Giovedì 21 settembre 2023

     

    XXIV Settimana T. Ordinario

     

    Accadde il 21-9…

    1551 – A Città del Messico l’arcivescovo Juan de Zumárraga e il viceré Antonio de Mendoza fondano la Reale e pontificia università del Messico (oggi UNAM), la prima e più antica d’America

    1792 – La Convenzione nazionale vota l’abolizione della monarchia: nasce la Repubblica Francese

    1860 – Muore il filosofo Arthur Schopenhauer

    1924 – Inaugurata l’autostrada dei Laghi, da Milano a Varese, la prima del mondo

    1943 – Insurrezione della città di Matera contro il nazifascismo e Strage di Matera

    1990 – Il giudice Rosario Livatino è assassinato, a 38 anni, sulla statale Agrigento-Caltanissetta

     

    Aforisma dal Vangelo di Matteo

    “Se un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadono nella fossa.”

     

    Preghiera

    O Dio, che con ineffabile misericordia hai scelto san Matteo e da pubblicano lo hai costituito apostolo, sostienici con il suo esempio e la sua intercessione perché, seguendo te, possiamo aderire fermamente alla tua parola. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Matteo (= ‘dono di Dio’) compare nell’elenco dei dodici. La tradizione è concorde nell’attribuirgli il 1° vangelo che avrebbe scritto in aramaico. Sempre secondo la tradizione, sarebbe partito dalla Palestina, recandosi poi in Etiopia o in Persia, in Siria e forse persino in Irlanda. Non si hanno notizie circa il modo in cui è morto.

    La lettura del suo Vangelo convince che si tratta di un giudeo convertito; che il suo vangelo è rivolto ai giudeo-cristiani e il suo ambiente d’origine è la Palestina o la Siria. Ha attinto al vangelo di Marco, a una fonte comune con Luca e a fonti proprie.

    I Padri della Chiesa parlando di lui ne rilevano tre caratteristiche: la pronta obbedienza all’invito di Gesù; la generosità nell’abbandonare ogni cosa; l’umiltà nel definirsi un peccatore. Per Matteo Gesù è anzitutto il Maestro. Scrivendo per una comunità giudeo-cristiana, il vangelo di Matteo attribuisce molta importanza al problema della sua continuità con l’Antico Testamento.

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 9,9-13

    Mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli.

    Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

     

    Riflessione dal blog di Rino Cammilleri

    “Voi cattolici – diceva il filosofo Gianni Vattimo il filosofo del “pensiero debole” morto ieri 18-9-2023 a 84 anni – avete resistito impavidi per quasi 2 secoli all’assedio della modernità. Avete ceduto proprio poco prima che il mondo vi desse ragione.

    Se tenevate duro ancora un po’, si sarebbe scoperto che gli “aggiornati”, i profeti del futuro “post-moderno” eravate proprio voi, i conservatori. Peccato. Un consiglio da laico: se proprio volete cambiare ancora, restaurate, non riformate.

    È tornando indietro, verso una Tradizione che tutti vi invidiavano e che avete gettato via, che sarete più in sintonia con il mondo d’oggi, che uscirete dall’insignificanza in cui siete finiti, “aggiornandovi” in ritardo. Con quali risultati, poi? Chi mai siete riusciti a convertire, da quando avete cercato di rincorrerci sulla strada sbagliata?” (dialogo fra G. Vattimo e V. Messori in “pensare la storia” 1992).

     

    Intenzione di preghiera

    Perché la chiesa non insegua le mode passeggere di pensiero e comportamento del mondo di oggi ma rimanga fedele al Signore e al suo messaggio e sia radicata nella tradizione di fede del popolo di Dio.

     

    Don’t Forget! Santi della carità

    Beato Francisco Martín Fernández de Posadas 1644-1713

    Francesco De Posadas nacque a Cordova, il 25-11-1644, dalla nobile famiglia decaduta di Orense, tanto che i suoi genitori, per vivere, facevano i fruttivendoli. Fin da piccolo Francesco vestì l’abito bianco dei domenicani nella sua città natale, nel Convento fondato da Padre Alvaro.

    La sua ardente pietà crebbe con lui e già da ragazzo riusciva a persuadere anche gli adulti a praticare la virtù. Erano i primi segnali di quello zelo che crescendo lo avrebbe contraddistinto per tutta la vita. Rimasto orfano di padre all’età di 5 anni, a soli 18 anni, nel 1662, entrò nell’Ordine Domenicano, come corrispondeva ai suoi desideri di apostolato. Portava radicato nel cuore l’ideale di S. Domenico de Guzman e si preparò con tutto l’ardore e l’entusiasmo di cui era capace alla sua missione.

    Iniziato il ministero, con l’obbedienza e la benedizione dei superiori, fece rivivere nella sua persona lo spirito di S. Vincenzo Ferreri. Andò incontro non solo ai bisogni delle anime, predicando, insegnando, amministrando i Sacramenti, ma si sforzò di portare soccorso a ogni umana miseria. Gli infermi, i poveri, i carcerati furono oggetto delle sue più sollecitudini e per loro si privava di tutto, anche del necessario. Come S. Domenico, rifiutò i Vescovadi di Algesiras e Cadice, come pure ogni incarico onorifico nell’Ordine, per potersi dedicare senza tregua a favore dei poveri e delle anime.

    Ebbe fama di doni mistici (estasi e levitazioni) e lasciò numerosi scritti, tra i quali una popolare biografia di san Domenico e il Trionfo della castità. Al suo ministero si dedico per 40 anni, senza far caso a fatiche e sofferenze. Morì nel convento di Cordova, il 20-9-1713. Dopo la morte Dio certificò con molti miracoli la sua santità. Papa Pio VII il 20-10-1818 lo ha proclamato Beato

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