si è verificato nel luglio 2009, nell’anniversario preciso e alla stessa ora in cui era iniziato il massacro.

    Uno dei capipopolo che ha guidato i massacri ha visto la sua azienda, la sua casa e le sue fattorie, tutte rase al suolo: l’operazione ha colpito solo lui.

    Per i villaggi degli induisti non c’è stata più pace. Branchi di elefanti appaiono all’improvviso e calpestano ogni cosa. Migliaia di indù hanno dovuto fuggire nei campi.

    Nel distretto di Kandhamal, dove una suora ha subìto uno stupro di gruppo vi sono stati 7 morti e molti feriti. A metà 2010 i villaggi devastati dagli elefanti erano già 50.

    Oltre 700 le case abbattute, e innumerevoli le coltivazioni devastate. A protezione dei villaggi sono state costruite barriere anti-elefanti, con blocchi stradali e vedette, ma senza risultato».

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Per tutte le persone che ogni giorno si raccomandano alle nostre preghiere.

     

    Don’t Forget! Santi della carità

    S. Giovanni Macìas, 1585-1645

    Giovanni Macìas nacque a Ribera del Fresno in Spagna il 2 marzo 1585. Rimasto orfano dei due genitori con una sorella più piccola, fa il pastore nelle terre degli zii, poi diventa garzone, passando da una fattoria all’altra.

    A 34 anni s’imbarca per il Nuovo Mondo: ma dopo cinque mesi di viaggio per mare e per terra, arriva a Lima per lavorare ancora sotto padrone. Trova lavoro in un mattatoio con buona paga e può mandare qualche aiuto alla sorella in Spagna.

    Ma scopre la povertà di Lima: intorno ai palazzi e ai centri commerciali si estende poi una “cintura” di povertà, con peruviani, spagnoli e “mulatti” che si disputano i pochi lavori precari e condividono gli stessi mali.

    A questa gente sta dedicando la sua vita in Lima il frate domenicano Martino de Porres che fonda ospedali e orfanotrofi, cura di persona gli infermi.

    Anche Giovanni si fa domenicano, nel convento di S. Maddalena, come fratello coadiutore nel 1623, a 38 anni.

    Gli affidano la portineria, e questo è davvero il posto suo, perché tutto passa di lì: persone, voci, problemi, disperazioni, e anche opportunità.

    Lì ascolta i poveri che già conosce, è il loro consigliere, il suggeritore di speranze. E lì, al tempo stesso, si fa loro portavoce presso chi sta in alto, preme sui poteri pubblici, interviene con le proposte, i progetti.

    È lo spagnolo che i peruviani sentono fratello, perché ogni suo intervento cambia in meglio la vita di qualcuno, e poi di molti perché nonostante il suo umilissimo grado nell’Ordine (o forse proprio grazie a questo) riesce a far nascere ospedali e orfanotrofi a Lima, Bogotá e Quito, salvando migliaia di diseredati da miseria e malattie.

    Muore a Lima il 16 settembre 1645 e tre anni dopo la sua morte, un coro di peruviani racconterà nel processo canonico le “conquiste” di Giovanni, salvatore di poveri ed educatore di molti ricchi, ai quali insegnava, dalla sua portineria, a che cosa serviva il loro denaro.

    Paolo VI nel 1975, ha così riassunto il suo insegnamento: “I beni di questo mondo diventano degni di essere cercati per una distribuzione che ne estenda il beneficio ad altri, i quali nel dono fatto di tali beni diventano fratelli”.

     

     

     

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