XV settimana Tempo Ordinario
Aforisma di M. Proust
“Le opere, come l’acqua nei pozzi artesiani, salgono tanto più alte quanto più a fondo la sofferenza ha scavato il cuore.”
Preghiera Salmo 104
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere. Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca. Si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni, dell’alleanza stabilita con Abramo e del suo giuramento a Isacco. Dio rese molto fecondo il suo popolo, lo rese più forte dei suoi oppressori. Amen
Santo del giorno
S. Apollinare
Apollinare, originario di Antiochia, fu il primo Vescovo della città imperiale di Ravenna, forse incaricato dallo stesso S. Pietro, di cui si dice fosse discepolo. Si dedicò all’evangelizzazione dell’Emilia-Romagna, per morire infine martire.
Le basiliche di S. Apollinare in Classe e S. Apollinare Nuovo ne tramandano la memoria. Il suo culto tuttavia si diffuse anche oltre i confini cittadini. I papi Simmaco (498-514) e Onorio I (625-638) ne favorirono la diffusione a Roma, mentre il re franco Clodoveo gli dedicò una chiesa a Digione.
In Germania probabilmente si diffuse ad opera dei monasteri benedettini e camaldolesi. Sant’Apollinare è considerato patrono della città di cui per primo fu pastore, nonché dell’intera regione Emilia-Romagna.
Parola di Dio del giorno Matteo 11,28-30
In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Riflessione da “le nuove lettere di Berlicche”
Il fedele medio conosce bene la piaga dei telefonini in chiesa: silenziare o spegnere il cellulare per lui è normale. Il fedele occasionale no: ignora i cartelli e gli appelli, così durante la consacrazione, nel momento di maggiore sacralità, spesso risuona l’imbarazzante motivetto di chiamata.
Tre squilli, prima che la persona capisca che è il suo. Altri quattro mentre lotta con borsa o borsello per estrarre l’oggetto, successo segnalato dal suono improvvisamente più forte della suoneria a pieno volume. A questo punto alcuni, fregandosene, rispondono con un sonoro “Sì”, seguito da brandelli di conversazione e da agitazione collettiva mentre il ricevente esce dal banco e percorre tutta la navata verso l’esterno.
Altri semplicemente chiudono la chiamata. Il fedele inginocchiato sa cosa sta per accadere, e mormora: “Smorsel zò, loc, che te ciama amò” (“Spegnilo, sbadato, che ti richiama”). Ma di solito l’invito non viene accolto e il telefono ricomincia a squillare appena richiuso nella borsa. Che volete farci, c’è sempre la speranza che magari questi ritornanti colgano un accento, una parola, un segno e ripensino a chi sono, a cosa stanno perdendo.
Cosa stanno perdendo e cosa hanno perso: come la mamma che al figlioletto che chiedeva cosa fosse quella cosa che tutti mangiavano, rispose che era un simbolo di Gesù. Cara la mia signora, se fosse solo un simbolo di Gesù non entrerei neppure in chiesa, perché se sei innamorato di qualcuno non è il simbolo che tu vuoi, ma la sua presenza. E se hai capito questo non diventerai mai un fedele occasionale.
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo il Dio consolatore, perché aiuti poveri, malati e ultimi, col dono della fiducia in Lui.
Don’t Forget! Santi della carità
Cristoforo Fernandez, nacque a Mérida (Badajoz) il 25-7-1638, da Juan Fernández de Valladolid e Juana Orea, secondo di sei figli e fu battezzato nella parrocchia di S. Eulalia. A 10 anni, il piccolo bussò al convento dei francescani di Nostra Signora de la Antigua, ma i frati lo riportarono subito a casa, dove sua madre disperata lo dava per disperso. Frequentò la scuola, ma iniziò anche a lavorare nel nosocomio di N. Signora della Pietà, gestito dai fatebenefratelli.
Guidato dai domenicani, fu ordinato prete a Badajoz il 10 marzo 1663. Durante la Guerra dei 30 anni che sconvolse l’Europa, fu cappellano di un battaglione di fanteria, ma riuscì a ritornare a casa. Nel 1668 si trasferì nella Sierra di Córdoba, alla ricerca di vita solitaria nel deserto di Bañuelo. Lasciato il deserto, tornò a Córdoba, per scoprire il volto di Cristo nei poveri, nelle donne umiliate e anziane, nei bambini.
Il suo ritorno nel 1673 fu una “discesa agli inferi” della miseria umana e spirituale, tra gli indigenti e gli emarginati, minori abbandonati, malati e invalidi. L’Ospedale di Gesù Nazareno, la sua confraternita, il vescovo, la gente, trovarono in lui un amministratore efficiente e un uomo di Dio, che nelle strade cittadine con un sacco sulle spalle chiedeva l’elemosina per amore del Signore.
Nel frattempo si prendeva cura dei malati più gravi e si dedicava alla fondazione della nuova congregazione dei fratelli e delle sorelle ospedalieri di Gesù Nazareno e dell’ospedale in Córdoba. I frati si occupavano dell’elemosina per l’ospedale e con l’aiuto delle confraternite, della nobiltà e del popolo, riuscivano a soddisfarne le diverse necessità. Padre Cristoforo aveva scritto all’ingresso: «La mia provvidenza e la tua fede terranno in piedi questa casa».
Cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi, mendicanti, conoscevano molto bene padre Cristoforo che, con il suo lavoro, fede, amore e generosità, aveva accolto tanti poveri che vivevano nelle strade in quel secolo di miseria, di peste e di fame. Stanco ed esausto, vittima di un’epidemia, morì il 24-7-1690. È il primo beato del pontificato di Papa Francesco.
Il sacerdote spagnolo Cristoforo di Santa Caterina, al secolo Cristoforo Fernández Valladolid (1638-1690), un testimone della carità verso i sofferenti, fondatore della Congregazione ospedaliera di Gesù Nazareno.
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