giovedì 25 giugno ’20

     

    nell’immagine un dipinto di Scatizzi Sergio

     

    XIIa Settimana del Tempo Ordinario

    Proverbio del giorno Proverbio Arabo

    Non sono le asperità del terreno a far male ai piedi, ma i sassolini che entrano nelle scarpe.

     

    Iniziamo la giornata pregando

    O Dio, che affidi alla nostra debolezza l’annunzio profetico della tua parola, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché non ci vergogniamo mai della nostra fede, ma confessiamo con tutta franchezza il tuo nome davanti agli uomini, per essere riconosciuti da te nel giorno della tua venuta. Amen

     

    Domenico Henares e Francesco Do Minh Chieu Vescovo e laico.

    Francesco Do Minh Chieu, nato da famiglia cristiana in Vietnam, era catechista e collaboratore del vescovo Domenico Henares O.R, quando nel 1838, scoppiò la persecuzione anticristiana. I persecutori stendevano sulle strade dei crocifissi e riconoscevano i cristiani dal fatto che essi non solo evitavano di calpestare la croce, ma la veneravano. Francesco, attraversando una di queste strade, si affrettò a togliere tutti i crocifissi perché non venissero calpestati e li strinse al petto con venerazione. Fu percosso, arrestato e condannato alla decapitazione “per aver rifiutato di calpestare la croce”.

     

    Parola di Dio del giorno (Matteo 7,21-29)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demoni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

     

    La riflessione del giorno (Nuove Lettere di berlicche)

    Dai ad un gatto un pesce, e lo sfamerai per un giorno. Insegna ad un gatto a pescare, e lui si siederà e farà il broncio, aspettando che qualcuno gli dia un altro pesce. Rileggevo questa massima che avevo trovato tempo fa da qualche parte in rete, e pensavo che è proprio vera. Quante volte la mia gatta mi guarda silenziosa in attesa che le apra un poco di più la porta, per evitarle la fatica di muoverla. Mi guarda e, se ancora non eseguo, miagola. Io sono un pessimo servo, lei una dea a cui ogni cosa è dovuta, la detentrice di ogni diritto. La sola cosa che la smuove dall’indolenza è il gioco, o la violenza contro altri esseri viventi. Poi mi guardo intorno, vedo le notizie, e mi accorgo che viviamo tempi gatti.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per tutti i cristiani perseguitati soprattutto nel medio oriente

     

    DON’T FORGET!

    Santi e beati della carità

     

    BEATO GIACOMO da GHAZIR

    (KHALIL AL-HADDAD)

    SACERDOTE CAPPUCCINO LIBANESE

    Abuna Yaaqub El-Haddad era terzo di cinque fratelli ed è nato in Libano il 1 febbraio 1875. Nel 1892, mentre era in Egitto dove lavorava come insegnante, sentì la vocazione sacerdotale. Decise quindi di entrare nel convento cappuccino di Khashbau l’anno seguente. Yaaqub prese i voti perpetui nel 1898 e divenne prete nel 1901. Venne assegnato al monastero di Bab Idriss a Beirut. Da lì, lavorò con dedizione per costruire scuole elementari per i bimbi delle campagne. Diede anche vita al terz’ordine francescano per uomini e donne. Sulle orme di S. Francesco d’Assisi, il beato libanese è stato un instancabile apostolo della carità, plasmata nella sua sollecitudine per le necessità fisiche e morali del prossimo. Subito dopo la prima guerra mondiale, padre Yaaqub acquistò la collina di Jall-Eddib dove costruì una chiesa ed eresse una croce, e che divenne presto un luogo di raccolta di sacerdoti malati, e di altri poveri che chiedevano assistenza. Per dare continuità al suo lavoro, in questo luogo, fondò nel 1930 la congregazione religiosa delle Suore Francescane della Croce del Libano, che da allora si dedicano alla cura dei disabili, degli handicappati mentali, delle persone anziane e incurabili abbandonate dai loro familiari e dagli ospedali, e all’educazione degli orfani.

    Il postulatore della Causa di beatificazione Florio Tessari ha parlato della sua opera di predicazione in Libano, Palestina, Iran e Siria. “I suoi 24 volumi manoscritti di discorsi in arabo testimoniano l’impegno della sua vita nella evangelizzazione. Poi la sua attività sociale. Fondò scuole, ospedali, orfanotrofi”. “É stato definito “un altro S. Vincenzo de’ Paoli”, il Don Bosco e il S. Giuseppe Cottolengo del Libano per le sue opere di beneficenza che scaturivano dallo spirito francescano”. “L’immensa carità, espressa in molteplici iniziative, nasceva dalla vitale incorporazione al Cristo sofferente in sé e nelle sue membra, la cui Croce tanto amata fu la teologia e la prassi della sua lunga vita sacerdotale”, ha sottolineato. “Niente cielo senza croce – scriveva padre Yaaqub –. Chi vuole il cielo senza sofferenza, è come chi vuole comprare merci senza pagare”. Morì il 26 giugno 1954, stringendo una croce. E’ stato beatificato il 22-6-2008.

     

    Il ricordo e il grazie

     

    15) Suor Costantina Ragnoli

    Nata il 29-5-1944

    Morta il 24-3-2020

     

    Suor Costantina Ragnoli dell’Istituto Palazzolo a lungo è stata un punto di riferimento per il personale e i degenti del reparto di Oculistica. Aveva il grande dono di infondere fiducia e allegria ai tanti bergamaschi, ma anche ai pazienti di tutta Italia, che entravano nel reparto di Oculistica nella Palazzolo, dove è rimasta per 15 anni. È morta al Papa Giovanni, colpita dal coronavirus, a 75 anni.  Era nata a Nuvolento (Brescia) il 29 maggio 1944 e battezzata con il nome di Elisabetta. Entrata nella Congregazione delle suore delle Poverelle, il 9 settembre 1973 aveva emesso la professione religiosa perpetua e frequentato la scuola professionale per infermieri. La prima destinazione fu l’Ospedale Palazzolo di Milano, allora gestito dalle Poverelle, con gli incarichi di responsabile della casa di riposo interna e di direttrice e docente nella scuola professionale per infermieri. Nel 2000 era approdata nella Palazzolo nella nostra città, dapprima nel reparto di Medicina e dopo in Oculistica come aiuto coordinatrice. Donava libri e riviste cattoliche ai pazienti, organizzava banchetti vendita per i progetti missionari delle Poverelle in Africa. Aveva una spiccata devozione verso Papa Giovanni XXIII, davanti alla cui statua collocata nella casa di cura si premurava di posare fiori e ceri. «Suor Costantina – ricorda Giambattista Martinelli, direttore della casa di cura – era la factotum nell’ambulatorio e nel reparto di Oculistica. Era bravissima nelle iniezioni per particolari malattie oculari. Aveva allegria e vivacità trascinanti che trasmetteva all’ambulatorio e ai pazienti, sollevandoli dai timori prima delle cure o di interventi e accogliendoli con premura e spontaneità. E tutti la ringraziavano per questi doni». «Suor Costantina – aggiunge Michela Tintori, responsabile dell’Ufficio formazione– era carismatica, dinamica e autorevole. È stata il perno del reparto». E’ stata nella cappella delle suore delle Poverelle nel cimitero civico di Bergamo.

     

     

     

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