giovedì 22 aprile ’21

    nell’immagine un dipinto di Marianne von Werefkin

     

    Terza Settimana di Pasqua

     

    Proverbio del giorno (Francese)

    Qui parle sème, qui écoute recueille: Chi parla semina, chi ascolta raccoglie.

     

    Preghiera del giorno (S. Agostino: Confessioni I, 1, 1)

    Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua virtù, e la tua sapienza incalcolabile.

    E l’uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato, che si porta attorno il suo destino mortale, che si porta attorno la prova del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi.

    Eppure l’uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te.

     

    AGAPITO. PAPA Eletto Papa nel 535 il suo pontificato durò poco più di undici mesi durante i quali l’imperatore d’Oriente Giustiniano riuscì a conquistare la rimanente parte del Medio Oriente e gran parte dell’Africa nord orientale, già regno dei Goti.

    Poi inviò il suo generale Belisario in Italia: sbarcato in Sicilia diresse le sue truppe verso Napoli e si preparò a sferrare l’attacco finale a Roma.

    Il principe ostrogoto Teodato riuscì però a costringere papa Agapito a intraprendere un duro viaggio verso Bisanzio, al fine di riuscire a convincere l’imperatore a desistere dalla sua impresa.

    Giunto a Costantinopoli, Agapito fu accolto con tutti gli onori ma non riuscì a far desistere Giustiniano dai suoi propositi.

    In compenso però, Agapito inflisse un duro colpo all’eresia monofisita, riuscendo a far allontanare il patriarca Antimo e a insediare il patriarca Menas.

    Dopo le fatiche del viaggio il Papa si ammalò gravemente e morì il 22 aprile 536.

     

    La Parola di Dio del giorno – Giovanni 6,44-51

    Disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

    Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.

    In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.

    Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che darò è la mia carne per la vita del mondo».

     

    Riflessione per il giorno

    Essendo il suo primo contratto, sia pure a tempo determinato, gli si è raccomandato di eseguire con scrupolo tutto ciò che gli viene richiesto, compreso il corso on-line sulla sicurezza nei posti di lavoro.

    Non sembra troppo complicato: deve solo avere la pazienza di mettersi davanti al computer e guardare una serie di video per una durata di circa quattro ore.

    Il giorno dopo però con l’aria esasperata di uno che non ne può più, si rivolge all’educatore e gli chiede: “E’ proprio necessario fare tutte e quattro le ore? Non ne bastano due?”. “Se sei stanco, puoi sempre andare avanti domani, ma se ti han detto che il corso dura quattro ore, quattro devono essere” fa l’educatore che però viene colto da un sospetto: “Fammi vedere il computer e quello che hai fatto finora”.

    L’altro siede e apre il p.c. sul primo video: “Questo l’ho visto per due ore e non capisco che bisogno c’è di vederlo per altre due, visto che lo so quasi a memoria” risponde spazientito il giovane. L’educatore si trattiene a fatica dal ridergli in faccia e con pazienza gli spiega: “Guarda che i video sono otto e per vederli tutti occorrono appunto quattro ore. Tu invece hai guardato otto volte il primo”.

    Non sempre a far bene le cose basta la buona volontà. Ci vogliono anche due dita di cervello.       

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Per tutti i ragazzi che in questi giorni riceveranno la Prima Comunione e la S. Cresima, per i loro genitori e familiari, i catechisti e le comunità parrocchiali.

     

    Don’t Forget! – Santi e Beati della Carità: S. Pietro di S. Giuseppe Betancour, 1626-1667

    PIETRO DI BETANCOUR nacque in Vilaflor di Tenerife, isole Canarie il 16-3-1626. I genitori, Amador González di Betancur e Ana García, erano cristiani esemplari agli occhi dei cinque figli, dei quali Pietro era il mag­giore.

    Nella sua adolescenza pascolò le pecore nelle vallate dell’isola, pregando e digiunando a pane e acqua 4 volte la settimana, abitudine che conservò per tutta la vita.

    Dopo aver pensato di sposarsi, decise di vivere solo per Dio e i fratelli. Nel 1649 si trasferì a l’Avana di Cuba, ma vi rimase solo 2 anni per trasferirsi nel 1651 a Santiago de los Caballeros in Guatemala.

    Sfinito da una malattia fu accolto in un ospedale dove conobbe le sofferenze degli indios. Una volta guarito in modo quasi miracoloso, si diede alle opere di carità e condusse una vita austera.

    Conobbe la dura vita degli «Indios» e degli schiavi, la triste situazione di tanti poveri abbandonati, di infermi senza cura, di bambini vagabondi senza istruzione e stabilì di voler essere «essere povero e consacrarsi ai poveri, vivere e morire per loro».

    Abitava in una stanzetta, che di giorno apriva ai bimbi vagabondi. Nel tempo libero dal lavoro si dedicava alla forma­zione cristiana dei piccoli, ai quali impartiva anche le prime nozioni del sapere col suo metodo tutto particolare: insegnare col canto, il gioco, la danza.

    Organizzò la recita del rosario in processione e la gente aderì con entusiasmo. In questo fu pre­cursore di metodi pedagogici che si sarebbero affermati secoli dopo.

    Le giornate erano riempite di lavoro, scuola, visita ai poveri ed agli ammalati, ai carcerati, mentre le notti erano solo per il Signore.

    Prolungava le veglie, s’imponeva penitenze, si caricava d’una croce e saliva verso il Calvario vestito di sacco. Nel 1652 divenuto terziario francescano scelse una piccola casetta di paglia e in quella piccola «Betlem di Guatemala» iniziò il suo lavoro.

    Poco a poco si formò un ora­torio, una scuola per i bambini, un centro catechistico, un’infermeria ed una casa alloggio per studenti, forestieri, sacerdoti poveri e convalescenti, senza distinzione di razza e colore.

    Era solo l’inizio: per i malati dimessi dagli ospedali, che rischiavano di morire per mancanza di cure adeguate costruì l’«Ospedale di Betlem». Sorse, così, il primo Convalescenziario del mondo che ebbe però il suo prezzo: la salute di Pietro.

    Ma lui si preoccupava di una sola cosa: dare continuità all’opera. Altri terziari appoggiavano il suo lavoro e lo seguivano. La vita comunitaria prendeva sempre più forma e, quando Pietro compilò un regolamento, questo fu adottato anche dalle donne che lo aiutavano nell’educazione dei bambini.

    Sorse così la Congregazione dei Betlemiti e delle Betlemite fondata nel Natale 1653. Ma siccome le sue forze fisiche diminuivano, fece testamento, indicando le linee diret­trici per la sopravvivenza della sua opera.

    Raccomandò al succes­sore Rodrigo de la Cruz ed alle sorelle e ai fratelli delle sue comunità la virtù attinta dalla contemplazione del mistero del Verbo Incarnato: l’umiltà. Prossimo alla morte, tutti volevano vederlo e salutarlo un’ultima volta.

    Ma egli preferì passare gli ultimi momenti della sua vita con i confessori Morì a Guatemala lunedì, il 25 aprile 1667 a 41 anni di età, in concetto di santità. Fu necessario difendere la salma dall’assalto di quanti volevano una reliquia.

    I funerali alla presenza di tutte le autorità civili e religiose e con un concorso di fedeli mai visto.

    Il 30 luglio 2002 Pietro di San Giuseppe di Betancur è stato proclamato Santo da Papa Giovanni Paolo II a Città del Guatemala, dopo che l’aveva beatificato e dichiarato apostolo del Guatemala il 22 giugno 1980.

     

     

     

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