XI settimana Tempo Ordinario
Aforisma di Lucio A. Seneca 4 a. C – 65 d. C
“Primo segno di un animo equilibrato è la capacità di starsene tranquilli in compagnia di sé stessi”.
Preghiera di Dietrich Bonhoeffer
Signore, fa’ tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua affinché non troviamo condanna nella tua parola letta ma non accolta meditata ma non amata pregata ma non custodita contemplata ma non realizzata manda il tuo Spirito Santo ad aprire le nostre menti e a guarire i nostri cuori. Solo così il nostro incontro con la tua parola sarà rinnovamento dell’alleanza e comunione con Te e il Figlio e lo Spirito Santo Dio benedetto nei secoli dei secoli. Amen.
Santo del giorno
Oggi la chiesa celebra due grandi uomini e cristiani: S. Giovanni Fisher, vescovo e S. Tommaso More che, essendosi opposti al re Enrico VIII nella controversia sul divorzio e sul primato del Papa, furono rinchiusi nella Torre di Londra.
John Fisher, vescovo di Rochester, uomo insigne per cultura e dignità di vita, in questo giorno fu decapitato per ordine del re davanti al carcere; Thomas More, padre di famiglia di vita integerrima e gran cancelliere, per la sua fedeltà alla Chiesa cattolica il 6/7 si unì nel martirio al presule.
Giovanni Paolo II ha proclamato Tommaso Moro patrono dei politici, per la sua integrità morale, la decisione di anteporre i dettami della coscienza alla ragione di stato, anche a costo della vita. Un esempio e guida per i politici cristiani chiamati a convivere con leggi ingiuste e a muoversi all’interno di una situazione ostile alla fede.
Parola di dio del giorno Matteo 6,7-15
Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre col.
Riflessione di Goffredo Fofi Avvenire
Quando una civiltà vive una crisi culturale e sociale profonda, come avviene oggi in Occidente e nel mondo; quando i rischi di autodistruzione per ottusità collettiva sono dovuti alla sproporzione fra l’enormità dei problemi da risolvere e la capacità intellettuale e morale di affrontarli, allora bisogna tornare a quei testi del passato che hanno parlato proprio di questo.
Il secolo scorso ci ha lasciato un’eredità che non dobbiamo dimenticare: a partire da opere scritte durante la prima guerra mondiale come Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus e Il tramonto dell’Occidente di Oswald Spengler, per arrivare agli autori che hanno riflettuto sulle cause della seconda guerra mondiale (Horkheimer e Adorno, Camus, Hannah Arendt). Poco noto e pochissimo letto è un testo che si distingue fra tutti: La prima radice di Simone Weil. L’autrice aveva solo 34 anni quando morì nel 1943.
Testamento e proposta di pensiero morale e politico per l’Europa del futuro, quest’opera, prima di arrivare alla parte conclusiva, parla delle “Esigenze dell’anima”. Nella prima pagina si legge che un essere umano «ha solo dei doveri, fra i quali ci sono certi doveri verso sé stesso: sono gli altri a dovergli riconoscere dei diritti, cioè ad avere obblighi verso di lui». E progresso non è altro che «passaggio a una società nella quale prima di tutto nessuno soffrirà la fame».
Ma «il primo studio da farsi è quello dei bisogni morali che sono per la vita dell’anima l’equivalente del bisogno di nutrimento»: il bisogno di ordine, libertà, responsabilità, uguaglianza e verità («il bisogno più sacro di tutti»). I bisogni sono limitati e non bisogna confonderli con desideri, capricci, fantasie, vizi, che invece sono senza limiti. Il libro si conclude con una pagina su una nozione in tutto fondamentale, quella di limite, che la nostra cultura ha perduto, si spera non per sempre.
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo per le autorità politiche e religiose perché nei santi Thomas More e John Fischer trovino il modello e la guida che li ispiri in questi tempi difficili.
Don’t Forget! Santi della carità
S. Paolino da Nola
Paolino discendeva da ricca famiglia patrizia romana: nacque nel 355 a Bordeaux, dove il padre era funzionario imperiale e favorito da amicizie altolocate, divenne “consul suffectus”, cioè sostituto, e governatore della Campania. Ebbe anche la ventura di incontrare il vescovo Ambrogio di Milano e il giovane Agostino di Ippona, dai quali fu avviato sulla strada della conversione.
Ricevuto il battesimo a 25 anni, durante un viaggio in Spagna conobbe e sposò Therasia. Ma dopo la morte dell’unico figlioletto, Celso, entrambi decisero di dedicarsi all’ascesi cristiana, sul modello di vita monacale in voga in Oriente. Così, di comune accordo si sbarazzarono delle ingenti ricchezze che possedevano, distribuendole ai poveri, e si ritirarono in Catalogna per dare inizio ad un’esperienza ascetica.
Paolino era ormai sulla quarantina. Conosciuto e ammirato nell’alta società, era amato ora anche dal popolo, che a gran voce chiese al vescovo di Barcellona di ordinarlo sacerdote. Paolino accettò con la clausola di non essere incardinato tra il clero di quella regione. Declinò anche l’invito di Ambrogio, che lo voleva a Milano. Paolino che accarezzava l’ideale monastico di una vita devota e solitaria, si recò subito in Campania, a Nola, dove la famiglia possedeva la tomba di un martire, S. Felice.
Diede inizio alla costruzione di un santuario, ma si preoccupò anzitutto di erigere un ospizio per i poveri, e ne adattò il primo piano a monastero, dove si ritirò con Therasia e alcuni amici in in comunità monastica.
I contatti con il mondo li manteneva attraverso la corrispondenza epistolare con amici e personalità di spicco, tra cui Agostino. Ma a porre termine alla mistica quiete, nel 409, sopraggiunse l’elezione a vescovo di Nola. Si stavano preparando per l’Italia anni tempestosi.
Genserico aveva passato il mare alla testa dei Vandali e si apprestava a mettere a sacco Roma e tutte le città della Campania. Paolino si rivelò un vero padre, preoccupato del bene spirituale e materiale di tutti e liberò molti cittadini di Nola dalle mani dei saraceni che avevano occupato la città. Morì a 76 anni, nel 431, un anno dopo l’amico S. Agostino.
Tanti auguri di buon compleanno a don Davide Rota!
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