Proverbio del Giorno
«Pensa alle disgrazie degli altri, così ti accontenterai della tua sorte (Giappone)»
Iniziamo la Giornata Pregando
Dio onnipotente ed eterno, crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo. Gloria…”
S Antonio Maria Claret Vescovo
Figura del sec XIX al cui nome è legata la congregazione dei Missionari del Cuore Immacolato di Maria, detti Claretiani. Di origine catalana, ordinato prete si reca a Roma, a Propaganda Fide, per essere inviato missionario. Ma la salute precaria lo costringe a tornare in patria. Così si dedica alla predicazione delle missioni popolari tra la Catalogna e le Isole Canarie. Nel 1849 viene nominato arcivescovo di Santiago di Cuba. Morirà il 24 ottobre 1870
Ascoltiamo la Parola di Dio Luca 12,49-53.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
La riflessione del Giorno (Maurice Blondel)
La misura del cuore dell’uomo si ha dal modo in cui egli accetta la sofferenza. La sofferenza è, infatti, in lui l’impronta di un altro diverso da lui. Perfino quando essa esce da noi per entrare, con il suo pungiglione penetrante, nella coscienza, ciò avviene sempre nonostante il desiderio spontaneo e lo slancio primitivo della volontà. Per quanto possiamo in anticipo essere rassegnati nell’offrirci ai suoi colpi, per quanto invaghiti possiamo essere del suo fascino austero e vivificante, essa, anche se prevista, rimane pur sempre un’estranea ed un’importuna. La sofferenza è sempre diversa da quella che ci aspettavamo, ed al suo attacco, anche colui che l’affronta, che la desidera e la ama, non può nel medesimo tempo trattenersi dall’odiarla. Essa uccide in noi qualche cosa per sostituirla con un’altra che non ci appartiene. Ecco il motivo per cui essa ci svela lo scandalo della nostra libertà e della nostra ragione: noi non siamo ciò che vogliamo essere. Per volere ciò che siamo, tutto ciò che dobbiamo essere, bisogna che comprendiamo, che ne accettiamo la lezione e il servizio. La sofferenza, dunque, agisce in noi come una semente: con essa, qualche cosa entra in noi, senza di noi, malgrado noi; accettiamola, dunque, addirittura prima di sapere che cosa in effetti essa sia.
Intenzione del giorno
Preghiamo per i cristiani e per tutti i perseguitati a causa della loro fede
Don’t forget! ZONE CALDE DEL MONDO: I CURDI
I Curdi sono un gruppo etnico iranico originario dell’Asia occidentale. Geograficamente, questa zona prevalentemente montuosa, nota come Kurdistan (vedi cartina), comprende gran parte della Turchia sud-orientale, l’Iran nord-occidentale, l’Iraq settentrionale e la Siria settentrionale. Comunità sparse di etnia curda vivono anche in Anatolia centrale e nel Khorasan. Inoltre, nel corso dei decenni, molti curdi si sono stabiliti nelle principali città della Turchia occidentale (in particolare a Istanbul), nonché in Europa occidentale, principalmente in Germania e in Scandinavia. Numericamente, si stima che i curdi siano compresi tra 30 e i 45 milioni di individui e che quindi costituiscano uno dei più grandi gruppi etnici privi di unità nazionale. Parlano lingue curde e zazaki, lingue iraniane occidentali della famiglia indo-europea. Per quanto riguarda la religione, la maggior parte dei curdi pratica il ramo sciafeita dell’Islam sunnita, ma non manca la componente che pratica l’alevismo, mentre in Iraq e in Iran vivono numerose comunità praticanti lo yarsanesimo e lo yazidismo.
Dopo la 1a guerra mondiale e la sconfitta dell’Impero ottomano, i vittoriosi alleati occidentali avevano previsto uno stato curdo nel Trattato di Sèvres del 1920, ma la promessa fu annullata tre anni dopo, quando il Trattato di Losanna fissò i confini della moderna Turchia e non previde tale disposizione, lasciando ai curdi lo status di minoranza nei rispettivi paesi. Questo fatto ha portato a numerose rivendicazioni nazionaliste sfociate in numerose ribellioni e guerriglie e in seguito anche a sistematici genocidi (in particolare in Iraq). Come si vede, la storia ha spesso giocato contro i curdi, eppure negli ultimi anni sembrava aver virato dalla loro parte. Quando, nel giugno del 2014, l’esercito iracheno si squagliò come neve al sole davanti all’offensiva dell’Isis, chi salvò il secondo centro petrolifero iracheno furono proprio i peshmerga, le milizie curdo-irachene. Poco dopo, nel settembre del 2014, gli Usa si misero alla testa di una coalizione internazionale (ma solo con raid aerei) contro l’Isis.
Fu ai curdi, questa volta quelli siriani (il 10% della popolazione), a cui si rivolse Washington. Nessun Paese che partecipava alla missione intendeva dispiegare i propri soldati. Le Ypg, le milizie curdo siriane, divenivano dunque gli indispensabili “scarponi sul terreno” incaricati di conquistare le città sotto il controllo dell’Isis. Ci riuscirono con successo, pagando però un alto tributo di sangue. Mentre, nell’estate del 2017, i curdi iracheni si rendevano protagonisti della liberazione di Mosul, la roccaforte irachena dell’Isis, in autunno le Ypg, la spina dorsale della coalizione voluta dagli Usa (le Sdf), si resero protagonisti anche della riconquista di Raqqa, la capitale dell’Isis. I curdi siriani controllavano così un territorio pari a un quarto della Siria, che comprendeva i pozzi petroliferi in mano al regime di Damasco fino al 2012. E ora il vergognoso “tradimento” del presidente Usa Donald Trump che ha ceduto alle pretese di Erdogan di creare un territorio cuscinetto fra la Turchia e la popolazione curda siriana, ritirando le truppe Usa dal nord della Siria e dando il via libera all’invasione turca.
C’è da vergognarsi che l’occidente (Usa, Nato e i suoi membri e alleati fra cui l’Italia) abbiano permesso un simile abuso, dopo quello che questa martoriata e nobile popolazione ha fatto per tutto l’occidente. In Europa le piazze sono state riempite da proteste di tutti i generi: dai seguaci di Greta, ai gilet gialli, ai secessionisti catalani ecc. ma non si è trovato nessuno che scendesse in piazza a dire il suo disgusto per quello che sta avvenendo. Forse è poco quel che possiamo fare, ma qualcosa va fatto: per questo domani, venerdì 25 ottobre nella casa centrale del Patronato S. Vincenzo via Gavazzeni 3 si farà una giornata di digiuno (saltare almeno uno dei pasti giornalieri) e di preghiera (adorazione libera dalle 17,00 alle 21,00) per il popolo Curdo e a riparazione del tradimento dell’Occidente.
nell’immagine un dipinto di Grace Hartigan
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