Tempo di Quaresima
Aforisma del giorno di Papa Francesco
Vivere una Quaresima con speranza vuol dire sentire di essere, in Gesù Cristo, testimoni del tempo nuovo, in cui Dio “fa nuove tutte le cose”.
Preghiera per la quaresima di C. M. Martini (1.a parte)
Adorando insieme la croce, segno della nostra salvezza, ti chiediamo umilmente Signore, perdono per noi stessi, per le colpe di cui noi ci siamo macchiati; chiediamo perdono anche a nome di tutti coloro che non sono qui e non sanno chiederti perdono per le loro colpe.
Essi non sanno di quanta gioia e di quanta pace il loro cuore sarebbe pieno se sapessero farlo. Aiuta noi e loro a chiedere e a donare il perdono. Amen.
Santo del giorno
Nato a Smirne nel 69 «fu dagli Apostoli stessi posto vescovo per l’Asia nella Chiesa di Smirne». Così scrive Ireneo, suo discepolo e vescovo di Lione in Gallia. Policarpo è messo a capo dei cristiani del luogo verso il 100.
Nel 107 è testimone del passaggio per Smirne di Ignazio di Antiochia, che va sotto scorta a Roma dove subirà il martirio. Policarpo lo ospita e più tardi Ignazio gli scriverà una lettera divenuta famosa.
Nel 154 va a Roma per discutere con papa Aniceto sulla data della Pasqua. Dopo il suo ritorno a Smirne scoppia una persecuzione. L’anziano vescovo (ha 86 anni) viene portato nello stadio, perché il governatore romano Quadrato lo condanni.
Policarpo rifiuta di difendersi davanti al governatore, che vuole risparmiarlo, e alla folla, dichiarandosi cristiano. Verrà ucciso con la spada il 23 febbraio 155.
Parola di Dio del giorno – Luca 9,22-25
Gesù disse ai discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina sé stesso?».
Riflessione del giorno di G. K. Chesterton
Quando la gente accusa la Chiesa cattolica di speciali vizi sembra dimenticare che il mondo (la sola altra cosa esistente) possiede gli stessi vizi, ma in misura molto maggiore. La Chiesa è stata crudele, ma il mondo lo è stato ben di più; la Chiesa ha tessuto intrighi, ma il mondo ha tessuto un numero di intrighi molto maggiore; la Chiesa è stata superstiziosa, ma mai come il mondo quando viene abbandonato a sé stesso.
I poeti del nostro tempo sono dunque attirati verso la religione della chiesa cattolica per il semplice motivo che essa è un po’ più libera di ogni altra cosa…Anche se annacquato, il cristianesimo è caldo abbastanza da far bollire tutta la società moderna fino a ridurla in poltiglia.
La minima rivendicazione della Chiesa sarebbe un ultimatum mortale al mondo… La Chiesa ha avuto numerose opportunità di morire e persino di essere rispettosamente sepolta. Ma la generazione più giovane cominciò sempre di nuovo a bussare alla porta; e mai più forte di quando bussava al coperchio della bara in cui era stata prematuramente sepolta…
Intenzione di preghiera
La PREGHIERA definisce il nostro rapporto con Dio nella fede, il DIGIUNO definisce il rapporto con noi stessi nella rinuncia al male, la CARITÀ definisce il rapporto col nostro prossimo: ecco gli ingredienti necessari a vivere la quaresima: preghiamo perché Dio ci conceda di praticarli con gioia.
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ARNOLD BÖCKLIN: L’ISOLA DEI MORTI
1883 – olio su pannello – 80×150 cm – Alte Nationalgalerie – Berlino
L’ISOLA DEI MORTI è un celebre dipinto del pittore svizzero Arnold Böcklin (Basilea 1827 – Fiesole 1901), realizzato in 5 versioni (noi presentiamo la 4.a) ed è considerata una vera e propria icona della pittura simbolista, oltre che l’indiscusso capolavoro di Böcklin.
Così l’artista descrisse la sua opera: «Un’immagine onirica: essa deve produrre un tale silenzio che il bussare alla porta dovrebbe far paura». La scena, ambientata poco prima del tramonto, rappresenta un mare color petrolio, denso e calmo, dalla superficie oleosa, che si infrange sugli scogli generando lievi giochi di spuma. Il cielo, scuro e minaccioso, è velato da nubi compatte e impenetrabili.
Un’esile imbarcazione è spinta a remi da un nocchiero visto di spalle che richiama il personaggio classico e dantesco di Caronte. Sulla prua si scorge una bara, posta di traverso e coperta da un telo sul quale è stata deposta una ghirlanda intrecciata di fiori rossi. Una figura in piedi e vista di spalle, apparentemente coperta da un sudario, potrebbe identificarsi con l’anima che accompagna il corpo all’ultima dimora o con la Morte stessa.
La barca sta per attraccare sulle coste di un’isola misteriosa a forma di C, nella cui parte centrale si innalzano colossali cipressi dalla punta aguzza; gli scogli affioranti e grandi lastre di pietra scura ne difendono l’entrata. L’isola è sicuramente disabitata, infatti è costituita da rocce a pelo d’acqua, scarpate scoscese, pendii ripidi e impossibili da scalare, aperti da profonde cavità identificabili come tombe.
D’altro canto, la presenza sulla barca della bara indica con certezza che si tratta di un cimitero solitario. Böcklin dipinse, forse, quest’opera per esprimervi e simboleggiarvi il suo dolore per la morte prematura di sei figli. Il dipinto ispirò molti intellettuali, letterati e artisti. Tra gli altri, Giorgio De Chirico e Salvador Dalì riproposero il dipinto. Il fascino misterioso e mistico dell’opera colpì anche Adolf Hitler che acquistò la terza versione che ora si trova presso l’Alte Nationalgalerie di Berlino. Arnold Böcklin, nel 1888, dipinse anche un altro dipinto intitolato L’Isola dei vivi custodito presso il Kunstmuseum di Basilea.
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